Comunicare il Mistero

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La Chiesa cattolica non è una società per azioni o una multinazionale. Non è un partito politico, non è una istituzione internazionale, o una associazione caritativa, una onlus oppure una ong e, che so, una lega per la difesa dei diritti umani. La Chiesa cattolica è il corpo di cui Cristo è il capo, la sposa, la luna che riflette la luce del sole che è Dio, è la Comunione dei Santi attraverso i tempi. E questo cambia tutte le prospettive di chi negli ultimi anni ha letto la storia della Chiesa in chiave politico-storica dimenticando, più o meno volutamente, che cosa davvero è la Chiesa cattolica. E quindi chi è il Papa. La confusione ha radici lontane. Dal Concilio Vaticano II che doveva dare compimento al primo e che ha preso invece un cammino nuovo. Un meraviglioso cammino deviato dalla foga mediatica di chi pensava, attraverso i giornali, di “manovrare” i lavori e i documenti dell’ Assise. E magari lo pensa ancora oggi.

Da allora, in questi 50 anni, le cose di fatto non sono cambiate molto nel campo della comunicazione sulla Chiesa. Anzi, semmai sono peggiorate per un progressivo impoverimento culturale generale, perché siamo tutti immersi nell’era del “pensiero debole”. E perché chi si occupa di informazione sulla Chiesa pensa di farlo pur sapendone pochissimo o nulla, come succede per la politica. Ma il problema non è certo solo questo. C’è anche, bisogna dirlo, una scarsa coscienza comunicativa all’interno della Chiesa cattolica. E questo nonostante il Concilio. Non è tanto una questione di mezzi, radio, tv, internet o social network che siano. É una questione di rapporto con il mondo che con la modernità crede di comprendere solo perché esperisce. Il Mistero che è la Chiesa non si comprende se non se ne conoscono le dinamiche. E del resto, essendo appunto Mistero, non lo si comprende mai del tutto se non con la fede.

Questo non vuol dire che solo i credenti si possono occupare di informazione sulla Chiesa cattolica. Molti “cattivi esempi” vengono da credenti dichiarati. Piuttosto ci vuole un certo atteggiamento nei riguardi di ciò che accade in seno ad una realtà – Mistero che sfugge alle regole comuni del tempo. Anche per raccontare se stessa. Se da un lato il comunicatore deve entrare in un certo mondo, metodo, Mistero, dall’altro il fedele, il prete, il vescovo, il Papa, deve tenere conto della realtà mondana e conoscerne le tecniche e le dinamiche. L’esempio migliore viene proprio dai due ultimi Pontefici.

Giovanni Paolo II con la sua azione carismatica ha aperto un rapporto quasi torrenziale con i media creando una massa di informazioni che andavano lette alla luce del Mistero, ma che spesso erano solo rese come slogan. Benedetto XVI ha fatto un altro passo avanti scrivendo libri, facendosi intervistare e abbassando i toni comunicativi per dare spazio alla riflessione. Ma anche in questo caso invece di concentrarsi sui contenuti si è preferito guardare alla confezione virando la comunicazione al pettegolezzo tanto diffuso nei media e dimenticando che la Chiesa cattolica non è la Curia romana.

Trovare l’equilibrio non è compito da poco. Ne’ dall’una ne’ dall’altra parte. Ma la cosa da non dimenticare è soprattutto una: la Chiesa è un Mistero e non si può comunicare un mistero se non rispettandolo. Nei fatti e nelle persone. Che si tratti del Papa o di un semplice fedele nell’ultima parrocchia del mondo.

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