Gesù nostro contemporaneo

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600 rappresentanti dalle diocesi, e più di 400 accrediti ‘on line’: questi sono i numeri, ancora parziali, dell’evento internazionale ‘Gesù nostro contemporaneo’, che si svolgerà a  Roma dal 9 al 11 febbraio a cura del Servizio nazionale per il Progetto culturale della Cei. Il convegno si aprirà giovedì 9 febbraio con l’introduzione del card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei. L’appuntamento si chiuderà sabato 11 febbraio con l’intervento del card. Camillo Ruini e potrà essere seguito anche un diretta su www.progettoculturale.it.

 

 

Dopo la relazione del card. Bagnasco si aprirà la prima sessione: ‘Accadde a Dio in Palestina’, con la relazione di Klaus Berger, un’intervista al card. Joseph Zen e gli incontri su Gesù e Gerusalemme (con Sandro Magister, David Rosen, Romano Penna, Paolo Mieli), le rappresentazioni del corpo di Gesù (con Eugenia Scabini, Alain Finkielkraut e il card. Gianfranco Ravasi). L’occasione dell’evento internazionale offre lo spunto per incrementare, nei percorsi formativi e nelle diverse proposte della comunità cristiana, la dimensione culturale della ‘questione di Gesù’. Molta attenzione, nei lavori di quest’anno, agli ‘altri punti di vita’, con la presenza di relatori non cattolici, ebraici, musulmani e ‘voci laiche’, tantochè il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato Cei per il progetto culturale, ha definito l’evento internazionale: “Una proposta audace, fatta in maniera rispettosa anche a coloro che credono diversamente”, ma anche “un messaggio forte alla società e a un mondo culturale che appaiono oppressi da tante altre preoccupazioni e tanti altri bisogni”.

Infatti il card. Camillo Ruini ha sottolineato: “Dire che Gesù è nostro contemporaneo non significa semplicemente rivendicarne l’attualità, ma dire molto di più, e cioè che Gesù è nostro contemporaneo proprio nella sua vicenda storica unica e irripetibile; non, quindi, semplicemente nel ricordo, o nel tentativo di modellare la nostra vita sulla sua, ma nella sua realtà. Questa è la posizione della fede, ed è su questo che vogliamo misurarci”. Due sono le scelte di fondo del convegno: analizzare la ‘figura storica’ di Gesù, che ‘ha acquistato spessore e completezza’, come è  dimostrata dalla svolta nella ricerca storica su Gesù che si è registrata negli ultimi dieci anni, ed evidenziare l’attualità di Gesù, che emerge da una storia efficiente, che ha effetti e tuttora agisce, che da Lui è arrivata fino a noi, nella paradossale forma della Croce e della Resurrezione.

Negli ultimi anni papa Benedetto XVI ha riproposto la ‘grande domanda’ su Gesù di Nazaret: che cosa egli ha portato veramente nel mondo, se non ha portato la pace, il benessere per tutti, un mondo migliore? La risposta è molto semplice: Dio, Gesù ‘ha portato Dio’, quel Dio che le genti avevano intravisto sotto molteplici ombre e che, grazie a lui, scopriamo così vicino da poterlo incontrare. In Gesù, attraverso la Chiesa famiglia dei suoi discepoli, questo Dio fa conoscere il suo volto ad ogni uomo, e proprio così ci indica la strada che come uomini dobbiamo prendere in questo mondo. La figura di Gesù è anche il punto in cui si rende manifesto quanto la ‘questione antropologica’ e la ‘questione di Dio’ si richiamino vicendevolmente. La vita, e in particolare la risurrezione, di Gesù Cristo pongono inesorabilmente alla ragione umana la domanda su Dio e sul suo intervento nella storia. Se infatti Cristo è soltanto un uomo, e soprattutto non è risorto, siamo costretti, alla fine, a ridurre la portata della sua vicenda, confinandola in un lontano passato.

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