Il Papa: la ribellione che pervade la storia snatura la nostra vita
Obbedienza e libertà. Sono queste le due parole intorno alle quali il Papa ha costruito le riflessioni del Giovedì Santo 2012. La Messa in Coena Domini celebrata da Bendetto XVI secondo la consuetudine in San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma, è stata la seconda occasione di oggi per una catechesi sulla libertà del cristiano. Il Papa ha riletto gli eventi della sera dell’ Ultima Cena di Gesù e del suo arresto, del tradimento di Giuda. Tutti eventi che accadono di notte. “La notte -spiega il Papa- significa mancanza di comunicazione, una situazione in cui non ci si vede l’un l’altro. È un simbolo della non-comprensione, dell’oscuramento della verità.” Nella notte Gesù canta i Salmi della liberazione e poi prega, staccato ma questa volta con Pietro, Giacomo e Giovanni, “i tre che avevano fatto esperienza della sua Trasfigurazione”. Sono loro che si chiedono: “Quale aspetto avrebbe avuto l’esodo di Gesù, in cui il senso di quel dramma storico avrebbe dovuto compiersi definitivamente?”
Ascoltano da lontano le parole che Gesù rivolge al Padre: “Abbà” una forma intima, un linguaggio da bambini “una parola affettuosa con cui non si osava rivolgersi a Dio. È il linguaggio di Colui che è veramente “bambino”, Figlio del Padre, di Colui che si trova nella comunione con Dio, nella più profonda unità con Lui.” Questo significa che “Egli sta sempre in comunione con Dio.” E poi c’è quel gesto di sottomissione, quel cadere “faccia a terra”. “I cristiani- spiega il Papa -con il loro inginocchiarsi, entrano nella preghiera di Gesù sul Monte degli Ulivi. Nella minaccia da parte del potere del male, essi, in quanto inginocchiati, sono dritti di fronte al mondo, ma, in quanto figli, sono in ginocchio davanti al Padre.” E’ in quel momento che Gesù “allunga lo sguardo nelle notti del male. Vede la marea sporca di tutta la menzogna e di tutta l’infamia che gli viene incontro in quel calice che deve bere. È lo sconvolgimento del totalmente Puro e Santo di fronte all’intero profluvio del male di questo mondo, che si riversa su di Lui. Egli vede anche me e prega anche per me.” Un elemento essenziale delle Redenzione. E prega : “Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu” perchè “La volontà naturale dell’Uomo Gesù indietreggia spaventata davanti ad una cosa così immane. Chiede che ciò gli sia risparmiato. Tuttavia, in quanto Figlio, depone questa volontà umana nella volontà del Padre: non io, ma tu.”
Un capovolgimento dall’atteggiamento di Adamo che dice: “Non ciò che hai voluto tu, Dio; io stesso voglio essere dio”. Perchè, spiega il Papa è la superbia “la vera essenza del peccato”. E prosegue: “ Pensiamo di essere liberi e veramente noi stessi solo se seguiamo esclusivamente la nostra volontà.” ed è questa “la ribellione fondamentale che pervade la storia e la menzogna di fondo che snatura la nostra vita. Quando l’uomo si mette contro Dio, si mette contro la propria verità e pertanto non diventa libero, ma alienato da se stesso.” Siamo libero solo uniti a Dio, “siamo liberi solo se siamo nella nostra verità, se siamo uniti a Dio. Allora diventiamo veramente “come Dio” – non opponendoci a Dio, non sbarazzandoci di Lui o negandoLo. Nella lotta della preghiera sul Monte degli Ulivi Gesù ha sciolto la falsa contraddizione tra obbedienza e libertà e aperto la via verso la libertà.”
Al momento della Lavanda dei piedi il Papa si è chinato davanti a 12 sacerdoti della diocesi di Roma per compiere personalmente il rito. Benedetto XVI ha stabilito che le offerte raccolte nella Messa in Coena Domini siano destinate ad aiutare i cristiani della Siria e quanti hanno subito le conseguenze delle violenze che hanno insanguinato il Paese. Terminata la celebrazione il Papa ha portato l’ Eucarisitia alla cappella della Reposizione e, dopo una breve meditazione, ha fatto rientro in Vaticano.