Il Papa chiede ai giovani: chi è per noi il Messia?

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“Chi è per noi Cristo, che idea abbiamo del Messia?” La domanda che Benedetto XVI pone ai cento mila di piazza San Pietro è il quesito che percorre la vita di ogni cristiano e soprattutto dei giovani. A loro è dedicata da 27 anni la Domenica delle Palme. Quest’anno il tema che il Papa ha proposto ai giovani è la gioia: “Siate sempre lieti nel Signore!” La celebrazione in Piazza San Pietro è iniziata con la processione dall’obelisco trasformato in un giardino di ulivi e fiori. Il Papa con in mani il palmurelio che da anni viene offerto dai vivaisti liguri, ha guidato la liturgia e seguito la processione sulla jeep fino all’altare sul sagrato. Le parole delle Letture sono state il punto di partenze dell’ omelia del Papa che ha spiegato il senso dell’attesa della venuta del Messia. Una speranza che concentra gli occhi e le attese di tutti su Gesù che entra a Gerusalemme accompagnato da un grido di benedizione e un inno di esultanza. Il significato profondo di questo giubilo è il compimento della promessa di Dio fatta ad Abramo: in Colui che viene sarà benedetta l’umanità intera. “Nella luce del Cristo- dice il Papa- l’umanità si riconosce profondamente unita e come avvolta dal manto della benedizione divina, una benedizione che tutto permea, tutto sostiene, tutto redime, tutto santifica.” Per noi oggi questo è un “invito ad assumere il giusto sguardo sull’umanità intera, sulle genti che formano il mondo, sulle sue varie culture e civiltà.

Lo sguardo che il credente riceve da Cristo è lo sguardo della benedizione: uno sguardo sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne la fragilità. In questo sguardo traspare lo sguardo stesso di Dio sugli uomini che Egli ama e sulla creazione, opera delle sue mani.” Ecco allora la domanda cruciale “che non possiamo eludere” proprio nella celebrazione di oggi “grande portale che ci introduce nella Settimana Santa” nella quale “siamo chiamati a seguire il nostro Re che sceglie come trono la croce; siamo chiamati a seguire un Messia che non ci assicura una facile felicità terrena, ma la felicità del cielo, la beatitudine di Dio. Dobbiamo allora chiederci: quali sono le nostre vere attese? quali i desideri più profondi, con cui siamo venuti qui oggi a celebrare la Domenica delle Palme e ad iniziare la Settimana Santa?” Il Papa risponde con l’esempio di Chiara d’Assisi che proprio una domenica della Palme di 800 anni decise di lasciare tutto per consacrarsi totalmente a Dio: “Aveva diciotto anni ed ebbe il coraggio della fede e dell’amore, di decidersi per Cristo, trovando in Lui la gioia e la pace.”

Lode e ringraziamento dunque sono i due sentimenti che devono accompagnare le prossime giornate, “perché in questa Settimana Santa il Signore Gesù rinnoverà il dono più grande che si possa immaginare: ci donerà la sua vita, il suo corpo e il suo sangue, il suo amore. Ma a un dono così grande dobbiamo rispondere in modo adeguato, ossia con il dono di noi stessi, del nostro tempo, della nostra preghiera, del nostro stare in comunione profonda d’amore con Cristo che soffre, muore e risorge per noi.” E il Papa conclude con una riflessione tratta dagli scritti dei Padri della Chiesa nei primi secoli della storia cristiana: “Davanti a Cristo dobbiamo stendere la nostra vita, le nostre persone, in atteggiamento di gratitudine e di adorazione.” Nel messaggio per la XXVII GMG che si celebra in sede diocesana, il Papa esorta i ragazzi ad essere “missionari della gioia”.

“A volte, scrive Benedetto XVI, viene dipinta un’immagine del Cristianesimo come di una proposta di vita che opprime la nostra libertà” e anche “il modo di vivere dei cristiani sembra a volte stanco ed annoiato”, per questo “siate missionari entusiasti della nuova evangelizzazione! Portate a coloro che soffrono, a coloro che sono in ricerca, la gioia che Gesù vuole donare. Portatela nelle vostre famiglie, nelle vostre scuole e università, nei vostri luoghi di lavoro e nei vostri gruppi di amici, là dove vivete. Vedrete che essa è contagiosa”. Perché, scrive il Papa “il cristiano autentico non è mai disperato e triste, anche davanti alle prove più dure”.

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