Commemorazione dei defunti: mai perdere la memoria e la speranza

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Papa Francesco ha celebrato la commemorazione dei defunti al cimitero Laurentino di Roma ed ha deposto mazzi di rose bianche, nella prima fila e nella seconda fila delle tombe dei piccoli che non hanno potuto vedere la luce, sepolti nella terra, con piccole croci bianche adornate di girandole, peluche, orsacchiotti ed altri oggetti personali nel ‘Giardino degli Angeli’:

“Non è facile fare memoria. Tante volte siamo affaticati nel tornare indietro e pensare a cosa è successo nella mia vita, nella mia famiglia, nel mio popolo. Oggi è giorno di memoria che ci porta alle radici, alle mie radici, alle radici della mia famiglia, del mio popolo. Oggi è un giorno di speranza”.

Ed ha concluso l’omelia chiedendo a Dio di non far perdere mai la memoria: “Guardare sempre l’orizzonte e la speranza. E ci dia la grazia di capire quali sono le luci che ci accompagneranno sulla strada per non sbagliare, e così arrivare dove ci aspettano con tanto amore”.

Il ricordo dei defunti è un’azione necessaria anche per domandare giustizia, come ha sottolineato il card. Angelo Bagnasco, celebrando la messa nella parrocchia di san Bartolomeo della Certosa, nei pressi del ponte Morandi: “In questo giorno così caro per la Chiesa e per l’umanità, giorno in cui ripensiamo ai nostri defunti e per loro preghiamo, non volevo non essere qui, insieme a voi, per pregare con voi e per voi e con i sacerdoti che nei giorni della tragedia, e poi giorno per giorno, hanno partecipato al vostro dolore e a quello della città tutta. Una tragedia che ha ferito persone, famiglie, affetti e lavoro”.

L’arcivescovo ha ricordato il ‘coraggio’ dei genovesi davanti alla ‘tragedia’ improvvisa: “In quei giorni Genova ha mostrato la sua parte migliore, la capacità di umanità, la generosità, la dedizione, la forza, la tenacia, la compattezza. La vicinanza, a tutti i livelli, si è fatta visibile ed è stato un grande esempio per il mondo. La vicinanza deve essere, non solo una presenza di aiuti, ma un sostegno alla fiducia degli uni verso gli altri”.

Infine l’arcivescovo ha invitato tutti “a non cedere, a non arrendersi allo scoraggiamento ed allo sconforto, per alimentare lo sguardo sul futuro”.

A Torino mons. Cesare Nosiglia ha sottolineato la comunione con i Santi: “In ogni persona dunque c’è l’impronta di Dio che lo ama anche se la sua vita è lontana dalla sua legge, succube di molti vizi e dipendenze che conducono sulla via del peccato e di ogni male: anche lui è pur sempre amato dal Signore che ne inquieta il cuore perché cambi vita e ritrovi la gioia e la bellezza della onestà e
della santità.

Così vediamo Gesù che afferma: sono venuto non per chi si crede giusto e buono rispetto ad altri, ma per chi si riconosce peccatore. Credo che tanti nostri parenti e conoscenti che sono qui sepolti in questo cimitero sono santi nel cielo perché si sono sacrificati per la loro famiglia, hanno amato e sofferto e servito con amorevolezza e impegno sia familiare che sociale”.

Ed ha ricordato che il cimitero è un Camposanto: “Il cimitero è luogo di silenzio orante e di comunione. Per pregare nel cimitero bisogna sostare nel raccoglimento per ricordare e riascoltare quanto i nostri cari ci hanno lasciato in eredità di amore e di valori familiari, per questo non c’è bisogno di altro se non il silenzio per favorire questo atteggiamento interiore dell’anima…

Il cimitero può essere ancora uno dei pochi luoghi che aiuta a comprendere il senso vero della esistenza e del tempo che passa repentinamente, offre uno spazio di libertà che invita a riflettere e a riscoprire la profondità del nostro cuore, che ci permette di ricuperare speranza e coraggio in Colui che solo può colmarlo di vera gioia e serenità anche di fronte alla perdita di persone care: il Signore risorto che ha vinto per noi la morte e ci assicura che anche noi la vinceremo per sempre”.

Mentre l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha presieduto la celebrazione eucaristica nel Famedio del Monumentale: “La presenza dei cimiteri e del loro messaggio può aiutare la città a coltivare la saggezza. Molte cose che sembrano importanti, passano presto e non lasciano nulla; molte ambizioni, aspirazioni, presunzioni sono derise dalla morte, che sorprende, che interrompe, che stravolge.

Anche dalla morte che ritarda, che si fa aspettare troppo, che distrugge l’essere umano e mortifica la bellezza, l’efficienza, la lucidità nello spettacolo desolante della infermità e della vecchiaia”.

Ed ha concluso l’omelia affermando che i cimiteri tengono vivo il domandarsi quale sia senso della vita: “La presenza dei cimiteri tiene viva la domanda sul senso del tutto e invoca la risposta. Il Vangelo risponde con l’annuncio della speranza, con la promessa di un approdo che sconfigge la morte e fa risplendere la beatitudine.

Per questo la città laboriosa fino alla frenesia, creativa, intraprendente proiettata verso il futuro può riconoscere nei cimiteri, nella visita ai cimiteri, nella celebrazione della Messa nei cimiteri un invito a essere città saggia, paziente, capace di coltivare pensieri di modestia e di speranza e di resistere alla troppo facile tentazione dell’esasperata ricerca del successo precario, della ricchezza che il tempo consuma, della potenza con i piedi di argilla”.

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