Il Papa: riscoprire la correzione fraterna che non è recriminazione
Fede, speranza e carità, le tre virtù teologali sono il cuore del messaggio per la Quaresima di Benedetto XVI che sono alla base dell’ attenzione all’altro, della responsabilità dell’ altro. Benedetto XVI prende lo spunto da un passo della Lettera agli ebrei : “Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone.” Fare attenzione all’ altro, spiega il Papa, significa andare contro la opinione corrente: “l’indifferenza, il disinteresse, che nascono dall’egoismo, mascherato da una parvenza di rispetto per la «sfera privata»”. Il Signore chiede che ci si prenda cura l’uno dell’altro, anche nelle nuove povertà che nascono dalla solitudine. La generosità della gente non si spegne nonostante la crisi, ha ricordato il cardinale Robert Sarah presidente di Cor Usum che ha presentato il messaggio alla stampa. Ciò che provoca l’ ingiustizia, ha aggiunto il cardinale, è la mancanza di Dio e senza Dio il nostro futuro è in pericolo. La Chiesa deve andare nel mondo a dire che Dio c’è perché solo Dio può difendere l’uomo. Tema centrale quindi è la fraternità.“Se coltiviamo questo sguardo di fraternità, si legge nel testo del Papa, la solidarietà, la giustizia, così come la misericordia e la compassione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore.”
Uno dei pericoli della società contemporanea è aver smarrito il senso del bene e del male. Come comprendere che cosa è il bene dell’ altro? “Il bene è ciò che suscita, protegge e promuove la vita, la fraternità e la comunione- dice Benedetto XVI- La responsabilità verso il prossimo significa allora volere e fare il bene dell’altro, desiderando che anch’egli si apra alla logica del bene; interessarsi al fratello vuol dire aprire gli occhi sulle sue necessità.” Attenzione alla «anestesia spirituale» che rende ciechi alle sofferenze altrui. E il Papa si domanda: “Che cosa impedisce questo sguardo umano e amorevole verso il fratello? Sono spesso la ricchezza materiale e la sazietà, ma è anche l’anteporre a tutto i propri interessi e le proprie preoccupazioni. Mai dobbiamo essere incapaci di «avere misericordia» verso chi soffre; mai il nostro cuore deve essere talmente assorbito dalle nostre cose e dai nostri problemi da risultare sordo al grido del povero.” Prestare attenzione all’altro poi è anche “la premura per il suo bene spirituale.” Attenzione speciale alla vita sei sacramenti, della preghiera e il Papa ricorda la correzione fraterna in vista della salvezza eterna. “Oggi- dice- in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. Non così nella Chiesa dei primi tempi e nelle comunità veramente mature nella fede, in cui ci si prende a cuore non solo la salute corporale del fratello, ma anche quella della sua anima per il suo destino ultimo.”
La carità cristiana deve essere anche quella di non tacere di fronte al male. Il Papa non usa mezzi termini: “ Penso qui all’atteggiamento di quei cristiani che, per rispetto umano o per semplice comodità, si adeguano alla mentalità comune, piuttosto che mettere in guardia i propri fratelli dai modi di pensare e di agire che contraddicono la verità e non seguono la via del bene. Il rimprovero cristiano, però, non è mai animato da spirito di condanna o recrimina-zione; è mosso sempre dall’amore e dalla misericordia e sgorga da vera sollecitudine per il bene del fratello.” La correzione fraterna deve essere un modo per camminare insieme verso la santità: “E’ un grande servizio quindi aiutare e lasciarsi aiutare a leggere con verità se stessi, per migliorare la propria vita e camminare più rettamente nella via del Signore. C’è sempre bisogno di uno sguardo che ama e corregge, che conosce e riconosce, che discerne e perdona , come ha fatto e fa Dio con ciascuno di noi.” Attenzione quindi e reciprocità. “Una società come quella attuale- si legge nel messaggio- può diventare sorda sia alle sofferenze fisiche, sia alle esigenze spirituali e morali della vita. Non così deve essere nella comunità cristiana!” Ecco la specificità del cristiano:l’ Eucaristia. I cristiani “uniti a Cristo mediante l’Eucaristia, vivono in una comunione che li lega gli uni agli altri come membra di un solo corpo. Ciò significa che l’altro mi appartiene, la sua vita, la sua salvezza riguardano la mia vita e la mia salvezza.” Il Papa spiega il principio della comunione.
“La nostra esistenza è correlata con quella degli altri, sia nel bene che nel male; sia il peccato, sia le opere di amore hanno anche una dimensione sociale. Nella Chiesa, corpo mistico di Cristo, si verifica tale reciprocità: la comunità non cessa di fare penitenza e di invocare perdono per i peccati dei suoi figli, ma si rallegra anche di continuo e con giubilo per le testimonianze di virtù e di carità che in essa si dispiegano.” Attenzione, reciprocità e comunione portano il cristiano a “camminare insieme nella santità.” E il Papa conclude con una riflessione sul tempo “che ci è dato nella nostra vita” che è “prezioso per scoprire e compiere le opere di bene, nell’amore di Dio.” Il pericolo più grave è quello della “tiepidezza, del soffocare lo Spirito, del rifiuto di «trafficare i talenti» che ci sono donati per il bene nostro e altrui”. E del resto i maestri spirituali “ricordano che nella vita di fede chi non avanza retrocede.” L’invito è quello ad “una testimonianza rinnovata di amore e di fedeltà al Signore, tutti sentano l’urgenza di adoperarsi per gareggiare nella carità, nel servizio e nelle opere buone.”
Il Cardinale Sarah ha ricordato che anche in tempo di crisi sono sempre moltissime le offerte che arrivano a Cor Unum per le necessità dei paesi che sono stati colpiti da una calamità. Così addirittura dal Senegal sono arrivati soccorsi per il Corno d’ Africa. Sarah ha ricordato anche del viaggio in Giappone dopo lo Tsunami nel quale sono stati portati i fondi inviati dal Papa. Tra i diversi casi anche quello di una ragazza, non cristiana, tanto disperata da pensare di togliersi la vita, che ha ritrovato la forza di andare avanti dopo aver seguito la Messa celebrata dal cardinale. Eventi che fanno pensare che ogni cristiano deve assumersi la responsabilità del proprio prossimo.