8 marzo: associazioni per la dignità delle donne
L’Europa comunitaria conta 257 milioni di donne e 245 di uomini, ossia 105 donne ogni 100 maschi. Le femmine sono il 15% più numerose dei maschi tra la popolazione dei paesi baltici, mentre in alcuni paesi, come Svezia, Cipro, Lussemburgo e Malta, i due sessi sono numericamente in parità. Lo rivela Eurostat, che dedica una ricerca statistica ai due sessi alla vigilia della Giornata internazionale della donna. Da questi dati Eurostat, riferiti al 2011, si scopre che nella popolazione Ue con oltre 65 anni le donne sono quasi il 40% in più degli uomini: in Lettonia ci sono 208 donne con oltre 65 anni su 100 uomini; in Estonia 204, in Lituania 197; in Svezia la popolazione anziana vede 123 donne per 100 uomini. Dalla lettura si scopre che “la proporzione di donne minacciate dalla povertà o dall’esclusione sociale è sempre superiore a quella degli uomini”. Ma il vero dramma della donna avviene fuori il continente europeo, soprattutto in Africa ed in Asia.
L’organizzazione medico-umanitaria MSF ricorda che ancora troppe donne muoiono di parto quando si tratta di morti facilmente evitabili. Il rapporto, ‘Mortalità materna: una crisi evitabile’, conferma che fornire cure ostetriche d’urgenza a donne in stato di gravidanza durante crisi umanitarie acute o croniche può salvare loro la vita. Il rapporto esamina la situazione delle donne incinte in 12 paesi dove MSF lavora, fra cui Pakistan, Somalia, Sud Sudan e Haiti, e sottolinea la necessità di una maggiore assistenza medica d’urgenza, soprattutto in caso di complicazioni, come spiega Kara Blackburn, esperta di salute materna per MSF:
“Nel mondo, il 15% delle donne incinte affronta complicazioni che mettono a rischio la loro vita e quella del loro figlio. Queste donne hanno bisogno di avere accesso a cure ostetriche d’urgenza di qualità, non importa se abitano a Londra, Roma, Port-au-Prince o Mogadiscio. La realtà è la stessa nel moderno ospedale di una metropoli o in una zona di conflitto, in un campo rifugiati o sotto un rifugio di plastica dopo un devastante terremoto”. Ogni giorno, circa 1.000 donne muoiono durante il parto o per complicazioni legate alla gravidanza (secondo l’OMS), una ogni 90 secondi. Con il sostegno di ostetriche qualificate e l’accesso a strutture appropriate e a farmaci, le vite di queste donne e dei loro bambini possono essere salvate. Il parto è il momento più critico per la salvaguardia della vita di madre e bambino perché la maggior parte dei decessi avviene proprio subito prima, durante o subito dopo il parto, sopratutto per complicazioni che non si possono prevedere. MSF è un’organizzazione medica d’emergenza e come tale lotta per incidere nel modo più significativo e rapido nella riduzione della mortalità materna nel corso di crisi umanitarie, e ha investito significativamente nello sviluppo tecnico e logistico per fornire cure ostetriche d’urgenza salvavita.
Anche il Coordinamento di associazioni solidarietà e cooperazione Cipsi dedica l’8 marzo alle donne africane; Guido Barbera, presidente del Cipsi, sottolinea che: “Le donne africane rappresentano il 70% della forza agricola del continente, che producono l‘80% delle derrate alimentari e ne gestiscono la vendita per il 90%. Nel continente africano le donne provvedono per il 90% alla produzione di mais, riso, frumento facendo la semina, irrigando, applicando fertilizzanti e pesticidi, mietendo e trebbiando. A tutte quelle donne che stanno sostituendo le spese militari con spese per l’educazione, come succede nella Liberia del premio Nobel Johnson Sirleaf. A tutte le donne che nelle zone rurali dell’Africa si fanno carico della sopravvivenza quotidiana a partire dalla raccolta dell’acqua: un viaggio andata e ritorno dalla sorgente che dura in media un’ora e mezza”.
In questo giorno storicamente dedicato alle donne il Cipsi chiede che “vengano raccontate anche dai grandi media le storie delle donne africane comuni, che come milioni di formichine a piedi scalzi e mani nude combattono ogni giorno le loro lotte per la vita e il futuro”. Proprio per questo è stato lanciato un social network tematico sull’Africa, www.walkingafrica.info. Invece Amnesty International dedica la Giornata alle donne protagoniste delle rivolte del Medio Oriente e dell’Africa del Nord: “In tutta l’area del Medio Oriente e dell’Africa del Nord, le donne sono una forza ispiratrice del cambiamento e sfidano regimi repressivi per difendere i diritti umani fondamentali e promuovere le riforme e l’uguaglianza.
Amnesty International esprime solidarietà a queste donne coraggiose e sostiene la loro lotta per i diritti umani e la libertà. Vogliamo che sappiano che il mondo intero è con loro in questo momento storico. Amnesty International continua a stare dalla parte delle donne che in Medio Oriente e in Africa del Nord lottano per i diritti umani e in particolare per il diritto a partecipare agli sviluppi politici su base di uguaglianza, mentre si apre la via del cambiamento in tutta la regione”. Ed un movimento di donne egiziane chiedono la realizzazione della “parità tra tutti i cittadini, donne e uomini, in tutte le disposizioni della Costituzione e delle leggi, e garantire la loro applicazione attraverso la creazione di meccanismi per assicurare la loro attuazione e per monitorare le violazioni delle leggi”.