Dove, se non ad Aquino… può rivivere lo spirito di Tommaso?
“Dove, se non ad Aquino, lo studio della nostra religione, anche nella forma elementare e popolare con cui la presentiamo, ma forma necessaria e sapiente, dove deve essere tenuto in onore e deve essere compiuto da tutti con particolare impegno? Se non siete fedeli voi, agli insegnamenti e all’eredità di sapienza, di studio e di comprensione della Rivelazione di Dio di cui il maestro Tommaso è stato diffusore e testimone, chi lo deve essere? Se non siete voi i primi discepoli di San Tommaso d’Aquino, gli altri che possono dire?” È il 14 settembre 1974. E queste sono le parole che Paolo VI rivolge agli abitanti di Aquino. E’ arrivato nel paese dopo una giornata passata nei luoghi tomisti, per celebrare il settecentenario della morte del Doctor Angelicus. Da Aquino, Tommaso scrisse l’ultima lettera autografa per l’abate di Montecassino Bernardo Ayglerio, mentre si dirigeva al Concilio di Lione del 1274 – e proprio durante quel viaggio Tommaso morì. Quando Paolo VI arriva trova ad accoglierlo, davanti la cattedrale, una folla incredibilmente affettuosa. Allora mette da parte i fogli del discorso, e parla a braccio.
Le parole di Paolo VI risuonano ad Aquino anche oggi. C’è un gruppo di giovani che da quel discorso ha preso ispirazione. Ha creato un Circolo dedicato a San Tommaso. Ha ottenuto l’appoggio della diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo e del Progetto Culturale della Cei. Ha avuto la benedizione del Pontificio Consiglio della Cultura presieduto dal cardinal Gianfranco Ravasi. Hanno bandito un concorso internazionale dedicato a San Tommaso, intitolato Veritas et Amor. 3 mila euro di borsa di studio per una tesi o monografia che attualizzi il pensiero di Tommaso (sezione cultura) e 3 mila euro per un’opera d’arte ispirata al pensiero di Tommaso (sezione arte). Quest’anno, ha vinto per la sezione arte Giulia Zincone, artista romana di 22 anni, con una scultura in ferro e legno intitolata “Natura”. Per la sezione cultura, il premio è andato a Ignacio A. Silva, uno studioso argentino dell’università di Oxford, per un lavoro su Divine Action in Nature. Thomas Aquinas and the Contemporary Debate.
Quest’anno, il Circolo San Tommaso d’Aquino conferisce anche la Fiaccola d’Oro, un premio ispirato alla visione che la madre di San Domenico ebbe quando diede alla luce il santo: un cagnolino che teneva tra le fauci una fiaccola fiammeggiante, e correva illuminando il mondo. Sarà conferita Antonio Fazio, governatore emerito della Banca d’Italia. Un uomo delle Alte Terre di Lavoro, che alla solidità del pensiero economico, unisce la passione per Tommaso. E che oggi parlerà di “Crisi, sviluppo e bene comune”.
Di “bene comune” aveva parlato anche Tommaso, nel trattatello De regimine principum, una risposta al re di Cipro che gli aveva chiesto come governare. “Quando gli uomini – scrive Tommaso – vedono che il bene comune non è sotto il potere di uno solo, se ne occupano non come se fosse di un altro, ma come cosa propria. Perciò una città amministrata da magistrati annui è più potente di un re che possiede tre o quattro città”. È un principio cardine della Dottrina Sociale della Chiesa, la sussidiarietà.
Spiega Marcelo Sànchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze che ogg concluderà la cerimonia di premiazione ad Aquino: “Tutta la Dottrina Sociale gira intorno ai concetti che ha messo in gioco Tommaso: il bene comune, la persona umana – che, come dice in molti testi Tommaso e non solo nella Summa, è il punto più alto di tutta la natura, perché è un atto di essere in una forma sussistente – e il concetto di giustizia. E sul concetto di giustizia si ispira a Sant’Agostino: ‘Cos’è una città dove non c’è giustizia, se non una banda di briganti’. Un testo che è stato citato anche recentemente da Benedetto XVI. Se non c’è giustizia, la forma in cui gli uomini convivono è portata alla vendetta. La giustizia è, come dice San Tommaso, il primo atteggiamento della coscienza sociale. Egli, per esempio, parla di giustizia quando dice della legge naturale, e spiega che abbiamo in comune con tutti gli esseri la perseveranza nel sussistere, con gli animali l’alimentazione, la procreazione e l’educazione e, come nostra peculiare caratteristica, conoscere la verità di Dio e vivere in giustizia con gli altri. In fondo, la giustizia non è un’invenzione dei socialisti o marxisti o i teologi della liberazione. Come anche altri concetti sono di origine cristiana che poi si sono secolarizzati. Per esempio, quando parliamo di sussidiarietà, dobbiamo ricordarci che è un concetto che ha formulato Pio XI che ha avuto successo nella costituzionetedesca e che, in ultima analisi, viene da Tommaso come parte della giustizia. Così come la solidarietà: la definizione che ne dà Giovanni Paolo II è tipicamente tomista”.
Eccola, una delle tante attualità di Tommaso d’Aquino. Una attualità che Paolo VI conosceva bene. E infatti ad Aquino parlò da tomista, da persona che respirava e studiava il pensiero di Tommaso. Quando era ancora monsignor Montini, aveva fondato il Movimento Laureati di Azione Cattolica. E ogni settimana faceva leggere ai membri di questo movimento la Summa Theologica di San Tommaso, come base della loro formazione. È la stessa epoca in cui il filosofo francese Jacques Maritain pubblica “Umanesimo integrale”, che Montini fa tradurre. Perché Paolo VI seguiva questi sviluppi, conosceva direttamente Tommaso e si vede. “Infatti – chiosa Sànchez Sorondo – tante immagini che usa nelle sue magnifiche omelie e documenti sono profondamente tomiste.