Dopo la vergogna la guarigione: concluso il Simposio della Gregoriana sugli abusi sessuali del clero

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Dolore, commozione, mea culpa e iniziative perché non avvenga mai più. Tutto questo e molto altro ancora è stato il Simposio della Gregoriana “Verso la guarigione e il rinnovamento” che si è concluso giovedì 9 febbraio con la presentazione alla stampa del progetto del Centro di apprendimento a distanza con sede a Monaco di Baviera, il Centro per la protezione dei bambini dell’Istituto di psicologia della Pontificia Università Gregoriana che verrà diretto da Hubert Liebhardt, Professore invitato presso l’Università Gregoriana nonché Professore presso l’Università di Ulm.

Il centro dispone di finanziamenti che ne garantiscono l’operatività per tre anni, durante i quali promuoverà la diffusione di buone pratiche per la creazione di strutture locali, il cui compito sarà quello di introdurre solide procedure che permettano di intervenire con rapidità ed efficacia nei confronti di tutte le accuse di abuso. Un evento che si è svolto a porte chiuse, ma che grazie al web ha permesso a tutti di avere a disposizione le relazioni e le testimonianze principali. Non solo conferenze però. La Veglia Penitenziale presieduta la sera del 7 febbraio dal Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi nella chiesa di Sant’Ignazio è stata l’occasione per ripetere: “Di fronte al dramma degli abusi sessuali compiuti da cristiani su minori, specialmente da membri del clero, grande è la vergogna ed enorme è lo scandalo.”

Ma oltre il dolore c’è la voglia di cambiare, e di essere propositivi, di avere un atteggiamento proattivo, come è stato ripetuto più volte, anche per incidere nella società. “Con tristezza constatiamo fin troppo bene che l’abuso sessuale dei minori si trova in tutta la società moderna-ha detto il cardinale Oullet- Speriamo sinceramente che l’impegno della Chiesa per sconfiggere questo grande male possa favorire il rinnovamento anche nelle altre comunità e strutture della società, parimenti colpite da questa tragedia.” Tra le relazioni significativa quella del Promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, monsignor Charles Scicluna che ha ripercorso in chiave canonistica il concetto di giustizia basata sulla verità. Riprendendo alcuni testi di Giovanni Paolo II alla Rota Romana, Scicluna ha definito necessaria la presa di coscienza del problema e la assoluta necessità della collaborazione assoluta con la giustizia civile, ma anche il bisogno di una riscoperta del diritto canonico come mezzo pastorale.

Impegno, responsabilità e preparazione psicologica sono le chiavi per affrontare un problema che non è solo interno alla Chiesa cattolica, ma pervade la società. La Chiesa anzi deve diventare un esempio di come affrontare questo male sociale che ha colpito anche alcuni dei suoi membri, e deve riportare la fiducia nel cuore di chi l’ha persa per il peccato di un chierico, o per la paura di un vescovo che per non “infangare l’istituzione” ha distrutto la dignità delle vittime.

 

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