Nigeria: continuano le violenze nei confronti dei cristiani

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Nonostante un tentativo di mediazione tra governo e sindacati avviato da senatori e deputati, le piazze di alcune delle principali città della Nigeria sono tornate a riempirsi per le proteste contro l’abolizione dei sussidi pubblici che tenevano bassi i prezzi della benzina. Secondo i quotidiani ‘This Day’ e ‘The Vanguard’, il presidente del Senato David Mark ha già avuto una serie di incontri con l’obiettivo di favorire un compromesso che preveda una riduzione dei prezzi del carburante (salito ad € 0,66 al litro in un Paese in cui si vive con meno di € 2 al giorno) senza però la completa reintroduzione dei sussidi.

 

 

Invece sta diventando sempre più tesa la situazione in altre regioni della Nigeria, in particolare nello Stato centrale di Niger e in quello settentrionale di Yobe a seguito delle violenze cominciate da Natale dal movimento nigeriano Boko Haram: ogni giorno che passa il numero delle vittime cresce a dismisura. L’espressione ‘Boko Haram’ nella cultura hausa (Nord della Nigeria) esprime la negatività del sistema educativo degli ex colonizzatori britannici: ‘Boko’ vuol dire ‘falso’ mentre ‘Haram’ in arabo significa ‘peccato’, con il tentativo di una islamizzazione della Nazione.

Secondo fonti dell’agenzia Fides, “il Boko Haram sta cambiando tattica per aggirare lo stato di emergenza. Stanno monitorando le aree in cui i cristiani si riuniscono, segnalano le case e cappelle cristiane e poi attaccano, casa per casa, durante la notte”. Però padre Timothy Lehane Barrett, Segretario Generale della ‘Pontificia Opera per la Propagazione della Fede’, ha usato parole di prudenza: “Il Boko Haram non rappresenta i musulmani nigeriani: ho visto molte manifestazione di dialogo e solidarietà interreligiosa, perché i musulmani vedono le buone opere compiute dai cristiani. Vogliamo dire ai cristiani nigeriani che non sono soli, che molte comunità nel mondo pregano per loro e sono loro vicini. So che i fedeli in Nigeria offrono a Dio la loro sofferenza e pregano per i cristiani perseguitati in tutto il mondo e anche per i loro nemici, cioè per quanti li attaccano e li uccidono”.

Secondo l’arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama, la doppia situazione verificatasi in Nigeria, al Nord la persecuzione della setta Boko Haram nei confronti dei cristiani ed al Sud le manifestazioni di rivolta per l’aumento della benzina, rischia di far precipitare il Paese in una possibile guerra che ci fu negli anni ’70 nel Biafra (1967-1970, provocando la morte di quasi un milione di persone, ndr): “La guerra del Biafra aveva radici etniche e politiche, gli attentati della Boko Haram implicano dimensioni etniche, sociali, politiche, religiose e pure criminali. Per questo la situazione attuale è più pericolosa di quella al tempo della guerra del Biafra. La dimensione religiosa attiene infatti all’intimità più profonda delle persone. Si rischia di fare appello agli istinti più irrazionali dell’uomo”.

Però da fonti locali sembrano che non ci sia un massiccio movimento di cristiani dal nord, a parte nelle aree dove molte persone sono state uccise, nelle quali la cadenza delle violenze è stata molta intensa. Anche i salesiani, la cui presenza è fondamentale nel campo educativo, sono molto preoccupati, ma continuano “a professare il medesimo impegno di sempre: servire i giovani e promuovere la loro crescita integrale, a prescindere dal credo religioso… Uno scontro religioso tra musulmani e cristiani in Nigeria, oggi, potrebbe spingere 160 milioni di persone in una guerra mortale, che potrebbe destabilizzare l’intera regione. Grazie a Dio, non c’è stata una rappresaglia da parte dei cattolici e dei cristiani in questi giorni. Al contrario, la risposta è consistita in ‘preghiere’ per le vittime e per i carnefici, mentre le autorità religiose e civili hanno condannato gli attentati senza mezzi termini”.

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