La teologia pastorale da Joseph Ratzinger a Papa Benedetto
Il Papa compie 85 anni. Auguri, ovviamente, ad multos annos. Il Papa entra nel suo ottavo anno di pontificato. Anche per questo Auguri e grazie. Grazie perché ha avuto la forza di dire: sì! In questi anni abbiamo seguito l’evoluzione del pensiero che, da quello di Joseph Ratzinger, diventava quello di Benedetto XVI. Una maturazione anche per un grande teologo giunto all’apice dei suoi studi e della formulazione del suo pensiero. Perché Joseph Ratzinger non ha mai pensato di aver raggiunto una “conclusione”, un punto di arrivo. Questa è la sua grande forza di pensatore prima ancora che di Pontefice. I punti fermi del pensiero del teologo Ratzinger sono diventati chiavi pastorali del Papa Benedetto XVI, così le sue riflessioni sul mondo e sulla vita della Chiesa, sulle realtà della fede, sui cristiani, sul Concilio, sono diventate delle precisazioni del Magistero che aiutano tutta la vita della Chiesa. Non è questa la sede delle grandi riflessioni teologiche, ma ci sono alcuni esempi giornalistici che ci aiutano.
Nel 2004 Giuseppe De Carli realizzò una serie di interviste a vari cardinali. Tra loro ovviamente Joseph Ratzinger. Tra i temi la fede della Chiesa e le “eresie del nostro tempo”. Il cardinale presenta le idee che sono la base di quello che sarebbe stato il suo studio su Gesù. “ Il problema centrale- diceva- è la nostra sordità alla voce di Dio; è l’agnosticismo che diventa quotidianità, scelta di vita. Inoltre vi è il tentativo di ridurre Cristo ad una persona che ha una grande esperienza religiosa. Un Cristo solo umano che non è grande per la sua divinità, ma è grande solo secondo le convenienza del momento.” Nel 2007 nella introduzione alla prima parte del suo “Gesù di Nazaret”, il teologo diventato Papa scrive a proposito dello strappo tra Gesù storico e il Cristo della fede: “ l’uno si allontanò dall’altro a vista d’ occhio”. Le ricostruzioni diventavano delle “ fotografie degli autori e dei loro ideali”. E quindi è rimasta in molti la impressione “ che sappiamo ben poco di certo su Gesù e che solo in seguito la fede nella sua divinità abbia plasmato la sua immagine.” Una sensazione che ha drammaticamente pervaso la coscienza comune cristiana, spiega il teologo divenuto Papa, che conclude: “ l’intima amicizia con Gesù da cui tutto dipende minaccia di annaspare nel vuoto.”
Il terzo volume su Gesù sarà pronto forse per settembre, ma intanto le due prime parti hanno rimesso al centro del dibattito teologico temi che sembravano dimenticati. E non sono solo temi accademici, lontani dalla realtà come alcuni vorrebbero far credere dipingendo l’immagine di un teologo che scrive i suoi libri lontano dal mondo reale. Joseph Ratzinger usa la teologia come dialogo con la realtà quotidiana con una modernità che non tutti percepiscono. “ La Chiesa – dice nel 2004- come in passato dovrà subire tante tentazioni, sofferenze, persecuzioni. Rimarrà comunque una fonte di vita, di gioia, una ragione di speranza.” E’ il punto di partenza anche per rispondere a fenomeni come la “disobbedienza” o a drammi come la pedofilia. Così nella messa del Crisma di quest’anno parla direttamente di cosa è teologicamente la disobbedienza nella Chiesa e non condanna, ma spiega, argomenta, propone. La teologia diventa pastorale. Benedetto XVI ha riconosciuto con crudo realismo l’orrore della pedofilia di alcuni membri della Chiesa, lo ha fatto abbracciando le vittime, lo ha fatto con una lettera pastorale ai fedeli della Chiesa più colpita, l’ Irlanda, lo ha fatto con nuove norme perché non avvenga mai più, lo ha fatto dimostrando che solo l’ amore di Dio redime e risana.
E ovviamente c’è la grande devozione a Maria, Figlia di Sion, Chiesa nascente, Donna delle apparizioni di Lourdes a Fatima. E di Fatima il cardinale Ratzinger si è occupato a fondo studiando le carte dei “segreti”. A Fatima il Papa Benedetto XVI si è fermato a pregare con mezzo milione di fedeli riproponendo il messaggio della Madonna: “conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù teologali: fede, speranza e carità.” E con grande realismo aggiunge: “la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia.” E “alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia.”