La teologia dell’ uomo nuovo nelle omelie di Benedetto XVI
“Il Santo Padre- ha continuato il vescovo Dal Covolo – conclude questa Omelia Pasquale con un’invocazione commossa: Signore “discendi anche nelle notti e negli inferi di questo nostro tempo moderno, e prendi per mano coloro che aspettano!” Quelle mani sono il gesto di colui che rimane sempre con noi; ma, al tempo stesso, sono le mani di colui che ci fa salire fino alla mèta della speranza, là dove si manifesta senza veli la realtà vera”. E da questa realtà nasce l’uomo nuovo, quello che ha definitivamente sconfitto il male: perché l’amore è più forte della morte. “Nella fede – ha concluso il rettore- sappiamo che Gesù, benedicendo, tiene le sue mani stese su di noi. E’ questa la ragione permanente della gioia cristiana: il Suo amore infinito per noi”. E all’ incontro ha partecipato anche Lorenza Lei, direttore generale della Rai, che partendo dal suo attuale ruolo di dirigente, ha spiegato la facilità e la tentazione a chiudersi in un proprio piccolo recinto, di fronte alle tante difficoltà del mondo contemporaneo, dove tante illusioni sono cadute, e rinunciare quindi alla sfida di trovare nuove ragioni di solidarietà e di comunanza e, su queste, provare a costruire un giorno dopo l’altro il senso di una nuova appartenenza.
“La difficoltà dei tempi – ha spiegato la Lei- non devono rappresentare un ostacolo, ma un motivo in più che ci richiama e ci costringe a porci su quel crinale tra la notte e la luce, forti della potenza che la Pasqua annuncia. Cristo viene ad abbattere il confine tra la vita e la morte. E’ lui la forza profonda, Dio che non è lontano ma è qui, è l’amore che, riconoscendoci in Lui, opera attraverso di noi” Identità, interesse per l’altro, sincerità, coerenza: queste, secondo il direttore Rai, sono le parole chiave su cui si deve fondare oggi la comunicazione dell’uomo nuovo. “Io – ha concluso- penso che per chi, come me oggi, ha nella comunicazione la propria missione, aprire le porte a Cristo significhi innanzitutto imparare ad ascoltare.”
Mentre Alberto Siracusano, docente di psichiatria presso l’università di Roma Tor Vergata si è soffermato nel suo intervento sulle mani di Dio, che ci accompagnano e non ci lasciano mai cadere. “Le mani sono un aspetto metaforico fondamentale. Tutta la nostra vita può essere rappresentata in una mano. La mano del Signore è quella che, come dice il Santo Padre nella sua omelia, crea e ricrea l’essere umano”. E la serata è stata conclusa da monsignor Lorenzo Leuzzi direttore dell’ ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma che ha ricordato ai presenti il secondo appuntamento degli incontri teologici, il prossimo 26 gennaio, sul tema “La stabilità dell’uomo nel mondo globalizzato”.