Il Segretario del Sinodo: la secolarizzazione colpisce anche i paesi del primo annuncio

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La macchina del Sinodo dei Vescovi sta lavorando perché la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà nei giorni 7-28 ottobre 2012, sia una vera occasione di incontro. Nella riunione del 16 febbraio scorso il Segretario Generale Mons. Nikola Eterović ha ricordato che il tema è in perfetta continuità con quello che si discusse nella III Assemblea Generale Ordinaria che dal 27 settembre al 26 ottobre 1974 discusse della evangelizzazione nel mondo moderno. Vescovi e cardinali hanno lavorato su un ordine del giorno molto preciso, a partire dall’esame della bozza dell’Instrumentum laboris. Si è parlato della struttura letteraria del testo e di chi sono i destinatari della nuova evangelizzazione, come di chi è oggi è il cristiano, che relazione ha con il Vangelo e con Gesù Cristo. Che ruolo ha la fede nella società oggi, si sono chiesti nella riunione cardinali è vescovi, e che cosa è la “infecondità dell’evangelizzazione attuale” in un contesto culturale che rende difficile la trasmissione della fede? Tutti puntano sulla famiglia “luogo originario della trasmissione della fede” dove i giovani imparano “contenuto” e “prassi” della fede cristiana.

Il vescovo croato Nikola Eterovic che ha guidato la riunione, è Segretario Generale del Sinodo dal 2004. Ha guidato lo svolgimento di due assemblee ordinarie e due continentali e il prossimo è il suo quinto Sinodo. L’arcivescovo Eterovic ha accompagnato il Papa in Africa e a Cipro per la consegna dei documenti post sinodali, i testi pontifici che nascono dalle proposte dei padri sinodali, i vescovi che rappresentano la Chiesa di tutto il mondo. Ci spiega come avviene la scelta del tema delle Assemblee sinodali.

 

“Prima di decidere il tema a nome del Santo Padre ho scritto a tutte le conferenze espiscopali del mondo a tutte le Chiese orientali cattoliche, 113 conferenze episcopali , 13 Chiese orientali, 26 discasteri della curia romana e le unioni dei superiori generali per chiedere di proporre tre temi che secondo loro siano attuali e dovrebbero essere trattati, e la maggioranza ha sottolineato il problema della trasmissione della fede che è un problema moto attuale in tutto il mondo. Poi nel dialogo con il Santo Padre lui ha voluto scegliere questo tema e inserirlo nel quadro della nuova evangelizzazione. L’ idea era: durante il pontificato di Giovanni Paolo II si è parlato tanto di Nuova evangelizzazione, ecco allora non perdiamo questo ricco insegnamento, vediamo che cosa intendeva il Papa precedente e vediamo l’attualità di questo messaggio e per la Chiesa di oggi.”

Come?

Noi abbiamo come Sinodo dei vescovi il Consiglio Ordinario di 15 membri, 12 sono stati eletti direttamente nella ultima assemblea del 2008 e tre sono nominati dal Papa. A questo Consiglio ordinario è stato associato il presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, e lui ha già partecipato alla nostra riunione di novembre e febbraio, per studiare il testo dell’ Istrumentum laboris che sarà l’ordine del giorno della Assemblea Sinodale di ottobre. L’ Istrumentum Laboris sarà la sintesi delle risposte che stiamo ricevendo da novembre scorso. “I vescovi – dice Eterovic- hanno risposto molte bene, quello che colpisce di più è che il tema interessa davvero tutta la Chiesa non solo le Chiese dei paesi più secolarizzati ma anche quelle del Terzo Mondo, dei paesi in via di sviluppo, e questo è forse un effetto anche della globalizzazione e dell’influsso positivo e negativo di certe idee che dai paesi più sviluppati poi si diffondono nel mondo intero. Il tema è più sentito nei paesi della così detta cultura occidentale, ma si nota anche nei paesi dell’ Africa o dell’ Asia e dell’ America Latina.

Cioè in alcuni paesi dove è in corso la prima evangelizzazione?

Facendo riferimento al magistero di Giovanni Paolo II di cui il cardinale Ratzinger era uno dei principali collaboratori, siamo tornati alla nota sulla evangelizzazione fatta dalla Congregazione per la dottrina della Fede in cui si distinguono tre elementi nella evangelizzazione. Quella regolare, che si è sempre fatta nella Chiesa e che si continuerà a fare, poi la evangelizzazione ad gentes, che sono le attività missionarie e possiamo dire il primo annuncio, e poi la nuova evangelizzazione che riguarda teoricamente soprattutto coloro che si sono allontanati dalla Chiesa, o si potrebbe dire con uno slogano sono persone battezzate ma non sufficientemente evangelizzate. Ovviamente nella realtà dei nostri paesi Occidentali queste tre categorie si interscambiano, per fare nuova evangelizzazione, per avvicinare i più lontani bisogna che le nostre comunità siano più dinamiche e anche la pastorale e la evangelizzazione normale deve avere un nuovo slancio e per avere dei missionari le nostre comunità devono essere vivaci e poi le missioni devono ritrovare a loro volta uno slancio.

Insomma la nuova evangelizzazione non è semplicemente un rievangelizzare, ma un pensare diversamente una pastorale nuova per le nuove esigenze?

Si certo, come trasmettere la fede all’uomo di oggi. Il messaggio della fede è sempre lo stesso , Gesù Cristo,i Vangeli , ma si deve trovare il linguaggio, il modo. Molti vescovi infatti hanno sottolineato l’importanza dei media, delle nuove tecnologie e che la Chiesa che già le adopera, si ma dobbiamo fare di più, ma senza dimenticare l’aspetto essenziale che è l’aspetto personale tra chi annuncia e chi riceve l’annuncio. E in questo molti sottolineano l’importanza dei laici in questa opera. Si rivaluta il ruolo della parrocchia come comunità delle comunità, una parrocchia che assicura una vita regolare, sacramentale e liturgica, ma che accoglie anche altre realtà, magari di volontariato, di lettura biblica o magari che un gruppo di preghiera che si riunisce un palazzo che faccia riferimento alla parrocchia. Il parroco deve coordinare tutta questa varietà di iniziative pensando anche alle persone che si sono allontanate, pensando magari a conferenze, incontri culturali o accademici. Seguendo il Concilio e la Christifidels liaci, ogni cristiano è chiamato ad essere testimone e missionario.

Come relatore è stato scelto l’arcivescovo di Washington il cardinale Wuerl, perché?

É un vescovo del mondo Occidentale che vive molto la secolarizzazione, e anche per dare importanza al continente americano, il Sinodo sull’ America lo ha reso un continente unico, ma in effetti c’è molta varietà di situazioni. Poi lui è un ottimo catechista, autore di un conosciutissimo catechismo in lingua inglese ed è già molto impegnato nel campo della nuova evangelizzazione, così si è voluta dare una prospettiva pastorale.

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