Il Papa e Calderon: nuove regole al commercio delle armi

In un clima politico reso incandescente dalle prossime elezioni presidenziali – ma del quale alla gente importa poco, considerando il milione di persone che oggi assisterà alla Messa del Papa – Benedetto XVI ha incontrato il presidente messicano Felipe Calderon intorno alla mezzanotte di ieri. E poi – su iniziativa del presidente – ha incontrato anche otto familiari delle vittime del narcotraffico. Rilanciando l’impegno della Chiesa Cattolica nel Trattato Internazionale sul commercio delle armi piccole e leggere, poiché “la loro proliferazione ha favorito l’azione criminale della delinquenza organizzata”. Un tema sul quale ha trovato una pronta alleanza nel presidente Calderon. Ma in pochi altri presidenti al mondo
Da sempre, la Santa Sede si batte per inserire all’interno del Trattato Internazionale delle Armi anche le armi di piccolo calibro, che per ora ne sono escluse e che alimentano un “mercato nero” di non poco conto, dal quale trae giovamento anche la criminalità organizzata. Un tema attualissimo in Messico, dove le bande dei narcotrafficanti mietono qualcosa come 60 mila vittime l’anno. Il presidente Calderon, contestatissimo per le riforme alla Costituzione che stanno per essere votate in Senato, e che segnano un ulteriore passaggio verso la libertà religiosa da parte di un Paese profondamente cattolico, ma che ha avuto per anni una Costituzione fortemente anticlericale – e proprio nella zona di Guanajuato, alla fine degli Anni Venti, i Cristiani insorsero, e ci furono tre anni di Cristiadia.
Le opposizioni hanno sottolineato il rischio che l’incontro tra il Papa e il presidente Calderon fosse ammantato di significato politico. Ma Benedetto XVI ha virato l’agenda verso i temi internazionali, seppur con un attenzione peculiare al Messico. Un comunicato della Presidenza della Repubblica messicana ha riferito che Benedetto XVI e il presidente Calderon, nel loro colloquio di quasi mezz’ora, “hanno commentato le sfide globali che oggi il mondo affronta e sulle quali sia il Messico che la Santa Sede mantengono una posizione attiva a livello mondiale”. Tra queste, “il mutamento climatico e le sue conseguenze, la sicurezza alimentare e la lotta contro la fame nel mondo, il desiderio di avanzare verso il disarmo nucleare e la necessità di raggiungere un trattato internazionale sul commercio delle armi piccole e leggere visto che la loro proliferazione ha favorito l’azione criminale della delinquenza organizzata”. Entrambi, poi, “hanno sottolineato il lavoro di aiuto che la Chiesa cattolica porta avanti a livello internazionale in tema di disastri naturali e di assistenza umanitaria”. Allo stesso tempo, “si sono riferiti alla situazione degli attuali conflitti nel mondo”.
Parallelamente al colloquio tra il Papa e Calderon si è svolto anche un incontro tra la delegazione vaticana, con il segretario di Stato card. Tarcisio Bertone e il segretario per i rapporti con gli Stati mons. Dominique Mamberti, e quella del governo messicano, con i ministri dell’Interno Alejandro Poiré e degli Esteri Patricia Espinosa. Questo è il ventesimo anno di relazioni bilaterali tra Messico e Santa Sede, e le due delegazioni hanno tirato le somme del loro rapporto. Ma hanno anche parlato della presidenza messicana del G20, hanno affrontato le priorità comuni tra cui “la lotta contro la criminalità organizzata transnazionale”, le migrazioni – fortissimo il problema dei migranti verso gli Stati Uniti – il riscaldamento globale. Ed entrambe le delegazioni hanno condiviso la necessità di continuare “ad avanzare verso il disarmo nucleare” e di “concludere a breve il Trattato sul commercio delle armi (ATT) che regola il commercio responsabile delle armi piccole e leggere, in modo che se ne eviti il possesso da parte di gruppi criminali”.
E poi, vari temi internazionali: la lotta alla fame, la prevenzione dei disastri naturali, gli aiuti umanitari, il diritto umanitario internazionale, i diritti umani e l’abolizione della pena di morte. Il Papa e Calderon hanno toccato – riferisce padre Federico Lombardi, direttore della Salta Stampa Vaticana – anche il tema dell’educazione dei giovani, ma pochissimo, quasi per niente, quello della libertà religiosa. Che è poi il tema su cui si sta incendiando il dibattito in Messico.
Al Senato Messicano si stanno infatti discutendo le riforme degli articoli 40 e 24 della Costituzione. Nel primo caso si desidera aggiungere la parola “laico” alla definizione della Repubblica Messicana. Nel secondo caso, si vuole cambiare per permettere la celebrazione del culto in spazi pubblici senza permesso governativo premio. E a sinistra temono che questo cambiamento possa implicare l’ingresso della Chiesa cattolica nell’insegnamento pubblico e nelle proprietà dei mezzi di comunicazione.
Non è un caso che il presidente, nel primo discorso davanti a Benedetto XVI, ha parlato espressamente di libertà di culto. E non è un caso che il Papa abbia sottolineato la necessità di libertà religiosa.
Ovviamente, il mondo laico non gradisce fino in fondo le riforme di Calderon. E per questo hanno fatto aleggiare il dubbio che la scelta del Papa di andare nello Stato di Guanajuato sia stata eminentemente politica. E’ lì che c’è un governo conservatore – retto dal 1991 dal Partito de Accion Nacional (PAN), lo stesso del presidente Calderon – che necessita di appoggio. E lì vive una stragrande maggioranza di cattolici, e che c’è la tradizione dei cristeros. Mentre – ed è qui l’accusa strisciante – il Papa non va a Città del Messico, che invece è governato dalla sinistra. Facile – seppur privo di fondamento – dire che il Papa per appoggiare il mondo cattolico in vista delle prossime elezioni presidenziali del 1 luglio e per dare il suo sostegno ad una riforma costituzionale che “attacca la laicità dello Stato”.