Ad Haiti ritorna la vita

A gennaio 2010 un violento terremoto colpiva Haiti uccidendo 220.000 persone e lasciando 1.500.000. A distanza di due anni la ricostruzione è gravemente ostacolata da una complessa serie di dispute sulla terra e una grave carenza di terreni pubblici per la ricostruzione. E l’impegno delle associazioni italiane continua nel fornire aiuto ed assistenza. Il comune di Milano, nei giorni scorsi, ha sbloccato 250.000 euro che erano stati raccolti in occasione del terremoto di Haiti, nel gennaio 2010, attraverso la sottoscrizione pubblica ‘Milano per Haiti’, così suddivisi: alla Fondazione Rotary Club di Milano andranno € 100.000 per la realizzazione del progetto “Acquaplus-Acqua Energia per la Vita”, in collaborazione con Expo 2015 Spa; e alla Fondazione Francesca Rava € 150.000 per la ricostruzione di una via di 20 case per famiglie nell’ambito del progetto Fors Lakay, nel poverissimo slum di Citée Soleil a Port au Prince. E la Caritas italiana ha finora stanziato € 37.000.000.
Intanto la solidarietà verso i ragazzi di Haiti passa anche attraverso i fischietti degli arbitri del Csi (Centro sportivo italiano), che ha avviato una campagna di raccolta fondi per l’apertura di un centro sportivo nell’isola caraibica attraverso il ‘Day Arbitro’, che è un appuntamento ormai consolidato e ricorrente nel calendario primaverile del Csi, ma cambia soltanto il destinatario delle somme raccolte. Lo scorso anno aderirono 60 Comitati, e alla fine si contarono in cassa € 36.000, affidati alla Fondazione Operation Smile, per operare i fanciulli nati con deformazioni al viso. Quest’anno l’obiettivo è fare ancora meglio, raccogliendo almeno un euro in più, per realizzare il centro in cui i piccoli haitiani potranno vivere qualche momento di serenità giocando al calcio. La somma che si raccoglierà con il Day Arbitro sarà consegnata alla Fondazione Rava nel corso dell’Assemblea nazionale Csi dell’8-10 giugno.
Anche la Caritas continua il proprio impegno: con la sua rete finora ha aiutato 2,3 milioni di persone con aiuti per oltre 37.000.000 euro. Sono stati attivati 726 ‘punti acqua’ (approvvigionamento acqua potabile, bagni, latrine) a vantaggio di 169.000 persone; 59.000 persone sono state visitate in ambulatori e in 130 cliniche mobili; 17.000 famiglie (circa 100.000 persone) hanno ricevuto kit per la costruzione di ripari di emergenza; sono stati allestiti spazi ludico-ricreativi per 2.300 bambini. Altre 100.000 persone stanno beneficiando dei programmi di prevenzione e informazione avviati in risposta alla nuova emergenza colera, a Port-au-Prince e nella diocesi di Gonaives, nella zona dell’Artibonite.
Sono 51 i progetti finora avviati da Caritas Italiana, per circa 9,3 milioni di euro, di cui 3,2 milioni destinati all’emergenza, 3 milioni alla ricostruzione e la restante somma in ambito socio-economico, sanitario e formativo. Lo stile di Caritas Italiana è di favorire un impegno di auto-sviluppo. Così nel Rapporto s’illustrano le varie tappe degli interventi messi in atto, da quello di prima emergenza, al sostegno allo sviluppo socio-economico; quindi l’educazione, il rafforzamento delle organizzazioni locali di base fino a quello degli organismi della Chiesa locale. In totale sono stati avviati 102 progetti con un impegno complessivo di quasi 14 milioni di euro. A titolo esemplificativo, sono in corso progetti di assistenza a bambini di strada, sostegno a Caritas Haiti, centri socio-pastorali, ripresa attività scolastica, laboratori professionali per giovani, formazione pedagogica per insegnanti, inclusione sociale di adolescenti ad alto rischio.
Sul piano sanitario l’aiuto è andato a costruzione di pozzi, bagni, prevenzione colera, acqua potabile, attrezzature mediche, ricostruzione di scuole e istituzioni varie. Molto vari gli interventi sul piano socio-economico: con finanziamenti dai 10 mila fino anche a 100 e più migliaia di euro ciascuno, sono state avviate iniziative agricole, allevamento, mulini, microcredito, orti comunitari, sicurezza alimentare, irrigazione, banche agricole, acquisto animali da trasporto e altro. Anche ActionAid ha portato aiuto ad 8451 bambini e le loro famiglie attraverso il programma di donazione a distanza. Nella fase post terremoto, il sistema di risposta alle emergenze dell’organizzazione ha garantito a 23.000 famiglie (circa 138.000 persone) un rifugio temporaneo, cibo, supporto psicologico e programmi di lungo periodo di carattere educativo o finalizzati alla ricostruzione delle abitazioni.
Anche Save the Children ha aperto 10 unità per il trattamento del colera per un totale di 11.000 tra bambini e adulti curati e trattati, costruendo con criteri antisismici e antiuragano 229 classi in 38 scuole colpite dal sisma per un totale di 13.575 bambini beneficiari. Inoltre ha attivato una rete per proteggere i minori da violenze e abusi attraverso la creazione di 39 comitati locali per la protezione dei bambini composti da 468 membri. A tale proposito l’ufficio del Servizio Gesuita ai rifugiati (Sjr) di Ouanaminthe (Haiti) ha denunciato che fino a febbraio scorso 3353 haitiani, tra cui 1032 donne e 345 bambini, sono stati vittima della tratta di migranti alla frontiera settentrionale fra Haiti e la Repubblica Dominicana. Fra i trafficanti ci sono anche donne che si spacciano per le madri di neonati vittime della tratta di cui i genitori hanno perso le tracce.
Infine Medici Senza Frontiere (MSF) h aperto un nuovo centro di riferimento per traumatologia d’urgenza e chirurgia ortopedica e viscerale nel quartiere di Tabarre, nella zona est della capitale haitiana. L’ospedale chirurgico, chiamato “Nap Kenbe” (in creolo significa “stare bene”) è la terza struttura per le cure mediche d’urgenza aperta da MSF a Port-au-Prince dopo il terremoto del 12 gennaio 2010, e la quarta nel Dipartimento Ovest. La costruzione del centro Nap Kenbe è iniziata nel 2011 e si è conclusa nel febbraio 2012.
Con una capacità di 107 posti letto, l’ospedale cura vittime di traumi accidentali come cadute o incidenti stradali, e si occupa inoltre di chi ha subito violenza: percosse, aggressioni o ferite da arma da fuoco. In un paese dove il 75% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e le strutture di riferimento sono ampiamente inadeguate, il nuovo centro di MSF contribuirà a migliorare l’accesso alle cure chirurgiche per la popolazione dell’area metropolitana di Port-au-Prince.