Papa Benedetto XVI: dare gloria a Dio e non al mondo
E’ domenica mattina in Messico e Papa Benedetto XVI ha sorvolato in elicottero il santuario del monte Cubilete, dove c’è la statua di Cristo Re, centro geografico e spirituale del Messico, per recarsi a celebrare la santa messa a Leon, da dove al termine dei Vespri presieduti insieme con i vescovi, in totale almeno 130, tramite apparecchi speciali ha acceso le luci del nuovo impianto di illuminazione del Santuario e della statua di Cristo Re per rendere un riconoscimento ai martiri messicani, che hanno lottato per la fede e libertà di religione. Poi il giro del Parco del Bicentenario con un sombrero che gli è stato donato da un fedele.
Nel parco del Centenario, davanti a 600.000 fedeli (secondo le fonti delle autorità locali), papa Benedetto XVI, nella recita dell’Angelus, ha affidato il Messico e tutti i Paesi dell’America Latina al ‘dolce sguardo di Nostra Signora di Guadalupe’: “Affido ciascuno dei suoi figli alla Stella della prima e della nuova evangelizzazione, che ha animato con il suo amore materno la storia cristiana di queste terre, dando caratteristiche particolari ai grandi avvenimenti della loro storia, alle loro iniziative comunitarie e sociali, alla vita familiare, alla devozione personale e alla Misiòn continental che ora si sta svolgendo in queste nobili terre. In tempi di prova e dolore, Ella è stata invocata da tanti martiri che, al grido ‘Viva Cristo Re e Maria di Guadalupe’, hanno dato una perenne testimonianza di fedeltà al Vangelo e di dedizione alla Chiesa. Supplico ora che la sua presenza in questa cara Nazione continui a richiamare al rispetto, alla difesa e alla promozione della vita umana e al consolidamento della fraternità, evitando l’inutile vendetta ed allontanando l’odio che divide. Santa Maria di Guadalupe ci benedica e ci ottenga, per sua intercessione, abbondanti grazie dal Cielo”.
Nell’accogliere il Papa, l’arcivescovo di León, mons. José Guadalupe Martín Rábago, lo ha ringraziato per la visita, che è “un attestato di grazia: arriva come messaggero di buone notizie per invitarci a percorrere strade più alte della vita cristiana per una nuova Pentecoste, che ci dà impulso ad andare nei luoghi dove Gesù Cristo è poco o affatto conosciuto”, sottolineando che la società messicana sta vivendo un momento di insicurezza, causato da povertà, corruzione, impunità e da una grave crisi di immoralità, che costringe “la nostra gente a camminare verso una strada di morte, anche se anela a vivere bene nella gioia di Cristo”.
Papa Benedetto XVI, dopo aver ringraziato mons. José Guadalupe Martín Rábago, e tutto l’Episcopato messicano e gli altri Vescovi qui presenti, in particolare quelli che provengono dall’America Latina e dai Caraibi, e le Autorità, ha affermato che l’invocazione del Salmo responsoriale: ‘Crea in me, Signore, un cuore puro’ “mostra la profondità con la quale dobbiamo prepararci per celebrare, la prossima settimana, il grande mistero della passione, morte e risurrezione del Signore. Questo ci aiuta anche a guardare nel profondo del cuore umano, specialmente nei momenti che uniscono dolore e speranza, come quelli che attraversa attualmente il popolo messicano ed anche altri popoli dell’America Latina”.
Il Papa ha ricordato che “la storia di Israele narra anche grandi gesta e battaglie, ma nel momento di affrontare la sua esistenza più autentica, il suo destino più decisivo, cioè la salvezza, più che nelle proprie forze, ripone la sua speranza in Dio che può ricreare un cuore nuovo, non insensibile e arrogante. Questo può ricordare oggi ad ognuno di noi ed ai nostri popoli che, quando si tratta della vita personale e comunitaria, nella sua dimensione più profonda, non basteranno le strategie umane per salvarci. Si deve ricorrere anche all’unico che può dare vita in pienezza, perché Egli stesso è l’essenza della vita ed il suo autore, e ci ha fatto partecipi di essa attraverso il suo Figlio Gesù Cristo”.
Commentando il vangelo di questa domenica il Papa ha spiegato che Gesù, rispondendo ai greci dice che ‘è venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato’. Ma cosa c’entra la glorificazione di Gesù con la richiesta di incontrarsi con Lui?, domanda il Papa: “In realtà c’è una relazione. Qualcuno potrebbe pensare che Gesù si sentisse glorificato perché andavano da Lui i pagani; qualcosa di simile all’applauso della moltitudine che dà ‘gloria’ ai grandi del mondo, diremmo oggi… La risposta di Gesù, che annuncia la sua passione imminente, dice che un incontro occasionale in quei momenti sarebbe superfluo e forse ingannevole. Quello che i greci vogliono vedere, in realtà lo vedranno innalzato sulla croce, dalla quale Egli attirerà tutti a sé”.
Questo, ha insistito il Papa, è stato anche il modo “in cui Nostra Signora di Guadalupe ha mostrato il suo divino Figlio a san Juan Diego. Non come un eroe portentoso da leggenda, ma come il vero Dio per il quale si vive, il Creatore delle persone, della vicinanza e della prossimità, il Creatore del Cielo e della Terra”. Poi ha ricordato il sorvolo del monumento a Cristo Re, in cima del monte ‘Cubilete’, che il beato Papa Giovanni Paolo II non poté visitare: “Sicuramente oggi si rallegrerà dal cielo che il Signore mi abbia concesso la grazia di poter stare ora con voi, così come avrà benedetto i tanti milioni di messicani che hanno voluto venerare, recentemente, le sue reliquie in tutti gli angoli del Paese”, ricordando che “il suo regno non consiste nel potere dei suoi eserciti per sottomettere gli altri con la forza o la violenza. Si fonda su un potere più grande, che conquista i cuori: l’amore di Dio che Egli ha portato al mondo col suo sacrificio e la verità, di cui ha dato testimonianza.
Questa è la sua signoria che nessuno gli potrà togliere e che nessuno deve dimenticare. Per questo è giusto che, innanzitutto, questo santuario sia un luogo di pellegrinaggio, di preghiera fervente, di conversione, di riconciliazione, di ricerca della verità e accoglienza della grazia. Ricordando l’esempio di Maria, il Papa ha ricordato la grande occasione dell’Anno della fede, che “è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo… La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia”.