L’ Anno Giudiziario del Vaticano si apre con due novità

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Ogni anno alle 9.00 di un sabato all’inizio di gennaio i membri dei Tribunali dello Stato della Città del Vaticano si riuniscono nella Cappella del Governatorato, nel cuore dei Giardini Vaticani. Il Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, celebra la messa per l’ apertura dell’ Anno Giudiziario. Prima della benedizione si canta il Veni Creator Spiritus per invocare la illuminazione dello Spirito Santo su giudici e impiegati. Poi, quasi in processione, tutti verso la sede dei Tribunali, alle spalle della Basilica, per ascoltare il Promotore di Giustizia, l’avvocato Nicola Picardi, che racconta ad uno scelto pubblico vaticano e a qualche ospite italiano, come è andato l’ anno giudiziario del piccolo stato. Un rito che quest’anno aveva delle novità interessanti. A cominciare dal fatto che a presiedere il Governatorato c’è Giuseppe Bertello, che sarà cardinale il prossimo 18 febbraio, e come Segretario generale c’è Giuseppe Sciacca, da poco ordinato vescovo. Ma la novità più interessante la spiega Picardi fin dalle prime battute della sua relazione.

“ Con le recentissime normative di Benedetto XVI, sul contenzioso del pubblico impiego e sulla parziale revisione del diritto penale nei settori economico-finanziario e monetario lo Stato Vaticano, innanzitutto, si è andato progressivamente «autolimitando», sottoponendo, cioè, se stesso al proprio diritto ed oggi finisce così per trasformarsi da Stato apparato a Stato di diritto.” Un cambio epocale si potrebbe dire che non tutti, anche in Vaticano, hanno dimostrato di aver gradito, non tanto per i principi espressi, ma per modi e tempi. C’è poi ancora una novità che Picardi rileva. “La giurisdizione vaticana da giustizia di natura statuale finisce ormai per assumere funzioni di autorità giurisdizionale ultrastatuale. La stessa giurisdizione penale oggi non è più monopolio esclusivo del singolo Stato e marchio della sua sovranità. Il Tribunale Vaticano oggi estende la propria giurisdizione oltre lo Stato, nei confronti di soggetti ed enti che, di regola, sarebbero sottratti al diritto vaticano.” Insomma la legge anti riciclaggio va a toccare anche i soggetti regolati dal diritto canonico, che vengono ad essere sottoposti al diritto civile e penale dello Stato vaticano.

C’ è addirittura chi parla di “vulnus” nel diritto canonico. La Santa Sede non è lo Stato della Città del Vaticano e con il Motu proprio “ Per la prevenzione” il Tribunale ha esteso le sue competenze di fatto anche alla Santa Sede. Spiega Picardi: “Benedetto XVI -riprendendo il suo insegnamento sull’«etica dell’economia», già esposto sull’enciclica Caritas in Veritate del 2009- ha, operato un rinvio libero o mobile, stabilendo che la predetta legge, quale strumento per frenare l’«uso improprio del mercato e dell’economia» con il contrastare il riciclaggio ed il finanziamento del terrorismo, si applica (così come si applicheranno le sue future modificazioni) anche ai Dicasteri della Curia Romana ed a tutti gli Organismi ed Enti dipendenti della Santa Sede che svolgono professionalmente attività economico-finanziarie o monetarie, attività che sono elencate nell’art. 2 della legge (ivi compreso, quindi, anche l’Istituto per le Opere di Religione, lo IOR). Si tratta di soggetti che sono regolati dall’ordinamento canonico e, quindi, di regola sottratti al diritto vaticano, diritto si estende che ad essi solo in forza del rinvio mobile operato dal Motu proprio.”

Il Tribunale si estende oltre lo stato e ha rapporti diretti anche con la Banca Centrale Europea. Una evoluzione che sembra comunque in linea con il fatto che le legislazioni penali non sono più monopolio esclusivo dello Stato, come dimostrano i grandi tribunali penali internazionali temporanei e la Corte dell’ Aja.

Resta comunque il fatto che la Santa Sede non è uno stato e che le sua esigenze sono del tutto particolari anche in materia economica e finanziaria.

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