Vaticano, un altro passo verso la trasparenza finanziaria
“Nel quadro dell’attiva collaborazione avviata dalla Santa Sede con MONEYVAL (Divisione del Consiglio d’Europa che si occupa della valutazione dei sistemi antiriciclaggio dei Paesi membri), dal 14 al 16 marzo si sono svolti in Vaticano alcuni incontri di carattere tecnico, fra gli esperti”. Comincia così il comunicato che conclude la seconda visita degli esperti del Consiglio d’Europa presso la Santa Sede. Si chiamano on site visits, e non sono delle ispezioni. Gli esperti di Moneyval sono tornati in Vaticano. Di nuovo c’è che la legge vaticana antiriciclaggio – cioè la legge 127 del 2010 – è stata perfezionata e sostanzialmente riscritta proprio a seguito della prima visita degli esperti europei, avvenuta dal 21 al 26 novembre scorso. Il nuovo testo è stato promulgato dal Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano con un Decreto del 25 gennaio. Ma la novità principale è che la Santa Sede, adeguando la sua normativa antiriciclaggio agli standard internazionali – “Il Vaticano sta andando nella giusta direzione”, aveva commentato Jeffrey Owens, numero uno della politica fiscale dell’Ocse – sembra mostrare di aver intrapreso con decisione il cammino che dovrebbe condurla nel gruppo dei Paesi “virtuosi” in materia di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.
Questo cammino viene seguito passo dopo passo dagli esperti di Moneyval. Al termine della prima visita, in un comunicato apparso sul sito ufficiale dell’organismo europeo, si spiegava che “il team di Moneyval ha condiviso e discusso le prime impressioni con i rappresentanti della Santa Sede”. E tra le impressioni emerse non vi era un giudizio totalmente positivo del vecchio testo della legge 127, che sembrava accentrare la garanzia della integrità della “finanza vaticana” nella sola Autorità di Informazione Finanziaria, senza mostrare l’intenzione di un reale coinvolgimento di tutte le Autorità competenti. Non è forse un caso che tra le principali innovazioni del nuovo testo, c’è il ruolo delle Autorità coinvolte nella lotta contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, tra le quali vengono ora menzionate, oltre all’Autorità di Informazione Finanziaria, la Segreteria di Stato, la Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e il corpo della Gendarmeria Vaticana.
La tendenza sembra essere quella di un reale coinvolgimento di tutto il quadro istituzionale, e di una maggiore attenzione alle peculiarità della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, come suggerito dagli esperti di Moneyval. Che mostrano di apprezzare. “Le riunioni – si legge nel comunicato al termine di questa ultima on site visit – concordate in precedenza in considerazione della specificità della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, come pure del fatto che si tratta della prima valutazione dei rispettivi ordinamenti, hanno consentito di proseguire nella raccolta di informazioni sui passi compiuti nel processo di adeguamento agli standards internazionali in materia di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, come l’adozione del Decreto N. CLIX del 25 gennaio 2012, che ha sostituito la Legge n. CXXVII del 30 dicembre 2010, nonché la ratifica e l’adesione ad alcune Convenzioni internazionali rilevanti in materia”.
Le convenzioni cui si riferisce il comunicato sono l’adesione e la ratifica della Santa Sede alla Convenzione Internazionale per la repressione del finanziamento al terrorismo (ONU, New York 1999) e alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale (Palermo 2000), e la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito dei narcotici e delle sostanze psicotrope (Vienna 1988), che aveva già firmato nello stesso anno in cui venne adottata (come si legge nel comunicato distribuito dalla Sala Stampa della Santa Sede). Ha un forte valore simbolico il fatto che l’adesione e la ratifica di tali Convenzioni sia stata ufficializzata il 25 gennaio, lo stesso giorno in cui è stato promulgato il Decreto del Presidente del Governatorato.
Ma la macchina vaticana era già in moto, nella consapevolezza che la legge 127 era stata scritta in fretta e sotto diverse pressioni (tra le quali due indagini della Procura di Roma sul trasferimento di fondi da un deposito Ior presso una filiale Unicredit di via della Conciliazione nel 2009; e il sequestro di 23 milioni di euro movimentati dallo Ior da due conti che aveva accesi presso la Banca del Fucino e il Credito Artigiano verso un altro conto Ior presso una filiale JpMorgan). La stessa legge 127 doveva inoltre rispondere all’esigenza di attuare la Convenzione Monetaria firmata dal Vaticano con l’Unione Europea nel 2009. (vedi “Il Vaticano migliora la legge antiriciclaggio. Per rispettare gli standard internazionali” e “Trasparenza Finanziaria e Santa Sede. Cronaca di un anniversario”)
Si comprende quindi l’importanza della legge 127, subito apparsa agli osservatori estremamente severa (in particolare per quanto riguarda l’introduzione del reato di auto riciclaggio, non presente nella normativa italiana), ma anche l’esigenza di una riflessione più profonda per rispondere alle reali esigenze dello Stato della Città del Vaticano, diverse da quelle degli altri Stati vista anche l’assenza di un libero mercato finanziario e di banche.
Così, già prima che gli esperti di Moneyval facessero visita al Vaticano per la prima volta lo scorso novembre, i vertici della Santa Sede riflettevano sulle migliori modalità di attuazione degli standard internazionali. Un problema non solo tecnico, ma di aderenza al contesto. Riflessione che ha portato al perfezionamento del testo della legge 127.
Tale complessa attività non ha escluso un forte dibattito interno. Come è apparso anche negli organi di stampa, tra i primi oppositori c’era il Cardinale Nicora, Presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria, il quale – in una nota venuta in possesso del Fatto Quotidiano – avrebbe definito il nuovo testo della legge 127 “un passo indietro” (una definizione che è comparsa più volte nei commenti dei giornali riguardanti la “finanza vaticana”). Lo stesso Nicora, tra l’altro, per evitare un conflitto di interessi con la presidenza dell’Autorità di Informazione Finanziaria, si dimise dalla presidenza dell’Apsa- l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, una sorta di “Banca Centrale” della Santa Sede – rimanendo tuttavia all’interno della Commissione di Vigilanza dello Ior (ente che l’Aif è chiamato a vigilare), all’interno del Consiglio dei 15- una sorta di “parlamentino” di 15 cardinali che si riunisce periodicamente per verificare il corretto funzionamento della finanza vaticana – nonché all’interno della Pontificia Commissione per lo Stato di Città del Vaticano – che secondo il nuovo testo della 127 avrà notevoli competenze nel disciplinare l’attività dell’Aif.
Altra voce contraria al recente intervento sulla legge 127 era – secondo il vaticanista Sandro Magister – Ettore Gotti Tedeschi, presidente della Consiglio di Sovrintendenza dello Ior, che addirittura paventava il rischio di una bocciatura del nuovo testo da parte di Moneyval. Probabilmente, Gotti Tedeschi (che continua a sedere, tra l’altro, nel Cda della Cassa Depositi e Prestiti, ente pubblico controllato al 70 per cento dal ministero dell’Economia Italiano, incarico teoricamente incompatibile con il suo incarico vaticano che ne fa un rappresentante di un organo di Stato come lo Ior) teme di vedere delegittimata l’immagine di risolutore dell’annosa oscurità finanziaria del Vaticano. Un’immagine cui tiene così tanto che, con un eccesso di solerzia, quando la Procura di Roma sequestrò 23 milioni allo Ior nel 2010, si presentò spontaneamente davanti ai magistrati della Procura di Roma in assenza di una rogatoria internazionale. Una scelta considerata da molti osservatori discutibile, se non lesiva degli interessi della Santa Sede, dal momento che l’iniziativa di Gotti Tedeschi si sarebbe potuta prestare alla lettura di una rinuncia all’immunità di cui godono gli enti centrali della Santa Sede.
Tra i seguaci della dottrina del “passo indietro”, anche la direzione dell’Aif. Anche in questo caso è stato Il Fatto Quotidiano a pubblicare il testo di una e-mail del direttore Francesco De Pasquale, il quale manifesta la sua contrarietà alla riformulazione della legge 127 in una e-mail inviata a Gotti Tedeschi. La cosa strana da notare è che l’e-mail testimonia un rapporto tra controllore (De Pasquale) e controllato (Gotti Tedeschi) perlomeno discutibile se si considera che proprio nell’Aif si vedeva la garanzia della integrità della finanza vaticana.
Moneyval esprimerà il suo parere sull’affidabilità della Santa Sede e dello Stato di Città del Vaticano il prossimo luglio. È un’agenda concordata da mesi e mai cambiata, e questo si evince chiaramente dal comunicato ufficiale (nel quale si spiega chiaramente che le riunioni sono state “concordate in precedenza” e il rapporto finale “come previsto” sarà presentato alla plenaria di Moneyval il prossimo luglio). Non ci sarà nessun possibile slittamento riguardo il rapporto finale, che sarà presentato il prossimo luglio alla plenaria dei consulenti europei. Non deve sorprendere nemmeno il ritorno degli esperti Moneyval in Vaticano, dato che tutti gli altri Paesi hanno avuto almeno due e in alcuni casi persino tre “round” di valutazione, mentre Santa Sede e Città del Vaticano hanno avuto solo questo round di valutazioni, che riguarda un impegno di adeguamento di lungo periodo, e non un esame sulla trasparenza-non trasparenza finanziaria da chiudere entro pochi mesi. Sembrano innegabili concreti segnali di apprezzamento per il lavoro sinora qui svolto.