Sapore di casa per Benedetto XVI nel giorno della sua festa
Il padre di Benedetto XVI si chiamava Joseph come lui, e faceva il poliziotto. Ma la sera suonava il zithar, uno strumento a corde. E intorno a lui si radunavano Joseph, Georg e Maria e intonavano un canto. Lo stesso canto che è stato intonato davanti a Benedetto XVI oggi, in occasione del suo 85esimo compleanno. “Questo è il suono della mia infanzia”, ha esclamato il Papa. Erano in 150 e sono venuti dalla Baviera, guidati dal governatore Seehofer che poi ha incontrato Benedetto XVI in privato e – dicono alcuni rumors, ma non è per niente sicuro – ha invitato il Papa a tornare per una seconda volta nel suo Paese natale. Sono arrivati con dei doni: un crocifisso di Ignaz Günther, scultore bavarese del XVIII secolo; un Maibaum, un Albero di Maggio (è una vera e propria gara, in Baviera, a chi riesce a innalzare il Maibaum più alto, dipinto con i colori della Baviera e addobbato con nastri colorati, decorato con figure intagliate e con una corona; un cesto portato da dieci bambini, contenente prosciutto cotto, pane nero (tuttora il preferito dal Papa), e una brioche a forma di agnello che ricorda per sapore e consistenza la colomba pasquale. Il cesto viene deposto in Baviera ai piedi dell’altare il giorno di Pasqua, e viene benedetto al termine della Messa, prima che questo venga riportato perché il contenuto venga mangiato.
Nella delegazione di 150 persone, anche due cardinali, Reinhard Marx e Friedrich Wetter, arcivescovo emerito della diocesi di Monaco, il quale ha confessato: “Il momento più emozionante è stata la concelebrazione nella cappella Paolina”. In mattinata, infatti, il Papa ha celebrato la Messa insieme ai cardinali e i prelati della Curia Romana e la delegazione giunta dalla Baviera.
Nell’omelia – stralci della quale sono stati diffusi da Radio Vaticana – pronunciata in tedesco, Benedetto XVI ha affermato: “Mi trovo di fronte all’ultimo tratto del percorso della mia vita e non so cosa mi aspetta. So, però, che la luce di Dio c’è, che Egli è risorto, che la sua luce è più forte di ogni oscurità, che la bontà di Dio è più forte di ogni male di questo mondo”. Ed è questa fede, afferma, ”mi aiuta a procedere con sicurezza. Questo aiuta noi ad andare avanti, e in questa ora ringrazio di cuore tutti coloro che continuamente mi fanno percepire il ‘si’ di Dio attraverso la loro fede”.
Si tratta di una omelia molto personale, quella di Benedetto XVI. Che parla dei tre “segni” che “indicano il cammino” della sua vita: il fatto di essere nato il 16 aprile, lo stesso giorno della nascita di Bernadette, cui apparve la Madonna a Lourdes, e della morte San Benedetto Giuseppe Labre, un santo del settecento conosciuto come il “pellegrino mendicante”, e di essere nato di Sabato – e in particolare di sabato Santo, “il giorno del silenzio di Dio, dell’apparente assenza”, che invece è preludio dell’annuncio di Risurrezione. E il fatto di essere stato battezzato, motivo per cui il Papa ringrazia i suoi genitori “per averlo fatto nascere in quello stesso giorno”.
Tuttavia, riferisce Radio Vaticana, il Papa si è chiesto: in che modo il dono della vita è realmente tale? “”La vita diventa un vero dono – si è poi risposto – se insieme a essa si può donare anche una promessa che è più forte di qualunque sventura che ci possa minacciare, se essa viene immersa in una forza che garantisce che sia un bene essere un uomo”. E associa alla vita “la rinascita, la certezza che in verità è un bene esserci, perché la promessa è più forte delle minacce”. Si spiega così il senso del Battesimo, con l’appartenenza alla “grande, nuova famiglia di Dio che – ha concluso Papa Benedetto – è più forte” di “tutte le forze negative che ci minacciano”.
C’erano ovviamente anche vescovi e cardinali nella delegazione bavarese che ha fatto visita a Benedetto XVI al termine della Messa. “Non posso salutarvi tutti, siete molti. Ma ho letto due volte la lista dei partecipanti, ed è come se ho avuto un dialogo personale con voi”. Tra i prelati, oltre a Marx e Wetter, c’erano anche il vescovo di Ratisbona Muller, il presidente della Conferenza Episcopale tedesca Zoellitsch, il vescovo protestante di Baviera e Charlotte Knobloch in rappresentanza della comunità ebraica.
Nel suo discorso di benvenuto, Seehofer ha detto: “Siamo fieri che il cuore del Papa batta bavarese. La Baviera è tuttora il land più cattolico della Germania. Abbiamo il crocifisso nelle nostre scuole, abbiamo le nostre edicole religiose ai crocicchi delle strade”.
Poi, una parata di dieci bambini ha portato i doni al Papa, vestiti con il costume tradizionale bavarese, e si è ballato lo Schluplattern, il ballo tradizionale della Baviera. Il Papa ne è stato particolarmente compiaciuto. Tanto che, quando ha preso la parola, ha sottolineato: “Voi siete come l’immagine riflessa di tutta la storia della mia vita”. E poi ha nominato i villaggi bavaresi in cui ha vissuto, ha ricordato i suoi rapporti con la comunità protestante e con la comunità ebraica. È tutta la storia della vita di Ratzinger che viene ripercorsa. In attesa della festa grande, a Castel Gandolfo, i prossimi 3 e 4 agosto.