Il Papa: la disobbedienza è una via per rinnovare la Chiesa ?

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Non è una critica senza ragioni. “Cristo-spiega Benedetto XVI- non ha forse corretto le tradizioni umane che minacciavano di soffocare la parola e la volontà di Dio? Sì, lo ha fatto, per risvegliare nuovamente l’obbedienza alla vera volontà di Dio, alla sua parola sempre valida. A Lui stava a cuore proprio la vera obbedienza, contro l’arbitrio dell’uomo.”

Oltre alla obbedienza, con la risposta diretta all’ “appello” dei sacerdoti “disobbedienti” la riflessione del Papa va allo stesso significato profondo di rinnovamento. Quello post conciliare ad esempio “che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l’inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo.” Perchè conformarsi a Cristo è la base di ogni rinnovamento, spiega Benedetto XVI. Ricorda ai sacerdoti l’impegno del ministero dell’insegnamento. In un mondo segnato dall’ analfabetismo religioso il compito dei sacerdoti è chiaro perchè “per poter vivere ed amare la nostra fede, per poter amare Dio e quindi diventare capaci di ascoltarLo in modo giusto, dobbiamo sapere che cosa Dio ci ha detto.”

A questo mira l’iniziative dell’ Anno della Fede, un anno di approfondimento e conoscenza tramite la Sacra Scrittura e il Catechismo della Chiesa cattolica. “Non annunciamo teorie ed opinioni private, ma la fede della Chiesa della quale siamo servitori” dice il Papa “ma questo naturalmente non deve significare che io non sostenga questa dottrina con tutto me stesso e non stia saldamente ancorato ad essa.” E ancora il Papa aggiunge: “Non reclamizzo me stesso, ma dono me stesso.”

Ecco allora l’ultimo passaggio della riflessione basata sul termine zelo. “In alcuni ambienti- dice il Papa- la parola anima è considerata addirittura una parola proibita, perché – si dice – esprimerebbe un dualismo tra corpo e anima, dividendo a torto l’uomo.” Ma i sacerdoti sanno preoccuparsi “dell’uomo intero, proprio anche delle sue necessità fisiche”, ma “le persone non devono mai avere la sensazione che noi compiamo coscienziosamente il nostro orario di lavoro, ma prima e dopo apparteniamo solo a noi stessi. Un sacerdote non appartiene mai a se stesso.”

Il sacerdozio non è una forma di autorealizzazione, ma ai sacerdoti è richiesto di mettere la propria via a disposizione di Cristo.

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