Bendito hermano ya eres mexicano

E’ festa latina all’arrivo di Benedetto XVI in Messico: “Desidero stringere la mano di tutti i messicani – dice subito – e raggiungere le nazioni e i popoli latinoamericani”, “proprio in questo luogo nel quale il maestoso monumento a Cristo Re, nel ‘Cerro del Cubilete’, manifesta il radicamento della fede cattolica tra i messicani, che si mettono sotto la sua costante benedizione in tutte le loro vicissitudini”. Inizia così il ventitreesimo viaggio internazionale del papa, con il riferimento alla cristianità del popolo messicano e con l’accenno ai suoi problemi concreti. Ma soprattutto, il papa vuole spiegare che con questo lungo viaggio in America Latina, in cui “giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carità”, si è fatto concreto il “desiderio, presente nel mio cuore da molto tempo, di poter confermare nella fede il Popolo di Dio di questa grande nazione nella sua propria terra”. In cento mila hanno accompagnato il Papa lungo le strade di Leon.
Non si sono mai fermati i saluti della gente, “Bendito hermano ya eres mexicano”, ed i canti dei circa quattromila presenti all’aeroporto di Leon: tra essi anche un coro ed un gruppo di “mariachi”, i tipici cantori messicani. Per tutto il tempo della breve cerimonia, il Messico fa pregustare il suo calore al papa. Anche attraverso il cordiale indirizzo di saluto del presidente federale Calderon, che ringrazia Benedetto XVI per aver accettato l’invito del Paese, “la sua è una visita di solidarietà”, e ricorda che nonostante le difficoltà degli ultimi anni, le avversità naturali, la delinquenza e la crisi, il Messico è rimasto in piedi perchè ha grandi valori. Ed ha un popolo che ha grande stima per il Papa.
“Il Messico, e la maggior parte delle popolazioni latinoamericane, hanno commemorato il bicentenario della propria indipendenza, o lo stanno facendo in questi anni”, risponde il papa rivolgendosi al presidente e accennando ad uno dei motivi che fanno da sfondo al viaggio. “Molte sono state le celebrazioni religiose per rendere grazie a Dio di questo momento così importante e significativo”, aggiunge.
Ma è mariana l’impronta che Benedetto XVI vuole lasciare: “La Nostra Madre del cielo – spiega parlando della Vergine di Guadalupe – ha continuato a vegliare sulla fede dei suoi figli anche nella formazione di queste nazioni, e continua a farlo oggi dinanzi alle nuove sfide che si presentano loro”. Cita le celebrazioni nella Basilica di San Pietro, proprio in onore della Vergine tanto amata da tutti i suoi predecessori, colei “che fece vedere con dolcezza come il Signore ama tutti e si consegnò per tutti, senza distinzioni”.
Il papa quindi spiega perché sarà “un pellegrino di speranza”, e citando San Paolo e la “Spe Salvi” invita “il credente” a “trasformare anche le strutture e gli avvenimenti presenti poco piacevoli, che sembrano immutabili e insuperabili, aiutando chi nella vita non trova né senso, né avvenire. Sì, – ammonisce – la speranza cambia l’esistenza concreta di ogni uomo e di ogni donna in maniera reale”. E soprattutto “quando si radica in un popolo, quando viene condivisa, essa si diffonde come la luce che disperde le tenebre che offuscano e attanagliano”. “Questo Paese – aggiunge -, questo Continente, sono chiamati a vivere la speranza in Dio come una convinzione profonda, trasformandola in un atteggiamento del cuore e in un impegno concreto di camminare uniti verso un mondo migliore”.
Ma “insieme alla fede e alla speranza”, dice Benedetto XVI citando la “Deus Caritas Est”, “il credente in Cristo, e la Chiesa nel suo insieme, vivono e praticano la carità come elemento essenziale della loro missione”, e si adoperano per “fare del bene, in maniera disinteressata e rispettosa, al bisognoso” e “a chi, molte volte, manca più di tutto proprio di una prova di amore autentico”.
“In questi giorni – conclude il papa – chiederò vivamente al Signore e alla Vergine di Guadalupe che questo popolo faccia onore alla fede ricevuta e alle sue migliori tradizioni; e pregherò specialmente per coloro che più ne hanno bisogno, particolarmente quanti soffrono a causa di antiche e nuove rivalità, risentimenti e forme di violenza. Già so che mi trovo in un Paese orgoglioso della sua ospitalità e desideroso che nessuno si senta estraneo nella sua terra”.