Bagnasco spiega la dottrina sociale ai politici italiani

Condividi su...

“Provo una grande emozione per la benevolenza e la fiducia che il Santo Padre mi ha dimostrato anche questa volta sia a me che a tutto l’episcopato”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, riferendosi al nuovo mandato che gli è stato conferito ieri mattina da Benedetto XVI, per un altro quinquennio alla presidenza della CEI, ha aperto in serata alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma l’incontro in preparazione alla Santa Pasqua con i politici, promosso dal cappellano di Montecitorio monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo eletto per la diocesi di Roma, tenendo una relazione sul tema “La questione antropologica, nella dottrina sociale della Chiesa”. E parlando delle priorità del suo rinnovato incarico, il porporato ha sottolineato “la volontà di continuare la presenza e la vicinanza delle parrocchie, dei nostri operatori e delle nostre mense, alle necessità della gente in questo momento di particolare difficoltà. Inoltre è necessario intensificare assieme all’ evangelizzazione, l’educazione della persona umana e in particolare dei giovani”.

Diversi i politici presenti all’ appuntamento, da Gaetano Quagliariello, Maurizio Gasparri e Maurizio Sacconi per il Popolo delle Libertà, a Rocco Buttiglione e Francesco Rutelli accompagnato dalla moglie, la giornalista Barbara Palombelli per il Terzo Polo, a Pierluigi Castagneti e Andrea Sarubbi per il Partito Democratico. Non c’era invece nessuno dei ministri in quanto trattenuti in aula per dei lavori. Il cardinale nella sua relazione, ha sottolineato che al centro della dottrina sociale della chiesa c’è la dignità dell’uomo, che della società rappresenta il vertice e il valore più alto. “La dignità della persona – ha spiegato – costituisce un principio unitario, perché in grado di far convergere verso una medesima finalità interventi in ambiti diversi e apparentemente indipendenti tra loro. Lo sviluppo sarà autentico solo se avrà l’uomo come riferimento primario, e se dell’uomo terrà presenti tutte le dimensioni costitutive, senza trascurarne alcuna.”. E il cardinale ha sottolineato che la società attuale genera e favorisce soprattutto l’individualismo della persona, che poi si traduce in disinteresse per la cosa pubblica, fino a forme di disimpegno o di ingiustizia. “Ma l’individualismo genera solitudine! Ne vediamo purtroppo i frutti nella piaga dell’evasione fiscale e nell’impiego a fini personali di beni pubblici; nella corruzione e nell’indifferenza verso i poveri.”

Ecco quindi la necessità di sostenere la famiglia perché in essa c’è una esemplificazione del bene comune. E il cardinale a questo proposito ha espresso la sua perplessità sulla proposta dell’ abolizione del riposo della domenica. “Non favorire o addirittura impedire che durante la settimana si indebolisca il momento in cui la famiglia si ritrova in tempi più distesi, per ricostruire se stessa e le sue relazioni, vuol dire indebolire la famiglia e quindi attentare alla società”. E di li anche il richiamo al riconoscimento del valore della vita umana. “L’apertura alla vita, è al centro del vero sviluppo e una cultura che sappia apprezzare il dono dei figli e accoglierli come una benedizione sarà più capace di volgersi al futuro, guardando ad esso con fiducia. Il nostro Paese, al contrario, vive un preoccupante calo delle nascite, che mi ha spinto a parlare di “suicidio demografico”, cioè il suicidio di una Nazione che non guarda avanti perché ha paura del futuro; che vede aumentare rapidamente l’età media dei suoi cittadini, creando problemi di ordine economico e sociale a medio e lungo termine”.

Il cardinale Bagnasco ha toccato anche diversi temi politici come la tutela della vita nei suoi stadi terminali, ricordando che un malato grave continuativo chiama in causa non solo la famiglia ma l’intera società, e una politica più umana per l’accoglienza degli immigrati. “La questione dell’immigrazione ci pone davanti alla sfida del pluralismo, invitandoci a vedere nella diversità dell’altro un’opportunità di crescita e non solo un limite; e ci impone di ricordare il principio della comune destinazione dei beni, affidati non solo ad alcuni, ma a tutti gli uomini, e che per questo devono essere ripartiti in modo più equo”. E nella conclusione, il porporato ha citato L’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI “La verità dell’uomo è in ultima istanza racchiusa nella carità – ha spiegato- A chi compie l’alta forma di servizio della politica, spetta per primo il compito di assumere questa prospettiva sulla società, facendo della carità il principio ispiratore del proprio agire, oltre che delle proprie scelte politiche. Se la logica del dono non appartiene al superfluo della vita, ma al cuore quotidiano e duro dell’esistenza perché nulla sia arido e privo di anima, ciò vale innanzitutto per chi ha scelto la politica come forma di vita a servizio del Paese.”

 

151.11.48.50