Il Cadinale Sandri ad “Aiuto alla Chiesa che Soffre”: “Padre van Straaten illuminato pioniere della carità ecumenica”

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Santa messa nel ricordo del fondatore per “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, la Fondazione di diritto pontificio nata nel 1947 per opera di padre Werenfried van Straaten, che “si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione”, come spiegano gli stessi appartenenti.
“Come nell’esecuzione di una splendida armonia, sono diverse le voci che oggi risuonano nell’unico inno di lode: la recente elevazione a Fondazione di diritto Pontificio dell’Associazione Aiuto alla Chiesa che soffre, il sessantacinquesimo anniversario della sua istituzione, il nono anno dalla morte dell’illuminato pioniere della carità ecumenica, Padre Werenfried van Straaten”, ha detto alla Fondazione il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che ieri ha presieduto la celebrazione nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma.

“La carità – ha detto il cardinale – è questa inquietudine salvifica: essa ci mette in guardia per non sprecare il dono di Dio e ci stimola ad accoglierlo in profondità. E’ salvifica e benefica per noi, la carità, perché ‘è donando che si riceve’! La carità preoccupa ed inquieta, ma salva e ci colloca nel bene. La vostra Associazione è nata da questa inquietudine. Ed è senz’altro la carità che il Santo Padre col recente riconoscimento ha voluto indicarvi di nuovo come ragion d’essere per il presente e il futuro. Siate i testimoni e gli operatori della fame e sete di Cristo, che chiede di essere saziato e dissetato nei fratelli che soffrono”.

“Il nuovo Statuto di Fondazione Pontificia – ha proseguito Sandri -, colloca autorevolmente ciascuno di voi nel panorama della Chiesa Cattolica, in comunione ed in obbedienza ancora più stretta al Successore di Pietro”. Tuttavia, “l’Associazione, con gli studenti borsisti che ne ricevono l’aiuto, deve vivere la sua vocazione mettendola a servizio della Nuova Evangelizzazione, mediante la carità e senza smarrire quella prima forma di carità che è l’annuncio della salvezza in Cristo Gesù”.

“I cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II – ha proseguito -, al quale padre Van Straaten partecipò come consultore e il prossimo Anno della Fede ci vedano solerti animatori e testimoni. In particolare continuando a lottare per l’affermazione della libertà religiosa, come è descritta nella Dichiarazione Conciliare Dignitatis Humanae, la cui violazione nel mondo è invece sotto i nostri occhi, portando con sé la sofferenza e spesso il martirio di tanti nostri fratelli e sorelle”.

ACS, secondo i dati ufficiali diffusi dalla Fondazione, nel 2010 ha raccolto oltre 65 milioni di dollari nei 17 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 5.500 progetti in 153 nazioni. “Sono lieto di assicurarvi oggi la gratitudine della Congregazione per le Chiese Orientali per quanto il vostro fondatore e l’associazione hanno finora compiuto e compiranno per i fratelli e le sorelle d’Oriente, cominciando dalla Terra Santa – ha ribadito il cardinale prefetto -. In questi lunghi anni di collaborazione abbiamo tessuto insieme il prezioso velo della pace e dell’unità in seno alla Chiesa cattolica e tra i cristiani, a sostegno della libertà, religiosa, culturale e sociale per tutti i sofferenti indistintamente”.

Prima della Messa il presidente, monsignor Sante Babolin, e il direttore di ACS-Italia, Massimo Ilardo, hanno moderato un breve incontro sulla storia e la missione dell’Opera. Monsignor Babolin ha raccontato «la fede impressionante e carismatica di Padre Werenfried» e fatto notare come, fondando ACS, il monaco premonstratense olandese abbia realizzato un sogno di Pio XII. «E’ lo stesso Benedetto XVI a scriverlo nel chirografo in latino che eleva ACS a Fondazione pontificia».
Il sacerdote iracheno e borsista ACS padre Rayan Paulos Atto – dal 2007 al 2011 parroco nell’Arcidiocesi di Erbil dei Caldei – ha poi ricordato alcuni martiri della fede uccisi nel suo Paese: padre Ragheed Ganni – che è stato uno dei borsisti di ACS -, monsignor Paulos Rahho, padre Amer Iskander. «Ovunque ci siano ancora cristiani in Iraq – ha detto padre Atto – le tragedie continuano».
Don Victorien Kpoda, sacerdote del Burkina Faso, ha infine raccontato la sua personale esperienza di predicatore di ACS. Ogni fine settimana la Fondazione organizza delle giornate di sensibilizzazione in diverse parrocchie d’Italia in cui alcuni sacerdoti testimoniano la Chiesa perseguitata. «La sofferenza dei miei fratelli nella fede allarma il mio cuore di cristiano e di pastore – ha detto don Victorien – ed è importante far conoscere ai fedeli a queste realtà di martirio, perché sappiano che la persecuzione esiste ancora».

 

 

Nella foto un momento della celebrazione. Fonte: ufficio stampa ACS

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