Verbum Domini: quando il mecenatismo unisce le religioni

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Chi di noi non ha a casa magari quattro o cinque copie della Bibbia? Quella della nonna, un po’ consumata, quelle belle rilegata in cuoio con le lettere dorate, quella più moderna dove abbiamo studiato catechismo, e magari l’ultima traduzione aggiornata e rivista “in lingua corrente”. Ma certo non tutti possono vantare una collezione biblica di più di 50 mila tra testi ed oggetti di ogni epoca e in ogni lingua. E’ la collezione Green, la più ricca raccolta privata al mondo di testi biblici. Una collezione privata nata dalla passione della famiglia di Steve Green, che segue con passione l’ accrescimento della collezione, ma soprattutto moltiplica le iniziative per far conoscere questo patrimonio di storia, fede e cultura. Fino al 15 aprile 150 pezzi in parte della collezione Green insieme ad alcuni manoscritti di altre collezioni private, sono in esposizione in Vaticano al Braccio Di Carlo Magno. La mostra Verbum Domini è un vero evento. Manoscritti, pergamene, volumi e oggetti sono incastonati in ricostruzioni degli ambienti cui appartengono.

A cominciare dalla sinagoga di Dura Europos, la più antica conosciuta ricca di immagini ancora non del tutto decifrate. Si passa poi nelle grotte di Qumran, dove sono stati ritrovati i Rotoli del Mar Morto di cui la mostra offre una perfetta riproduzione. Poi l’Egitto della Septuaginta, e dei Papiri di Ossirinco, un ambiente del monastero di Santa Caterina sul Sinai, dove venne rinvenuta la prima Bibbia quasi completa, il Codex Sinaiticus. i monasteri con i testi miniati fino alla tipografia di Gutenberg completa di una copia funzionante della macchina a stampa. E c’è anche una stanza del castello di Wartburg, dove Lutero in esilio lavorò alla sua traduzione in tedesco della Bibbia. Fino alla traduzione di Re Giacomo che ha permesso al mondo anglosassone di leggere la Sacra Scrittura. La collezione racconta la storia di un libro eccezionale che i cristiani condividono con gli ebrei. E per questo della mostra fanno parte alcuni testi rinascimentali in ebraico decorati in microscrittura. A sostenere il progetto VERBUM DOMINI il cardinale Raffaele Farina, archivista dell’Archivio segreto vaticano e bibliotecario di Santa romana Chiesa, il cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente emerito del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, di mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi e del rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni.

Non si tratta di un evento per collezionisti, quanto di un progetto culturale di ampio respiro come ha spiegato Scott Carroll, direttore della Green Collection e coordinatore della serie di conferenze che accompagnano l’esposizione.Studenti di oltre trenta università collaborano alla ricerca su questi oggetti, sotto la guida di esperti docenti. Illustri professori di tutto il mondo svolgono la funzione di supervisori sui gruppi locali di ricerca. E’ in corso una serie di importantissime conferenze, e sono previste tre pubblicazioni accademiche riguardo alla Green Scholars Initiative, e una pubblicazione-catalogo della Libreria editrice vaticana. Tra gli oggetti in mostra la Stele di Jeselsohn, o rivelazione di Gabriele, una stele di arenaria alta quasi un metro e dal peso di circa 68 chilogrammi scoperta vicino al Mar Morto in Giordania e contenente 87 righe del testo ebraico del I secolo avanti Cristo in cui sarebbe preconizzato l’avvento del Messia. L’idea di fondo è quella di creare un Museo Biblico.

“Questa mostra- spiega Scott Carrol- è la dimostrazione del lavoro di collaborazione interreligiosa delle genti del Libro, e illustra anche che la Bibbia non si è conservata solamente grazie a istituzioni meravigliose o alle Chiese, ma anche grazie a collezionisti privati di tutto il mondo.”

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