“La terra diventa cielo se viene fatta la volontà di Dio”. Il papa e “l’affidarsi alla Provvidenza”

“Nella preghiera dobbiamo essere capaci di portare davanti a Dio le nostre fatiche, la sofferenza di certe situazioni, di certe giornate, l’impegno quotidiano di seguirlo, di essere cristiani, e anche il peso del male che vediamo in noi e attorno a noi, perché Egli ci dia speranza, ci faccia sentire la sua vicinanza, ci doni un po’ di luce nel cammino della vita”. Così il papa all’udienza generale di oggi, nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Partendo dalla preghiera nell’Orto degli Ulivi, Benedetto XVI ha spiegato come in quei momenti in cui era “incombente il suo destino di morte” e “l’imminente dispersione dei discepoli”, Gesù, “pur giungendo ‘da solo’ nel punto in cui si fermerà a pregare, vuole che almeno tre discepoli rimangano non lontani, in una relazione più stretta con Lui. Si tratta – ha continuato – di una vicinanza spaziale, una richiesta di solidarietà nel momento in cui sente approssimarsi la morte, ma è soprattutto una vicinanza nella preghiera, per esprimere, in qualche modo, la sintonia con Lui, nel momento in cui si appresta a compiere fino in fondo la volontà del Padre, ed è un invito ad ogni discepolo a seguirlo nel cammino della Croce”.
“Le parole di Gesù ai tre discepoli che vuole vicini durante la preghiera al Getsemani – ha spiegato Benedetto XVI – rivelano come Egli provi paura e angoscia in quell’’Ora’, sperimenti l’ultima profonda solitudine proprio mentre il disegno di Dio si sta attuando. E in tale paura e angoscia di Gesù è ricapitolato tutto l’orrore dell’uomo davanti alla propria morte, la certezza della sua inesorabilità e la percezione del peso del male che lambisce la nostra vita”.
Inoltre, “Gesù ci dice che solo nel conformare la propria volontà a quella divina, l’essere umano arriva alla sua vera altezza, diventa ‘divino’; solo uscendo da sé, solo nel ‘sì’ a Dio, si realizza il desiderio di Adamo, di noi tutti, quello di essere completamente liberi. E’ ciò che Gesù compie al Getsemani: trasferendo la volontà umana nella volontà divina nasce il vero uomo, e noi siamo redenti”.
Ogni giorno, pregando il Padre Nostro, ha spiegato inoltre il papa, “riconosciamo che c’è una volontà di Dio con noi e per noi, una volontà di Dio sulla nostra vita, che deve diventare ogni giorno di più il riferimento del nostro volere e del nostro essere; riconosciamo poi che è nel ‘cielo’ dove si fa la volontà di Dio e che la ‘terra’ diventa ‘cielo’, luogo della presenza dell’amore, della bontà, della verità, della bellezza divina, solo se in essa viene fatta la volontà di Dio. Nella preghiera di Gesù al Padre, in quella notte terribile e stupenda del Getsemani, la ‘terra’ è diventata ‘cielo’; la ‘terra’ della sua volontà umana, scossa dalla paura e dall’angoscia, è stata assunta dalla sua volontà divina, così che la volontà di Dio si è compiuta sulla terra. E questo è importante anche nella nostra preghiera: dobbiamo imparare ad affidarci di più alla Provvidenza divina, chiedere a Dio la forza di uscire da noi stessi per rinnovargli il nostro ‘sì’, per ripetergli ‘sia fatta la tua volontà’, per conformare la nostra volontà alla sua. E’ una preghiera che dobbiamo fare quotidianamente, perché non sempre è facile affidarci alla volontà di Dio, ripetere il ‘sì’ di Gesù, il ‘sì’ di Maria”.
“Domandiamo al Signore – ha esortato quindi il papa – di essere capaci di vegliare con Lui in preghiera, di seguire la volontà di Dio ogni giorno anche se parla di Croce, di vivere un’intimità sempre più grande con il Signore, per portare in questa ‘terra’ un po’ del ‘cielo’ di Dio”.
Nei saluti nelle diverse lingue, inoltre, il papa ha ricordato “quanto sia importante educare le nuove generazioni agli autentici valori umani e spirituali della vita”. Rivolgendosi ai giovani presenti nell’AUla Nervi, Benedetto XVI ha preso spunto dalla figura di San Giovanni Bosco, la cui festa è stata celebrata ieri. Con “la particolare protezione del Santo della Gioventù” si potranno “trovare sempre – ha detto – educatori saggi e guide sicure”. “La vostra sofferenza – ha proseguito rivolgendosi poi agli ammalati – offerta con generosità al Signore, possa rendere fecondo l’impegno che la Chiesa dedica al mondo giovanile”. “Preparatevi ad essere i primi ed insostituibili educatori dei figli che il Signore vi donerà”, ha chiesto infine agli sposi novelli.
Alla Catechesi erano presenti una quarantina di vescovi “amici della Comunità di S. Egidio”, provenienti da vari Paesi dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia, accompagnati dallo storico assistente ecclesiastico della Comunità, monsignor Vincenzo Paglia, attuale vescovo di Terni. Il Papa ha voluto incoraggiarli ad “operare con entusiasmo al servizio del Vangelo, nonostante le difficoltà”. Proprio ieri Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare per il settore centro di Roma un sacerdote membro della Comunità, don Matteo Zuppi, molto popolare anche in Africa dove nel 1992 è stato protagonista della mediazione che ha portato agli accordi di pace in Mozambico.