Neocatecumenali: Messa al sabato sera, ecco cosa è permesso e cosa no
Dopo il decreto approvato nel gennaio 2012 dal Pontificio Consiglio per i Laici, sulla Santa Messa celebrata nelle comunità del Cammino neocatecumenale nulla è cambiato rispetto alla situazione definita dal testo dell’articolo 13 degli Statuti approvati nel lontano 2008. Nessuna novità, dunque, ma qualche problema ancora non è stato risolto.
LE REGOLE – “Nella celebrazione dell’Eucaristia nelle piccole comunità –si legge all’articolo 13 degli Statuti del Cammino – si seguono i libri liturgici approvati del Rito Romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede. Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto”. Da sottolineare che gli Statuti, laddove parlano di “concessioni esplicite della Santa Sede” (e sottolineiamo esplicite), rimandano in nota al discorso del papa del gennaio 2006 e alla lettera del dicembre 2005 della Congregazione per il Culto divino: per farla breve, per “concessioni esplicite” si devono intendere solamente la Comunione sotto le due specie ricevuta in piedi restando al proprio posto e il rito della pace subito dopo la Preghiera dei fedeli e prima dell’Offertorio (come accade del resto nel rito ambrosiano della diocesi di Milano). Stop. Basta. Tutto il resto deve – attenzione: non “può” ma “deve” – seguire i libri liturgici in uso nella Chiesa. Al riguardo, il Messale romano prevede la possibilità di far precedere le letture da delle brevi introduzioni, definite “monizioni”: tale previsione vale per qualunque messa (nelle nostre chiese non è la prassi più diffusa, ma succede) e dunque è consentito anche nel corso delle messe celebrate dalle comunità neocatecumenali. Purché, come recitano del resto gli Statuti del Cammino, si tratti di monizioni “brevi”. La pratica delle “risonanze”, invece, cioè i commenti spontanei alle letture che seguono la lettura del Vangelo e precedono la vera e propria omelia del sacerdote, non è citata in alcun luogo e non è prevista dai libri liturgici: nelle messe delle comunità è una consuetudine che non manca mai, ma stando alle carte è in pratica abusiva e dovrebbe essere evitata. Su questo il Cammino dovrebbe correggersi, come gioco forza è stato costretto a fare negli ultimi anni su molte altre questioni: la recita del Credo (che non sempre avveniva), l’Orate fratres, l’Agnus Dei, la Comunione in piedi e non da seduti. Ovviamente, non varrebbe neppure la pena di sottolinearlo, le Messe del sabato sera sono aperte a tutti i fedeli, non solo agli appartenenti alle singole comunità.
IL SABATO SERA SERVE AD UNIRE, NON A DIVIDERE – Ma oltre alle regole, c’è di più. C’è il senso stesso da dare alle celebrazioni eucaristiche celebrate nella comunità il sabato sera. E su questo, Benedetto XVI parla, ancora una volta, chiarissimo. Nel corso dell’udienza di venerdì 20 gennaio 2012 dice che il fatto che “i neocatecumenali possono celebrare l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi Vespri della domenica”, e comunque sempre “secondo le disposizioni del Vescovo diocesano”, è dovuto al fatto che si vuole raggiungere il “fine di favorire il riavvicinamento alla ricchezza della vita sacramentale da parte di persone che si sono allontanate dalla Chiesa, o non hanno ricevuto una formazione adeguata”. La celebrazione nelle piccole comunità – ribadisce il papa – è “regolata dai Libri liturgici, che vanno seguiti fedelmente, e con le particolarità approvate negli Statuti del Cammino” ed è concessa con queste modalità differenti perchè ha il fine di “aiutare quanti percorrono l’itinerario neocatecumenale a percepire la grazia dell’essere inseriti nel mistero salvifico di Cristo”. Insomma, la messa del sabato sera esiste perché c’è un fine esclusivamente pastorale e non le rende avulse dal resto della Chiesa. Infatti, dice il papa al Cammino, “la progressiva maturazione nella fede del singolo e della piccola comunità deve favorire il loro inserimento nella vita della grande comunità ecclesiale, che trova nella celebrazione liturgica della parrocchia, nella quale e per la quale si attua il Neocatecumenato, la sua forma ordinaria”. Come dire: la messa del sabato sera nella singola comunità è funzionale a facilitare l’inserimento del singolo nella vita della parrocchia. Non deve diventare un luogo a parte rispetto ad essa, non deve separare, non deve favorire la divisione all’interno della parrocchia, ma deve inglobare, coinvolgere, dare una prospettiva realmente ecclesiale. Questo è il fine della possibilità di celebrare in piccole comunità. Benedetto XVI indica insomma al Cammino che non si può fare della Messa un momento di separazione ma che l’obiettivo deve essere “l’inserimento del singolo nella vita della grande comunità ecclesiale”, ad iniziare dalla “celebrazione liturgica della parrocchia”. E precisa, il pontefice, a scanso di equivoci, che questa cosa deve avvenire non una volta che il singolo abbia terminato il pluridecennale percorso di formazione che è il Cammino, ma subito, immediatamente: “Ma anche durante il cammino – afferma infatti Benedetto XVI – è importante non separarsi dalla comunità parrocchiale, proprio nella celebrazione dell’Eucaristia che è il vero luogo dell’unità di tutti, dove il Signore ci abbraccia nei diversi stati della nostra maturità spirituale e ci unisce nell’unico pane che ci rende un unico corpo”.