Family 2012: prima tappa alla Lateranense

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«Un’occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo familiare». Così scrisse Benedetto XVI alla diocesi ambrosiana e all’allora arcivescovo, cardinale Dionigi Tettamanzi, per annunciare che l’appuntamento delle famiglie cattoliche del mondo con il Successore di Pietro avrebbe avuto luogo a Milano, nel 2012, sul tema “La Famiglia: il lavoro e la festa”. Era il 2009, anno in cui migliaia di famiglie si raccolsero a Città del Messico celebrando insieme al Pontefice la famiglia, intesa – così recitava il tema dell’evento – come una vera e propria forza «formatrice ai valori umani e cristiani». Dal 30 maggio al 3 giugno quelle e altre famiglie raggiungeranno Milano per animare, con il loro impegno e la loro testimonianza, il VII Incontro mondiale delle famiglie. Organizzata dal Pontificio consiglio della famiglia e dalla Chiesa di Milano, l’iniziativa seguirà la strada tracciata da Benedetto XVI che «con le sue indicazioni e con la felice scelta del titolo di questa edizione dell’Incontro “La famiglia: il lavoro e la festa”, conduce chiaramente ad assumere il vissuto quotidiano della famiglia per cogliere – nella reale, concreta e a volte ruvida ordinarietà dell’esistenza – l’esperienza del lavoro e della festa non solo come momenti a volte negativi, di fatica e prova ma soprattutto come insostituibili occasioni generative, di forza, crescita e testimonianza per la famiglia stessa».

Lo ha affermato don Davide Milani, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi milanese e coordinatore della comunicazione dell’evento ottimamente presentato attraverso il sito www.family2012.com. Lo ha fatto l’11 gennaio nell’ambito di un convegno che può essere considerato come la prima tappa di avvicinamento all’evento e che si è svolto nella cornice dell’Auditorium Giovanni Paolo II presso la Pontificia Università Lateranense. Intitolato “Quale famiglia per quale società”, il simposio è stato promosso da due pontifici istituti: il Pastorale Redemtpor hominis dell’ateneo del Laterano e il Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia. Sono stati proprio il Rettore della Lateranense, il vescovo Enrico dal Covolo e il preside del Giovanni Paolo II a proferire i saluti. Dal Covolo ha evidenziato come il convegno abbia inteso riflettere, tra l’altro, su come il sistema dei media orienti sempre più le relazioni familiari, rimodulandone i tempi, gli spazi e i ruoli, e determinando altresì nuove sfide, alla luce dell’emergenza educativa attuale. La narrazione cinematografica e televisiva, come ogni narrazione – ha aggiunto il presule – riesce a toccare immediatamente le corde dell’affettività, e si offre come “specchio” efficace, dove si possono identificare e riconoscere le dinamiche relazionali, vissute nel ritmo dell’esistenza quotidiana tra lavoro e festa, tra impegno e affetto.

Gli ha fatto eco José Noriega Bastos, docente di Teologia morale presso l’Istituto Giovanni Paolo II, che ha affermato come il cinema può diventare un «grande educatore affettivo, se riesce a cogliere quello che di bello e vero c’è nei rapporti familiari. Per questo – ha concluso – abbiamo bisogno di film che, stimolando la nostra immaginazione, ci permettono di dare forma e concretizzare nella vita reale il nostro desiderio di felicità». Oltre a Noriega è intervenuta la pedagogista Chiara Palazzini che ha analizzato la famiglia nella contemporaneità insistendo sulla necessità di «una comunicazione profonda e un confronto aperto e accogliente tra tutti i suoi membri». La seconda parte della mattina, ha visto l’intervento e la testimonianza degli attori Cristiana Capotondi e Alessio Boni e del regista Guida Chiesa. Moderati dal preside del Redemptor hominis Dario Edoardo Viganò, i tre hanno offerto una loro personale riflessione sulla famiglia. Particolarmente significativo il contributo di Guida Chiesa che, attraverso la riscoperta della famiglia di Nazareth e in particolare della figura di Maria, ha mosso i primi passi per la realizzazione insieme alla moglie (la sceneggiatrice Nicoletta Micheli) della scrittura prima, e della lavorazione poi, di “Io sono con te”, film del 2010 che racconta la storia di Maria e della sua maternità, dal concepimento fino all’adolescenza di suo figlio.

Le conclusioni del convegno sono state affidate al presidente del Pontificio consiglio della famiglia, il cardinale Ennio Antonelli che, dopo aver introdotto quelle che ha definito «tre dimensioni costitutive della vita – la famiglia, il lavoro e la festa», attraverso un’efficace esegesi dei primi 11 capitoli della Genesi, non ha tralasciato una riflessione sulla relazione tra cinema e famiglia. «Il tema della famiglia – ha spiegato – è presente in molti film, ma c’è il rischio che i media la banalizzino». Per il porporato è necessario andare oltre, non rimanere in superficie e tenere desto il senso del Mistero. «Nella famiglia è fondamentale – ha concluso – il senso del rispetto, la profondità delle relazioni, il dialogo e la conoscenza reciproca».

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