Dopo la sesta esiste ancora una settima… è matematica

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Oggi – grazie al commento di un amico – ho appreso una settima categoria, dopo che due anni fa ero già arrivato alla conclusione che alla magistrale divisione dell’umanità in cinque categorie, fatta da Leonardo Sciascia in “Il giorno della civetta” [*], ne andava aggiunta una sesta. Quindi, la settimana va ancora molto, e molto più sotto i quaquaraquà.

E mi spiego.

1. Gli “uomini” (che sono pochissimi).

2. I “mezz’uomini” (che sono pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… e invece no, scende ancora più in giù).

3. Gli “ominicchi” (che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi, e ancora di più quello che seguono più in giù ancora).

4. I (con rispetto parlando) “pigliainculo” (che vanno diventando un esercito), per parlare chiaro, uomini sprecati.

5. I “quaquaraquà” (che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre).

6. I “pezzi di mezza cacca”, nella definizione di Edoardo De Filippo “‘a schifezza ra schifezza ra schiefezza ra schifezza ‘e l’uommene”.

7. Quegli “ignari delle vette come degli abissi”.

[*] “Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo…”. (Don Mariano Arena al Capitano Bellodi in “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia).

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