Il Papa ad Arezzo, l’arcivescovo Fontana: puntare sull’unità
Eccellenza, quali sono le attese e le speranze per questa visita?
Il titolo della mia lettera è “Pietro viene a trovare Donato”. La prima parte della proposizione è una riflessione su Pietro che indica la nostra volontà di comunione perfetta con il Romano Pontefice, un’unità della Chiesa che dà senso e peso a tutte le caratteristiche del nostro servizio. Emergono tre note in particolare. La prima è lo splendido magistero di Papa Benedetto XVI, antico formatore di una vita che si è perfezionato sul magistero pontificio, che esercita in modo esemplare e bellissimo. L’altro elemento che appartiene al vescovo di Roma è di essere il ponte dell’unità, quindi il collegamento tra le chiese, il respiro della chiesa universale. Aiutare Arezzo ad uscire dalle sue quattro valli e avere una visione universale è certamente una nota specifica del Papa. Infine la sanctificatio mundi, ovvero richiamare alla santità il popolo di Dio perché in ogni parte della vita ci si rimetta in opera. La domanda che ci poniamo è questa: Pietro troverà Donato? Donato è un simbolo fortissimo della nostra identità, la Chiesa aretina è Donato. Naturalmente già la visita del Papa è un dono.(…)
Quale è il messaggio che la Chiesa di Arezzo e tutti gli aretini si attendono da Benedetto XVI?
Il Papa viene ad insegnare e noi saremo in ascolto. Il rapporto chiesa-mondo in Arezzo è centrale. Credo che il rapporto tra vita politica e impegno ecclesiale sarà uno dei temi che ci attendiamo venga affrontato dal Pontefice. E poi il rapporto tra cultura e storia, che ritengo sia una proposta fortemente significativa. Ma quale cultura? Non certamente una cultura vuota né vaga. A La Verna ci aspettiamo che il Papa promuova un rilancio fortissimo della vita consacrata. Andrà a visitare i figli e le figlie di San Francesco e in questo incontro confido che uscirà fuori un impulso notevole a raccogliere la vocazione e a far sì che accanto alla vocazione familiare ci sia in modo sostanziale lo spazio per la vita consacrata. È dal monastero che si ottiene grazia su grazia. San Sepolcro, con la sua storia millenaria, propone il tema della giustizia e della pace. Due antichi pellegrini, Arcano ed Egidio, venendo da Gerusalemme, decidono di fare una piccola Gerusalemme sulle rive del Tevere perché venisse elaborato il rapporto tra giustizia e pace
Può dirci quali saranno i doni che offrirete al Papa per la visita?
Vogliamo fare tre doni al Papa. Il primo: il fascino di una chiesa bimillenaria. Veniamo da lontano e vogliamo dire a Pietro ‘Coraggio’. Abbiamo passato momenti complicati e difficili e vogliamo dire al Papa ‘Coraggio’. Al Papa vogliamo poi donare il nostro impegno alla missione. Ci rimettiamo in campo, riscendiamo in piazza con la voglia di costruire la città dell’uomo a immagine della città di Dio. Il terzo dono sono le lacrime di Gesù su Gerusalemme, che non ha capito. Noi siamo convinti che questo mondo che continua a banalizzare la presenza della chiesa non ha capito chi siamo. Dunque c’è la necessità di un rinnovamento interiore, ripartendo dalla vita spirituale. Più che una chiesa fatta di eventi ci interessa una chiesa che forma i suoi figli. Come è stata la collaborazione con le autorità politiche e civili? Ottima, una piena collaborazione, in una relazione corretta, libera e rispettosa nella identità propria di ciascuno. La collaborazione è alta, forte. Tutti si stanno dando da fare per accogliere il Papa. Ci teniamo ad avere una visita sobria, senza eccessi, perché ricordiamo che un quarto della popolazione aretina è a rischio povertà, e occorre togliere tutti gli orpelli e puntare sull’essenziale. Ma c’è la generosità della gente. Viene un ospite graditissimo ed è normale che venga accolto come si deva.