“Di fronte alle difficoltà la Chiesa deve pregare”. All’udienza generale il papa chiede sostegno “per il servizio a Cristo”

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Benedetto XVI esprime “cordiale gratitudine per gli auguri che mi avete presentato per il VII anniversario della mia elezione”, che ricorre domani. Ma soprattutto, aggiunge: “Vi chiedo di sostenermi sempre con le vostre preghiere, affinché, con l’aiuto dello Spirito Santo, possa perseverare nel mio servizio a Cristo e alla Chiesa”. Ritorna a parlare dell’affetto che ha ricevuto in questi giorni di festa il papa. Sul sito del Vaticano in una seziona apposita si può accedere ad una mail creata per inviare i messaggi di auguri. Moltissimi quelli che gli sono giunti, anche in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno, festeggiato lunedì scorso. E questa mattina c’erano anche i “suoi” bavaresi in una piazza San Pietro piena di pellegrini: le stime ufficiali parlano di circa ventimila persone. E a loro il papa ha parlato della “Piccola pentecoste” degli Atti degli Apostoli, riprendendo il tema della “preghiera”, già sviluppato nelle catechesi pre-pasquali. E ha detto: “Anche noi, cari fratelli e sorelle, dobbiamo saper portare gli avvenimenti della nostra vita quotidiana nella nostra preghiera, per ricercarne il significato profondo”.

“E come la prima comunità cristiana – ha aggiunto -, anche noi, lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio, attraverso la meditazione sulla Sacra Scrittura, possiamo imparare a vedere che Dio è presente nella nostra vita, presente anche e proprio nei momenti difficili, e che tutto, anche le cose incomprensibili, fa parte di un superiore disegno di amore nel quale la vittoria finale sul male, sul peccato e sulla morte è veramente quella del bene, della grazia, della vita, di Dio”.

Perché, ha continuato Benedetto XVI, “come per la prima comunità cristiana, la preghiera ci aiuta a leggere la storia personale e collettiva nella prospettiva più giusta e fedele, quella di Dio. E anche noi vogliamo rinnovare la richiesta del dono dello Spirito Santo, che scaldi il cuore e illumini la mente, per riconoscere come il Signore realizzi le nostre invocazioni secondo la sua volontà di amore e non secondo le nostre idee. Guidati dallo Spirito di Gesù Cristo, saremo capaci di vivere con serenità, coraggio e gioia ogni situazione della vita”.

Ricordando l’episodio dell’arresto e del processo agli apostoli dopo la morte di Gesù, il papa spiega che “di fronte al pericolo, alla difficoltà, alla minaccia, la prima comunità cristiana non cerca di fare analisi su come reagire, trovare strategie, come difendersi, quali misure adottare, ma, davanti alla prova, si mette in preghiera, prende contatto con Dio”. Questo contatto con il divino da parte dei primi cristiani, era “unanime e concorde”, assumendo un grande valore proprio per queste sue caratteristiche. E il papa lo sottolinea: la “concordia è l’elemento fondamentale della prima comunità e dovrebbe essere sempre fondamentale per la Chiesa”.

“Non è allora solo la preghiera di Pietro e di Giovanni, che si sono trovati nel pericolo – argomenta Benedetto XVI -, ma di tutta la comunità, perché quanto vivono i due Apostoli non riguarda soltanto loro, ma tutta la Chiesa. Di fronte alle persecuzioni subite a causa di Gesù, la comunità non solo non si spaventa e non si divide, ma è profondamente unita nella preghiera, come una sola persona, per invocare il Signore”.

E il discorso slitta inevitabilmente alla Chiesa dell’oggi: “Questo, direi, è il primo prodigio che si realizza quando i credenti sono messi alla prova a causa della loro fede: l’unità si consolida, invece di essere compromessa, perché è sostenuta da una preghiera incrollabile. La Chiesa non deve temere le persecuzioni che nella sua storia è costretta a subire, ma confidare sempre, come Gesù al Getsemani, nella presenza, nell’aiuto e nella forza di Dio, invocato nella preghiera”.

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