Al di la del bene e del male?

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Io credo che nella vita ci si pongono spesso problemi etici e morali. L’etica e la morale infatti non sono affatto scisse, essendo la prima l’applicazione nella vita pratica della seconda. Ora, non posso nascondere che ultimamente sono stato molto preso da queste questioni; astraendo da problemi concerti ho cercato di trovare il principio guida, per essere cosi’ in grado di camminare sulla retta via, o almeno zoppicare sulla stessa, piuttosto che correre sulla via sbagliata. Devo dire che tutto il mio ragionare e’ stato spesso ispirato dalle parole del Santo Padre. Ho seguito con crescente attenzione tutti i suoi richiami “etici” ai sacerdoti, i nostri pastori di anime, inviti a non privilegiare la carriera, a dare il buon esempio, a non cadere in atteggiamenti che la morale cattolica ripudia. Certo il Santo Padre deve anche aver visto molto nei suoi anni in curia come prefetto della dottrina della Fede. Ma devo dire, che tutto cio’ nasce anche da un atteggiamento a volte “omertoso” che certi ambienti che si ispirano ai principi cattolici propugnano. Insomma, se un prete ha un comportamento in diretto contrasto con i principi che dovrebbero ispirare la sua vita sacerdotale, in alcuni casi (non proprio sporadici), si tende al silenzio, si preferisce che non se ne parli per salvaguardare “il bene della Chiesa”. Questo e’ un punto molto importante che credo andrebbe pensato in profondita’.

Se io, con il mio silenzio, difendo colui che sta apertamente tradendo gili insengamenti di quella Chiesa che dovrebbe servire, faccio il bene della Chiesa o faccio il suo male? Mi sto sempre piu’ convincendo che faccio il suo male, perche’ il mio silenzio e quello di altri puo’ soltanto fare in modo che certe situazioni che danno scandalo apertamente si perpetuino, con imbarazzo di povere anime indifese. Facciamo un esempio: se vengo a sapere che un sacerdote ha un comportamento morale in aperta violazione delle leggi della Chiesa, dovrei denunciarlo o no? La misericordia dovrebbe impedirmi di parlare e suggerirmi di tacere? In questo caso sarei colui che “scaglia la prima pietra”? Io credo che questo tipo di questioni viene posto da un numero elevato di persone, che con tutto il cuore vogliono coltivare la propria fede ma che talvolta non sono edificate da alcuni sacerdoti che prendono vantaggio della loro condizione per perseguire interessi molto personali. Ma vorrei dire a queste persone (e a me stesso) che il problema e’ mal posto.

Infatti la misericordia non e’ efficace senza la giustizia. Nel salmo 25 al verso 8 leggiamo: ”Buono e retto e’ il Signore, la via giusta addita ai peccatori”. Bonta’ e rettitudine vanno insieme, non possono essere scisse o si depotenzia il messaggio Cristiano. Infatti la famosa “pietra” scagliata non suggerisce che non si debba far notare se c’e qualcosa di apertamente sbagliato. Gesu’ non suggeriva che la persona non stava peccando, in quanto alla fine le dira’ di non peccare piu’. Quello che Gesu’ voleva dire e’ di non ergersi a giudici, di fare in modo che la giustizia faccia il suo corso. Gesu’ metteva in questione la condanna sommaria, non la liceita’ del peccato. Cosi’, quando si e’ a conoscenza di abusi perpetrati anche da membri del clero, e’ buona cosa farlo sapere a chi di dovere in modo che si prendano le misure necessarie per proteggere le anime dagli abusi stessi. Sappiamo che nessuno e’ perfetto ma l’abuso serio va oggettivamente fermato.

Questo anche perche’ il male fatto da pochi sacerdoti non getti un luce negative anche sui tanti sacerdoti che con fatica compiono il loro dovere vivendo una vita faticosa di sacrificio e santificazione. Nessuno e’ al di la del bene e del male, specialmente chi approfitta del dono della vocazione per perseguire mire molto, ma molto, terrene.

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