Papa Francesco invita ad evangelizzare

“…nessun genere di crudeltà può distruggere una religione, che si fonda sul mistero della croce di Cristo. La Chiesa infatti non diminuisce con le persecuzioni, anzi si sviluppa, e il campo del Signore si arricchisce di una messe sempre più abbondante, quando i chicchi di grano, caduti a uno a uno, tornano a rinascere moltiplicati.
Dalla divina semente sono nati i due nostri straordinari germogli, Pietro e Paolo. Da essi si é sviluppata una discendenza innumerevole, come dimostrano le migliaia di santi martiri, che, emuli dei trionfi degli apostoli, hanno suscitato intorno alla nostra città una moltitudine di popoli, rivestiti di porpora e rifulgenti da ogni parte di splendida luce, e hanno coronato la chiesa di Roma di un’unica corona ornata di molte e magnifiche gemme”: così si esprimeva san Leone Magno negli scritti per la dedicazione delle basiliche santi Pietro e Paolo.
La solennità della dedicazione delle due basiliche risale al 18 novembre del 333, ovvero la fine dei lavori di costruzione della prima basilica di San Pietro o Basilica costantiniana. Dopo la conquista dell’Oriente da parte di Costantino con la sconfitta del suo rivale Licinio nel settembre del 324, fu proprio lo stesso l’imperatore a voler costruire la basilica sulla tomba dell’apostolo Pietro, come offerta di ringraziamento per il successo ottenuto in battaglia.
Ed in tale giorno, vigilia del viaggio apostolico in Giappone e Thailandia, papa Francesco ha ricevuto in udienza gli aderenti al Servizio per le Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione in occasione del 30^ anniversario della sua nascita:
“Andare, portare frutto e rimanere. E’ questa la chiamata a cui non si può sfuggire quando si incontra il Signore e si viene conquistati dal suo Vangelo. Certo, Gesù non ha detto ai discepoli che avrebbero visto i frutti del loro lavoro. Ha solo assicurato che i frutti sarebbero rimasti. Questa promessa vale anche per noi.
E’ umano pensare che dopo tanto lavoro si desideri anche vedere il frutto del nostro impegno; eppure, il Vangelo spinge verso un’altra direzione”. Il papa ha ricordato che la scelta evangelica è radicale: “Gesù non ha fatto sconti ai suoi discepoli quando ha parlato della radicalità con cui bisogna seguirlo…
Tuttavia, se la nostra fatica per annunciare il Vangelo è totale e ci trova sempre pronti, allora la prospettiva cambia… Tocchiamo con mano tante volte quanto sia grande e infinito l’amore di Dio per noi! Se siamo fedeli e vigilanti, allora Egli ci concede di vedere anche i frutti del nostro lavoro”.
Quindi l’invito a non cedere allo sconforto: “Non stancatevi mai di seguire le strade che lo Spirito del Signore Risorto vi pone dinanzi. Non vi freni alcuna paura del nuovo, e non rallentino il vostro passo le difficoltà che sono inevitabili nella via dell’evangelizzazione.
Quando si è discepoli missionari, allora l’entusiasmo non può mai venire meno! Nella fatica, vi sostenga la preghiera rivolta allo Spirito Santo che è il Consolatore; nella debolezza, sentite la forza della comunità che non permette mai di essere abbandonati a sé stessi”.
Infine il papa ha invitato gli aderenti a ravvivare le parrocchie: “Le nostre parrocchie sono invase da tante iniziative, dove spesso, però, non si incide in profondità nella vita delle persone. Anche a voi è affidato il compito di ravvivare, soprattutto in questo periodo, la vita delle nostre comunità parrocchiali.
Questo sarà possibile nella misura in cui diventano, anzitutto, luogo per ascoltare la Parola di Dio e celebrare il mistero della sua morte e risurrezione. Solo a partire da qui si può pensare che l’opera di evangelizzazione diventi efficace e feconda, capace di portare frutti…
Se abbiamo incontrato Cristo nella nostra vita, allora non possiamo tenerlo solo per noi. E’ determinante che condividiamo questa esperienza anche con gli altri; questa è la strada principale dell’evangelizzazione”.