Un editore consultore. Don Giuseppe Costa al Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali
Esperienza internazionale, conoscenza del mondo del giornalismo, lavoro sul campo dell’editoria. E salesiano, come salesiani sono stati spesso i direttori della Libreria Editrice Vaticana. Don Giuseppe Costa, direttore della Lev, è stato nominato consultore del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Più che il suo ruolo in Vaticano, ha pesato la sua ultradecennale esperienza nel mondo dei media. “In tanti anni di accreditamento presso la Sala Stampa della Santa Sede, ho avuto modo di apprezzare il lavoro dei grandi vaticanisti. Quando la frequentavo io, in sala stampa passavano Benny Lai, Gianfranco Svidercoschi, Arcangelo Paglialunga. Erano quelli che avevano inventato un modo di raccontare il Vaticano”, racconta.
Dal 2007 don Giuseppe Costa è stato chiamato a dirigere la Libreria Editrice Vaticana. Editrice che – spiega don Costa – “ieri era una attività editoriale legata direttamente con la tipografia vaticana. Il rilancio dell’editrice è iniziato attorno al 1926, quando ci fu il congresso mondiale sulla stampa cattolica, e l’editrice ha vissuto la riorganizzazione che Pio XI ha dato a tutto il Vaticano, che fu il primo a far venire i salesiani in tipografia. La crescita dell’editrice è legata al cambio di sensibilità editoriale all’interno della Città del Vaticano. Non sempre il direttore è stato salesiano, ci sono stati anche i laici e un benedettino, il direttore aveva un incarico a metà tra tipografia, editrice e vendita”.
Oggi, invece, l’Editrice Vaticana firma centinaia di contratti con case editrici straniere, diffonde la parola del Papa. C’era bisogno di qualcuno che fosse in grado di sostenere il peso di una casa editrice con lo sguardo rivolto al mondo. Un direttore con “più grinta”. E Don Costa aveva tutte le carte in regola. A partire dai suoi studi.
“Quando mi laureai, i salesiani mi vollero mandare a fare un master in Publishing and Journalism negli Stati Uniti. Pensavano che fosse un corso che durava sei mesi. Non sapevano che i master americani duravano due anni”. Quando torna, don Giuseppe Costa sa l’inglese e ha esperienza internazionale. Ha alle spalle studi di teologia pastorale, ma anche di lettere.
Negli anni Settanta lavora come direttore del Centro Giovanile Salesiano di via Teatro Greco. Si occupa del Bollettino Salesiano, di cui diventa direttore. E poi va a presiedere la Sei, l’editrice della famiglia salesiana. Durante gli anni di direzione Costa, la Sei rilancia la collana di narrativa, e pubblica – tra gli altri – due romanzi coraggiosi del gesuita Gianni Giorgianni sull’esperienza dei preti operai: “Col cielo addosso” (1984) e “Il grido delle pietre” (1986). Il primo di questi viene selezionato per il Premio Campiello ed è finalista al premio Stresa. Negli anni alla Sei, Costa apre anche una collana di fotografia. E rilancia la collana scolastica, che pubblica testi di storia al primo posto tra le adozioni nei licei.
Quando nel 2007 viene chiamato alla Lev, Costa ha ormai una conoscenza diretta dell’editoria ampia e internazionale, e la insegna anche all’Università Salesiana (dove non ha mai smesso di insegnare ed è titolare di cattedra, per un curriculum che conta anche insegnamenti di giornalismo alla Luiss e alla Lumsa). “Il lavoro alla Libreria Editrice Vaticana – racconta – ha degli aspetti molto interessanti. Anzitutto il contatto con il mondo editoriale, anche in senso geografico, che dà una grandissima apertura e che fa uscire dall’ambito prettamente italiano e dal confine europeo. Tutti gli editori si può dire sono interessati a pubblicare qualcosa su dei documenti pontifici. Oltre agli editori ci sono anche le agenzie editoriali, il contatto con il mondo editoriale tout court. E questo è molto stimolante. Poi c’è la sorpresa di scoprire che al centro di questa dimensione e interesse internazionale c’è la Chiesa cattolica che va oltre le questioni, le querelle, che possono esserci in Italia. Un respiro più ampio ed aperto, l’interesse per la parola del Papa, e di questo Papa, che stimola alla riflessione, allo studio e alla conoscenza”.
L’Editrice Vaticana respira a pieni polmoni l’internazionalità, e comincia a macinare utili. Non c’è solo il lavoro sulle parole di Benedetto XVI (con la promozione di agili volumi che raccolgono in maniera tematica le catechesi del mercoledì: I padri della Chiesa, I dottori della Chiesa, I maestri francescani e domenicani), ma anche libri di arte, di storia, di documentazione (come Compagni di viaggio, di Angela Ambrogetti). E poi, ovviamente, le encicliche, i libri del Papa, la cura dell’opera omnia di Benedetto XVI, condita dalla volontà di diffondere il pensiero del Pontefice che lo ha portato a organizzare un ciclo di incontri nelle università italiane sul “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI.
Ciclo molto apprezzato da Benedetto XVI, come ha sottolineato Alfred Xuereb, segretario del Papa, all’inaugurazione di un bassorilievo di pietra maltese, che riproduce lo stemma di Benedetto XVI, donato dall’artista Charles Azzopardi, che ora campeggia nel centro della Libreria Editrice Vaticana-Lev “Benedetto XVI”.
Nel frattempo, Costa continua l’attività accademica, ed ha curato una raccolta di articoli su “Editoria, Media e Religione”. “L’idea di un testo dedicato al rapporto tra editoria, media e religione nasce da un’osservazione di base: la centralità che il problema religioso ha assunto nel dibattito culturale”.
Nella foto Don Giuseppe Costa e il Cardinale Raffaele Farina