Siria: assalto ai cristiani

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Domenica scorsa, dopo la recita dell’Angelus, papa Benedetto XVI ha manifestato la propria ‘apprensione’ per ‘i drammatici e crescenti episodi di violenza in Siria’ che negli ultimi giorni ‘hanno provocato numerose vittime’: “È urgente rispondere alle legittime aspirazioni delle diverse componenti della Nazione, come pure agli auspici della comunità internazionale, preoccupata del bene comune dell’intera società e della Regione”.


Facendo proprie le parole del Papa, mons. Antonie Audo, vescovo caldeo di Aleppo, ha riferito ad Asianews la grave situazione dei cristiani: “La comunità internazionale deve favorire il dialogo fra le varie realtà, non alimentare lo spirito di vendetta. Appoggiare una fazione contro l’altra trasformerà la Siria in un nuovo Iraq. A farne le spese saranno soprattutto i cristiani… La chiesa cattolica sta lavorando per aiutare la popolazione stremata ad Aleppo, Damasco e Homs. Io stesso, come presidente della Caritas siriana mi sono impegnato in prima persona insieme ad altre realtà umanitarie locali per attuare programmi di sostegno alimentare e sanitario alle famiglie”.

E nella lettera per l’imminente Quaresima Gregorios III, patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme, ha scritto ai suoi fedeli: “Nelle tragiche situazioni attuali dei nostri Paesi arabi, soprattutto in Siria, invitiamo i nostri sacerdoti e fedeli a fare di questo tempo di Quaresima un tempo di preghiera e d’intercessione, di penitenza per la pace, la solidarietà, l’unità e la concordia, per il dialogo e il rispetto tra tutti i cittadini”. Il patriarca greco-melchita ha invocato su tutti i Paesi arabi la protezione di Dio ed esorta sacerdoti e fedeli a impegnarsi per ‘riscoprire la gioia dell’esperienza cristiana’: “La nuova evangelizzazione è l’incoraggiamento di cui hanno bisogno le comunità stanche. La vita spirituale e il suo approfondimento sono mezzi efficaci per superare le malattie moderne. E’ importante educare le nuove generazioni al silenzio e alla calma, soprattutto nelle loro attività; è importante, anche, insistere sull’ascesi cristiana, sulla mistica e la mortificazione”.

Intanto nei giorni scorsi di nuovo padre Paolo dall’Oglio, gesuita italiano da più di trent’anni nel Paese, ha lanciato un appello al Vaticano, perché quello che sta avvenendo in Siria non divenga una guerra su larga scala, a sfondo confessionale, che può coinvolgere l’Iraq e il Libano: “Il territorio è ormai gestito da gruppi armati. E Per risolvere l’impasse militare bisogna affrontare quello politico. Bisogna lanciare proposte non violente  nel tema della sicurezza delle popolazioni. Solo così si riassorbe parte del discorso del potere costituito a Damasco e si apre quindi una via a un negoziato efficace”.  Il gesuita italiano ha proposto di far arrivare in Siria “migliaia, decine di migliaia, di accompagnatori della società civile globale, la cui presenza consentirebbe, ad esempio, alle persone in pericolo di essere accompagnate in sicurezza, di separare i quartieri in lotta fra loro, di permettere l’incolumità a chi manifesta in modo pacifico. Questo faciliterebbe l’avvio di un reale dialogo nazionale”.

Parallelamente il gesuita invoca l’intervento diretto del Vaticano: “La Santa Sede deve lanciare una missione diplomatica esplorativa non solo in Siria, ascoltando le autorità civili e quelle religiose cristiane, ma anche a Mosca, incontrando le autorità civili e religiose”. Nonostante gli appelli, i massacri continuano ed i cristiani siriani stanno scappando dalla città siriana di Homs, secondo il racconto di ‘Oeuvre d’Orient’, associazione francese che da oltre 150 anni mantiene vivo il legame di solidarietà tra i cattolici transalpini e i cristiani del Medio Oriente: la recrudescenza di quella ‘guerra civile’ avrebbe portato anche l’ultimo 30% di cristiani che ancora erano rimasti in città ad abbandonare il quartiere di Boustane al Diwane. La parrocchia greco-melchita di Nostra Signora della Pace è stata presa di mira, come pure le scuole dei greco ortodossi. Da Gerusalemme il patriarca Fouad Twal ha chiesto ai fedeli di tutte le parrocchie del Patriarcato di pregare per la pace in Siria.

Inoltre madre Agnès-Mariam de la Croix, una delle voci più significative della comunità cristiana siriana, ha denunciato le violenze degli islamisti che operano nelle forze dell’opposizione, aprendo comunque le porte del monastero alle famiglie senza tetto e bambini abbandonati, vittime degli scontri: “La realtà non è in bianco e nero come ce la raccontano. E’ complessa. Fino a ieri i cristiani non erano stati oggetto di una persecuzione ‘diretta’. I cristiani erano vittime delle violenze che colpivano tutta la popolazione. Ma oggi sembra che il dato stia cambiando. Come se la tendenza che covava stia diventando una consegna”.

Insomma si sta assistendo ad una paradossale situazione ‘irakena’ per i cristiani.

 

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