Salesiani: presenza viva in Nigeria

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I Salesiani sono presenti in Nigeria, e si occupano soprattutto della formazione e dell’avviamento al lavoro dei giovani. In questi giorni anche i salesiani sono preoccupati per la situazione creatasi nel Paese, e tuttavia i rapporti di dialogo e rispetto costruiti finora con i membri di tutte le religioni permettono di guardare al futuro con fiducia: “il rapporto tra musulmani e salesiani è sempre stato cordiale e rispettoso. I musulmani apprezzano lo sforzo educativo dei salesiani, soprattutto nel campo dell’istruzione tecnica, e dell’avviamento al lavoro”.  La strategia educativa e pastorale salesiana in tutti i paesi della Visitatoria dell’Africa Occidentale Anglofona (AFW), alcuni dei quali a maggioranza musulmana, come la Sierra Leone, e altri con grandi comunità musulmane come il Ghana, la Liberia e, appunto, la Nigeria, si è sempre basata sul dialogo, la tolleranza, la collaborazione e il rispetto delle altre religioni.

 

 

Infatti nella Esortazione Apostolica ‘Africae Munus’, Benedetto XVI ha invitato tutti i membri della Chiesa a perseverare nel dialogo e nel rispetto verso l’Islam: “Nella sua opera sociale, la Chiesa non fa distinzione religiosa. Essa aiuta chi è nel bisogno, sia egli cristiano, musulmano o animista. Testimonia così l’amore di Dio, creatore di tutti, e incoraggia i seguaci delle altre religioni ad un atteggiamento rispettoso e ad una reciprocità nella stima. Esorto tutta la Chiesa a ricercare, mediante un dialogo paziente con i musulmani, il riconoscimento giuridico e pratico della libertà religiosa, così che in Africa ogni cittadino possa godere non soltanto del diritto ad una libera scelta della propria religione e all’esercizio del culto, ma anche del diritto alla libertà di coscienza. La libertà religiosa è la via della pace”.

Per capire meglio la situazione nigeriana abbiamo contattato il salesiano don Nicola Ciarapica, direttore della scuola tecnica professionale di Ondo, dove prevale la tribù Yoruba; i credenti sono 50% di religione mussulmana e 50% di religione cristiana, di cui solo il 5% è cattolica. Ci siamo fatti raccontare innanzitutto la situazione nigeriana: “La Nigeria sta passando momenti quanto mai incerti e difficili da gestire … Ci si aspetta qualsiasi cosa e soprattutto non c’è un punto di riferimento per la popolazione che purtroppo è lasciata a se stessa. Oltre all’attentato del 28 dicembre scorso per opera della setta Boko Aram, da lunedì 9 gennaio è iniziato uno sciopero del settore trasporti che ha coinvolto tutte le categorie di lavoratori. In Nigeria il 99%  del trasporto di merci e di persone avviene attraverso mezzi pubblici o privati e su strada.

Boko Aram agisce con l’unico scopo di destabilizzare la situazione politica della Nigeria per trasformare  la nazione in uno stato Islamico. Si sta diffondendo l’idea che non si possa cambiare nulla e quindi prevale nella maggioranza delle persone un atteggiamento di ‘lasciare stare le cose’ nella consapevolezza di non poter agire per modificare la situazione attuale. Chi è coinvolto senza volerlo in attentati o si ritrova a protestare, è cosciente che subirà le conseguenze e nessuno dei familiari lo potrà aiutare”.

Come vivono i cattolici dopo gli attacchi?
“I cristiani ed i cattolici soprattutto nel nord vivono in una situazione di paura ed estrema precarietà.  Il gruppo Boko Aram agisce per ora soprattutto nel Nord dove la maggioranza è di religione mussulmana. Nella zona del nord sono presenti a macchia di leopardo tribù minori (mai convertite all’Islam) e commercianti Igbo che in gran parte sono cristiani/cattolici. In queste domeniche molti cristiani non partecipano alle celebrazioni festive per paura di trovarsi coinvolti in attentati o aggressioni. Il presidente del CAN (The Christian Association of Nigeria cioè la Conferenza dei gruppi cristiani della Nigeria) ha fatto sapere che da ora in poi i cristiani provvederanno a difendersi da soli, dato che il governo non è in grado di farlo”.

Nelle vostre scuole accogliete tutti gli studenti: si riscontra qualche problema?
“In tutte le scuole salesiane vengono accolti studenti e anche insegnanti musulmani, che spesso sono innamorati del Sistema Preventivo di Don Bosco. Nelle scuole e negli oratori-centri giovanili le idee religiose non vengono mai imposte, si recitano le preghiere cristiane e musulmane in segno di rispetto e tolleranza, ed è facile trovare molti ragazzi e ragazze musulmane che apprezzano l’amorevolezza di Don Bosco. Quindi i giovani provenienti da famiglie cristiane, mussulmane e di religione tradizionale crescono insieme condividendo lo studio, il lavoro, il gioco e la preghiera. Qui ad Ondo siamo nella zona sud–ovest della Nigeria. Qui i mussulmani non sono la maggioranza: raggiungono il 50% e c’è sempre stato dialogo e collaborazione religiosa (anche perché spesso nella stessa famiglia ‘allargata’ possono coesistere membri appartenenti a diverse religioni). Per ora le scuole, dopo la pausa natalizia, sono chiuse in seguito allo sciopero nazionale”.

Il Papa nell’esortazione ‘Africae Munus’ ha invitato al dialogo con l’Islam. C’è possibilità?
Il dialogo, la stima e la collaborazione esistono nell’ambito dei rapporti quotidiani. La conoscenza, l’apertura e la conoscenza verso l’altro aumentano la ricchezza della persona e permettono l’abbattimento dei muri pregiudiziali.  Purtroppo è difficile, se non impossibile, il dialogo con le persone che sono guidate da ideologie politiche o da estremismi religiosi.  Il desiderio di comando e di potere, al di là di ogni diritto umano, si avvale dell’ignoranza della popolazione per opprimere e violentare non solo il corpo ma anche il pensiero delle persone inermi”.

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