Verso una riapertura dell’ambasciata d’Irlanda presso la Santa Sede?

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Può l’Irlanda riconsiderare la sua decisione di chiudere l’ambasciata presso la Santa Sede? Sì, secondo il Tanaiste (presidente) irlandese Eamon Gilmore. Ad una condizione però: che la Santa Sede sia più flessibile nell’accettare che l’ambasciata irlandese presso l’Italia e quella presso la Santa Sede abbiano la stessa sede. Gilmore ha citato “una certa flessibilità” da parte del Vaticano in proposito. Ma ad alcuni “insiders” sembra piuttosto un tentativo di mettere in imbarazzo la Segreteria di Stato.

L’intervento di Gilmore ha avuto luogo il giorno dopo l’arrivo di Charles Brown in Irlanda. Brown, americano di origini irlandesi, non viene dalla carriera diplomatica. Ha prestato fino ad ora servizio presso la Congregazione per la Dottrina della Fede. La sua nomina a nunzio in Irlanda è arrivata dopo una lunga riflessione da parte della Segreteria di Stato. Serviva un prelato di alto profilo, che sapesse gestire la crisi della Chiesa irlandese dovuta agli scandali degli abusi sessuali su minori da parte del clero, documentati da vari rapporti.

Alla necessità, si è aggiunta anche una scelta di indirizzo: Benedetto XVI vuole connotare sempre di più la diplomazia vaticana sulla base del diritto, come testimonia il fatto che abbia scelto un canonista – il cardinal Bertone – come Segretario di Stato. E Charles J. Brown arriva in Irlanda (presenterà le credenziali alla fine del mese) anche per risolvere la crisi degli abusi sulla via maestra indicata dal Papa nella lettera ai cattolici irlandesi del marzo 2010. “In particolare – scrisse il Papa – vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari”.

L’ultimo dei rapporti sugli abusi da parte del clero, il rapporto Cloyne, , era stato duramente commentato dal Primo Ministro Irlandese Enda Kenny –  cattolico e leader di un partito di centrodestra -, il quale aveva  attaccato duramente il Vaticano, accusandolo di non aver preso misure adeguate per fermare gli abusi sessuali dei preti cattolici sui minori. In occasione del dibattito sul rapporto, a luglio dello scorso anno, i ministri dell’Interno Alan Shatter e quello dell’Infanzia Frances Fitzgerald avevano proposto una legge che stabilisce l’obbligo di denuncia nei casi di abuso sessuale su minore e che quindi costringerebbe un sacerdote cattolico a violare il segreto confessionale nel caso in cui il penitente rivelasse un crimine di questo tipo. La tensione diplomatica fu altissima, il Vaticano chiamò il suo nunzio uscente in Italia per consultazioni, la Sala Stampa diramò una nota, e poi tutto sembrò chiarito. La tensione è rimasta sullo sfondo.

Per mesi, si è rimasti in attesa della nomina di un nuovo nunzio. E nel frattempo – ufficialmente per “ragioni economiche” – l’Irlanda ha chiuso la sua ambasciata residenziale presso la Santa Sede di Roma. Non significava rompere le relazioni diplomatiche. Semplicemente, l’Irlanda decideva di non avere più un ambasciatore presso la Santa Sede residente in Italia.

Ci sono due tipi di ambasciatori presso la Santa Sede: quelli che hanno le loro ambasciate a Roma e quelli che lavorano fuori dalle loro ambasciate in qualunque altra nazione, ma non a Roma. La Santa Sede non ha mai accettato di accreditare un ambasciatore che è già accreditato presso in Italia. Senza eccezioni.

In questo modo – sin dalla firma del Concordato del 1929 – il Vaticano ha difeso l’indipendenza del piccolo Stato di Città del Vaticano. Ci sono 77 nazioni che hanno due ambasciatori a Roma, uno presso l’Italia e uno presso la santa Sede, e questo è dovuto al desiderio della Santa Sede di essere anche fisicamente separata dallo Stato italiano. E per comprendere il senso della scelta, si deve guardare indietro, ai giorni della Prima Guerra Mondiale, quando i rapporti con Italia e Santa Sede erano tenuti da una sola ambasciata. Quando sia Austria che Germania, in guerra con l’Italia, ritirarono le loro rappresentanze diplomatiche, la Santa Sede si ritrovò senza interlocutori austriaci o tedeschi. E questo – come fecero notare i diplomatici vaticani – nonostante la Santa Sede non fosse in guerra con Austria e Germania. Lo era solo l’Italia.

Il nuovo nunzio in Irlanda è stato accolto il 31 gennaio dai prelati della Chiesa cattolica irlandese e da un alto rappresentante del governo del Paese. Il giorno dopo, i vertici del Fine Gael, il partito di che guida la coalizione di maggioranza in Irlanda, si sono incontrati per circa due ore, per discutere proprio della scelta del governo di chiudere l’ambasciata presso la Santa Sede a Roma. In molti hanno sperato che la decisione rientrasse. E Gilmore, in un incontro con i membri del Seanad Éireann (il Senato) ha parlato della “flessibilità” del Vaticano riguardo una possibile collocazione di entrambe le ambasciate (presso l’Italia e presso la Santa Sede) nella stessa sede. E’ un primo passo verso lo scongelamento dei rapporti o un primo passo verso la costituzione di un’unica ambasciata, che potrebbe creare un precedente?

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