Bagnasco: diventiamo più pensosi circa la nostra finitezza
“Nel momento in cui l’intera Nazione fa pubblica memoria, e si stringe nella fede a quanti sono segnati dalla sciagura, non vogliamo dimenticare coloro che hanno fatto il proprio dovere in modo ammirevole per competenza e dedizione”. Il cardianle Angelo Bagnasco, presidente della CEI ha concluso con queste parole la celebrazione della messa che questa mattina è stata celebrata nella Basilica di Santa Maria degli Angeli in suffragio delle vittime del naufragio della Costa Concordia.E’ stato monsignor Crociata a celebrare la Messa per le vittime della Costa Concordia nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli questa mattina. Il mal tempo ha bloccato a Genova il presidente della CEI cardinale Angelo Bagnasco che è arrivato al momento della comunione.
Nei primi banchi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che al sua arrivo ha salutato ad uno ad uno i familiari delle vittime. Tra le autorità il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, il responsabile dello Sviluppo, Corrado Passera, il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, il sottosegretario De Mistura e il viceministro Martone . Presente anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e, tra i leader politici, Pierferdinando Casini. Assente, sempre perchè bloccato a Venezia per il mal tempo, il ministro dell’ ambiente Clini. La messa è stata trasmessa in diretta da Rai 1 come ogni domenica alle 11.00. Bagnasco ha ringraziato in primo luogo gli abitanti dell’Isola del Giglio. “A tutti – ha detto- l’Italia guarda con stima e gratitudine: in loro riconosciamo l’anima profonda del nostro popolo, ricco di intelligenza e di cuore, sempre capace di grandi cose senza perdersi d’animo. Che la luce del Signore aiuti a fare verità e giustizia, a sanare le ferite, a rafforzare la fiducia e – insieme – il coraggio per il futuro. E’ possibile e doveroso. “
Commentando il Vangelo proposto nelle letture di oggi il cardinale ha detto: “ Il mistero, e a volte il tormento che siamo, sospinge lo sguardo dell’umanità verso l’alto, si fa voce e – come il lebbroso del Vangelo – invoca la salvezza, e quella felicità che cerchiamo disperatamente senza riuscire a trovarla appieno e per sempre.” E ha concluso : “siamo qui per pregare per quanti sono segnati dalla sciagura; ma anche per riflettere e diventare più pensosi circa l’ umana condizione, la nostra finitezza, e così crescere nella sapienza del cuore e della vita.”