Papa Francesco ai lasalliani: educare i giovani nella vita

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‘Un cuore, un impegno una vita’ è lo slogan dell’Anno giubilare lasalliano, apertosi lo scorso novembre per i 3.652 fratelli delle scuole cristiane, i religiosi uniti dalla regola e dal carisma del fondatore san Giovanni Battista de La Salle, sacerdote ed educatore francese scomparso a Rouen il 7 aprile 1719. Infatti nella ricorrenza dei 300 anni dalla sua morte, papa Francesco ha concesso l’Anno Giubilare Lasalliano, che terminerà il 31 dicembre.

Primo di dieci figli di una famiglia nobile, Giovanni Battista de La Salle nasce il 30 aprile del 1651 a Reims, nord-est della Francia. A 27 anni è sacerdote e dopo una serie di incarichi nella diocesi di origine, collabora anche all’attività delle scuole fondate da Adriano Nyel, un laico votato all’istruzione popolare: “La vostra fede è così forte da riuscire a commuovere il cuore dei vostri alunni e a ispirare in essi lo spirito cristiano? E’ il più grande miracolo che possiate fare e l’unico che Dio vi domanda, perché questo è il vero scopo del vostro ministero”.

Per insegnare adotta un metodo: abolire il latino e inserire la lingua francese. Contemporaneamente si preoccupa di formare altri maestri fino a quando, nel 1680, fonda la comunità dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Con loro inizia ad aprire altre scuole ed 8 anni più tardi, saranno chiamati ad insegnare a Parigi dove, in un solo anno, i loro allievi supereranno il migliaio:

“Gli alunni che dovete istruire sono poveri, amateli teneramente (…) seguendo l’esempio del Signore. (…) E’ soprattutto di essi che Dio vi ha incaricato, è ad essi, perciò, che dovete annunciare le verità del Vangelo”.

E’ con le parole scritte da fratel Gerard Rummery che si può comprendere l’ampiezza della sua opera: “Giovanni Battista de La Salle è vissuto e morto da sacerdote cattolico nella Francia del XVII secolo, senza aver mai lasciato il suo paese natale; ma la sua spiritualità va ben al di là della cultura in cui ha avuto origine.

Oggi, ci sono persone che hanno scelto di lavorare per una scuola lasalliana non condividendo necessariamente il patrimonio cristiano in cui le opere stesse sono state fondate. Tra queste persone, ci sono cristiani di riti diversi, mussulmani, buddisti, indù, confucianisti o scintoisti, seguaci di religioni tradizionali o di nessuna.

La maggior parte di queste sono d’accordo con i principi di base delle opere lasalliane, quali la gratuità, la compassione o anche i rapporti che si stabiliscono tra le persone e che quindi esprimo una spiritualità. Ciò è particolarmente vero quando essi possono constatare che le opere lasalliane tentano di salvare i giovani dalle conseguenze di una povertà strutturale, con lo scopo di prepararli a vivere una vita più dignitosa, degna degli esseri umani”.

E ricevendo in udienza la comunità della congregazione lasalliana papa Francesco ha esaltato la visione della scuola del suo fondatore: “Il suo esempio e la sua testimonianza confermano l’originale attualità del suo messaggio per la comunità cristiana di oggi, illuminando la via da seguire.

Egli fu innovatore geniale e creativo nella visione della scuola, nella concezione dell’insegnante, nei metodi di insegnamento. La sua visione della scuola lo portò a maturare sempre più chiaramente la persuasione che l’istruzione è un diritto di tutti, anche dei poveri. Per questo non esitò a rinunciare al canonicato e alla sua ricca eredità di famiglia, per dedicarsi interamente all’istruzione del ceto sociale più basso.

Diede vita ad una comunità di soli laici per portare avanti il suo ideale, convinto che la Chiesa non può mantenersi estranea alle contraddizioni sociali dei tempi con cui è chiamata a confrontarsi. Fu questa convinzione che lo portò ad istituire una esperienza originale di vita consacrata: la presenza di religiosi educatori che, senza essere sacerdoti, interpretassero in modo nuovo il ruolo di ‘monaci laici’, immergendosi totalmente nella realtà del loro tempo e contribuendo così al progresso della società civile”.

Quindi ha ‘creato’ una nuova figura di insegnante: “Il contatto quotidiano con il mondo della scuola maturò in lui la consapevolezza di individuare una nuova concezione dell’insegnante. Era convinto, infatti, che la scuola è una realtà seria, per la quale occorre gente adeguatamente preparata; ma aveva davanti agli occhi tutte le carenze strutturali e funzionali di una istituzione precaria che necessitava di ordine e forma.

Intuì allora che l’insegnamento non può essere solo un mestiere, ma è una missione. Si circondò pertanto di persone adatte alla scuola popolare, ispirate cristianamente, con doti attitudinali e naturali per l’educazione. Consacrò ogni energia alla loro formazione, diventando lui stesso esempio e modello per loro, che dovevano esercitare un servizio al tempo stesso ecclesiale e sociale, e adoperandosi alacremente per promuovere quella che lui definiva la dignità del maestro”.

E compì importanti riforme scolastiche: “Nell’intento di dare risposte concrete alle istanze del suo tempo nel campo della scuola, Giovanni Battista de La Salle intraprese audaci riforme dei metodi di insegnamento. In ciò fu mosso da uno straordinario realismo pedagogico… Egli sognava una scuola aperta a tutti, per questo non esitò ad affrontare anche le necessità educative estreme, introducendo un metodo di riabilitazione attraverso la scuola e il lavoro.

In queste realtà formative diede inizio ad una pedagogia correttiva che, in contrasto con l’uso dei tempi, portava tra i giovani in punizione lo studio e il lavoro, con attività di artigianato, anziché la sola cella o le frustate”.

Infine li ha invitati a seguire la ‘strada’ del santo: “La sua figura, sempre tanto attuale, costituisce un dono per la Chiesa e un prezioso stimolo per la vostra Congregazione, chiamata a una rinnovata ed entusiastica adesione a Cristo. Guardando al Maestro divino, potete con maggiore generosità operare al servizio della nuova evangelizzazione in cui tutta la Chiesa è oggi impegnata.

Le forme dell’annuncio del Vangelo richiedono di essere adeguate alle situazioni concrete dei diversi contesti, ma ciò comporta anche uno sforzo di fedeltà alle origini, affinché lo stile apostolico che è proprio della vostra Famiglia religiosa possa continuare a rispondere alle attese della gente. So che questo è l’impegno che vi anima e vi esorto a camminare con coraggio in tale direzione”.

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