Le prediche di Quaresima per il Papa e la Curia dedicate ai giganti della fede

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Iniziano domani le Prediche per la Quaresima 2012 della Prefettura della Casa Pontificia tenute da Padre Raniero Cantalamezza, O.F.M. Quest’ anno la riflessione parte da una frase della Lettera agli Ebrei: “«Ricordatevi dei vostri capi e imitatene la fede» (Ebrei 13, 7). I Padri della Chiesa, maestri di fede”. L’appuntamento per il Papa e i suoi collaboratori è nella Cappella «Redemptoris Mater» alle ore 9 nei venerdì di Quaresima: 9, 16, 23, 30 marzo 2012. In preparazione all’anno della fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI (12 ottobre 2012 – 24 novembre 2013), le quattro prediche di Quaresima si propongono di attingere slancio e ridare freschezza al nostro credere, mediante un rinnovato contatto con i «giganti della fede» del passato.

Un modo per mettersi ogni volta alla scuola di uno dei «quattro grandi dottori della Chiesa orientale» – Atanasio, Basilio, Gregorio Nazianzeno e Gregorio Nisseno – per vedere cosa ognuno di essi dice a noi oggi a proposito del dogma di cui è stato il campione; rispettivamente: la divinità di Cristo, lo Spirito Santo, la Trinità e la conoscenza di Dio. “I Padri sono una struttura stabile della Chiesa, e per la chiesa di tutti i secoli adempiono ad una funzione perenne. La Chiesa non si stanca di ritornare ai loro scritti – pieni di sapienza e incapaci di invecchiare – e di rinnovarne continuamene il ricordo” (Giovanni Paolo II). I Giganti della Fede “Il ritorno ai Padri della Chiesa fa parte di quella risalita alle origini cristiane, senza la quale non sarebbe possibile attuare il rinnovamento biblico, la riforma liturgica e la nuova ricerca teologica au spicata dal Concilio Ecumenico Vaticano II.

Testimoni della fede dei primi secoli, essi sono vitalmente inseriti nella Tradizione che deriva dagli Apostoli. Essi furono per lo sviluppo della Chiesa quello che erano stati gli Apostoli per la sua nascita. I Padri sentirono la necessità di adattare il messaggio evangelico alla mentalità dei loro contemporanei e di nutrire con l’alimento delle verità della Fede se stessi e il popolo di Dio. Ciò fece sì che per essi catechesi, teologia, Sacra Scrittura, liturgia, vita spirituale e pastorale si congiungessero in una unità vitale, e che le loro opere non parlassero soltanto all’intelletto, ma a tutto l’uomo, interessando il pensare, il volere, il sentire. Essi ebbero in più una sovrabbondante ricchezza di spirito cristiano, derivata dalla loro personale santità, per cui alla loro scuola la Fede non si accontenta di pure elucubrazioni intellettuali, ma facilmente si accende anche di senso mistico” (Paolo VI).

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