In Somalia carestia in diminuzione?

fame in Africa
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Per le Nazioni Unite non sussistono più le condizioni di carestia in Somalia, ma sottolineano che con la siccità che colpisce il Corno d’Africa la fame rimane una grave minaccia se non verranno prese misure immediate per ristabilire la sicurezza alimentare. Così ha annunciato l’ultimo rapporto della Fao, condotto dall’Unità di valutazione della sicurezza alimentare e della nutrizione della Fao e dal Sistema d’allerta rapida sulla carestia dell’Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale: il numero delle persone che necessitano di assistenza umanitaria d’emergenza è calato da 4 milioni a 2,3 milioni, il 31% della popolazione. Intanto la Caritas continua la raccolta dei fondi per sostenere le popolazioni del Corno d’Africa, che può essere effettuato attraverso: c/c postale n. 347013; Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113; UniCredit, via Taranto 49, Roma Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119; Banca Prossima, via Aurelia 796, Roma Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474; Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384, oppure CartaSi (VISA e MasterCard) telefonando al n. 06 66177001, in orario di ufficio.

Nonostante la situazione difficile, Caritas Somalia continua le sue operazioni nel Paese e nel campo di Dadaab, in Kenya, dove sono accolti centinaia di migliaia di rifugiati somali. Tra i partner di Caritas Somalia vi sono: Caritas Germania e Diakonia Germania (che gestiscono con partner locali alcuni progetti finanziati con il contributo di Diakonia Germany, Caritas Polonia, Caritas Slovenia, Caritas Slovacchia, Caritas Lussemburgo, Caritas Austria, Development & Peace/Canada e Cordaid), il Catholic Relief Service (CRS), Caritas Svizzera e Trocaire. Altri fondi sono inviati da Caritas Portogallo, Caritas Norvegia e Caritas Liechtenstein.

Anche il nuovo Direttore Generale della FAO Jose’ Graziano da Silva, dopo aver visitato il sud della Somalia, ha affermato che al culmine della crisi erano a rischio della vita più di 750.000 persone: “Le ragioni principali di questo miglioramento sono state l’arrivo delle piogge a lungo attese insieme alla massiccia distribuzione di fattori produttivi agricoli e alla grande risposta umanitaria degli ultimi sei mesi. Ma la crisi non è ancora terminata; si potrà risolverla solo se non verranno meno le piogge e continueranno gli interventi coordinati e di lungo periodo in grado di ricostituire la capacità della popolazione locale di rispondere alle emergenze, e si riuscirà a collegare le azioni di soccorso d’emergenza allo sviluppo duraturo. Non possiamo evitare i periodi di siccità ma possiamo prendere misure per evitare che si trasformino in periodi di carestia”.

Secondo il direttore dei programmi di Oxfam, Senait Gebregziabher, la Somalia “è ancora alle prese con la peggiore crisi umanitaria degli ultimi decenni. L’instabilità della regione impedisce l’arrivo di aiuti a decine di migliaia di persone e i risultati raggiunti finora potrebbero andare persi se il conflitto prosegue, se l’accesso diventa più complicato o se la comunità internazionale ridurrà gli aiuti. Il mondo non deve voltare le spalle alla Somalia solo perché le statistiche dicono che non c’è più carestia. Abbiamo il fondato timore che la situazione sarà di nuovo gravissima se la popolazione somala non potrà non potrà prendersi cura dei raccolti e del bestiame, se non avrà libero accesso all’acqua potabile e al cibo”.

Mentre l’ultimo Situational Report di Caritas Somalia segnala che sono 1.356.000 gli sfollati interni in Somalia, dei quali 500.000 vivono nel cosiddetto corridoio di Afgoye: “A causa delle restrizioni all’accesso alle agenzie umanitarie nel sud della Somalia, la grave crisi alimentare continuerà, nonostante una buona stagione delle piogge Deyr”, che coprono l’arco annuale da ottobre a novembre. Infatti mentre le piogge hanno migliorato la produzione di bestiame e il rendimento delle colture, la Somalia è ancora fortemente dipendente dagli aiuti umanitari, soprattutto per quel che concerne l’assistenza sanitaria, l’acqua e la nutrizione.

Il periodo di raccolta dei cereali ottenuti grazie alle piogge Deyr va da gennaio a marzo e si ritiene che le regioni di Bay e Lower Shabelle otterranno cereali sufficienti per sostenere le loro popolazioni fino all’inizio del raccolto Gu nel mese di luglio. Tuttavia le zone colpite dalle alluvioni, Gedo e Juba, avranno scorte molto limitate nei prossimi tre mesi.

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