Dolan fa catechismo ai cardinali
Che Timothy Dolan sia un catechista lo si capisce subito. Il suo discorso di venerdì mattina per i cardinali riuniti insieme al Papa è un vero discorso da parroco. Ironia e semplicità a cominciare dal suo “italiano da bambino” come ha detto alla fine del suo intervento che è lo spunto per dire: abbiamo bisogno di dire di nuovo come un bambino la eterne verità, la bellezza la semplicità di Gesù e della sua Chiesa. La Chiesa è sempre missionaria, dice, e se cambiano modi, tempi e luoghi non cambia però la sostanza del messaggio: la persona di Gesù, che è verità. Missionari ed evangelizzatori allora sono tutti i battezzati. Dolan riprende i testi del Concilio e ricorda che la formazione, quella catechetica di base, è carente anche tra i credenti.Non può dare nulla chi non ha nulla da dare. E oggi la missione non è certo solo geografica. L’ arcivescovo di New York ripropone la lettura del concetto di “nuova evangelizzazione” di Giovanni Paolo II. Dopo il Concilio il confronto non è più tra Stato e Chiesa, ma tra fede e cultura.
E per evangelizzare la cultura serve una ri-evangelizzazione ad intra. Missione ad gentes, nuova evangelizzazione e cura pastorale sono tre elementi che si intrecciano e si completano nella “missione” che è la Chiesa. Dolan ricorda che anche durante “l’incoraggiante” Sinodo sull’ Africa si è sentito parlare nelle terre considerate di missione primaria del bisogno di nuova evangelizzazione. La sfida è quella posta dal secolarismo, che Dolan descrive con le parole di Benedetto XVI: una minaccia che si presenta in seno alla Chiesa e snatura in profondità la fede cristiana. Ma Dolan è ottimista. Vede aneliti alla fede anche nei luoghi per “tradizione” definiti secolarizzati. Mass media, finanza, politica, arte, in tutti questi luoghi in effetti c’è una “innegabile apertura alla trascendenza del divino”. Ottimista Dolan che dice: “anche in una persona che si vanta di aderire al secolarismo e di disprezzare le religioni, ha dentro di sé una scintilla d’interesse nell’aldilà, e riconosce che l’umanità e il creato sarebbero un enigma assurdo senza un qualche concetto di ‘creatore’.” Racconta la trama del film The Way in cui un padre completa il “cammino” del figlio morto verso Compostella. E conclude che tutti cercano Dio anche ancora oggi . É questo il primo punto fermo della sua riflessione. Poi dice ai 133 presenti in aula compreso il Papa che la Chiesa deve riprendere fiducia.
“Dopo il Concilio, la bella notizia era che il trionfalismo nella Chiesa era morto. Ma, purtroppo anche la fiducia!” Esclama con vivacità. Del resto la Dio disseta il cuore umano con una Persona: Gesù. “E’ l’amore di una Persona, un rapporto personale che è all’origine della nostra fede.” Una persona che è la verità. Ma come far conoscere questa persona se dobbiamo affrontare la sfida di un analfabatismo catechetico? Insomma la fede è quella che si trasmette nella Chiesa , Gesù e verità ma anche via e “La Via di Gesù è all’interno e attraverso la Sua Chiesa che come una Madre Santa che ci dona la Vita del Signore.” E, aggiunge, “la Chiesa non ha una missione, come se la “missione” fosse una cosa tra molte che la Chiesa fa.No, la Chiesa è una missione, e ciascuno di noi che riconosce Gesù come Signore e Salvatore dovrebbe interrogarsi sulla efficacia propria nella missione.” E e se l’evangelizzatore deve essere un testimone gioioso, e non accigliato, ricordando che la Chiesa “ è fondamentalmente un sì!, non un no!” deve anche ricordarsi che la la Nuova Evangelizzazione, è un atto di amore, di Caritas.
E che a volte richiede il martirio. “Oggi, tristemente, abbiamo martiri in abbondanza” ricorda e ringrazia quell’ “ecumenismo nel martirio.” che permette la testimonianza vera. “Siamo anche molto fieri di essi, ci vantiamo in essi e annunciamo la loro suprema testimonianza al mondo.”