Popoli e l’inchiesta sui cattolici tradizionalisti
Sabato 7 gennaio è stata diramata una nota della Congregazione della Dottrina della Fede che dà le istruzioni per l’uso dell’Anno della Fede proclamato da papa Benedetto XVI. Quaranta proposte, a livello di Chiesa universale, di Conferenze Episcopali e poi a livello di diocesi, parrocchie, comunità, associazioni, movimenti. Tutti sono chiamati a vivere l’anno della fede. E tutti sono chiamati a tornare a Dio. E tutti sono chiamati a conoscere e far conoscere la retta dottrina della Chiesa. Nella nota, inoltre, si forniscono altri consigli importanti quali approfondire la conoscenza del Concilio Vaticano II (è il cinquantenario dall’indizione), approfondire lo studio del catechismo, fare attenzione alle parole del Papa in catechesi, discorsi, omelie (e si capisce che tutte le parole del Papa saranno dedicate all’anno della Fede). Intanto nel numero di gennaio 2012 la rivista dei Gesuiti, ‘Popoli’ offre un reportage del rapportodei cattolici tradizionalisti ed il Concilio Vaticano II, che è considerato come il male assoluto per la Chiesa.
L’inchiesta del mensile gesuitico è aperta dall’analisi dello storico della Chiesa, Alberto Melloni, che esplora origini, strategie e obiettivi delle correnti fondamentaliste cattoliche: “Il tradizionalismo scismatico non ha come nemico un gruppo, una spiritualità, un’enciclica, un libro, una persona, ma niente di meno che un concilio, il Vaticano II… Il Vaticano II appartiene senza dubbio al novero dei grandi concili: e dunque è normale che a quasi mezzo secolo dalla sua apertura la sua ricezione sia ancora in corso, segnata da tensioni e vitalità che hanno richiesto tempo per esprimersi e hanno agito a livelli diversi…
È altrettanto normale che contro questo Concilio e la sua ricchezza teologica si mobilitino gruppi ‘reazionari’ in senso stretto: e che, per ragioni propagandistiche, siano costretti a ideologizzare la realtà. Devono dunque credere ideologicamente che il Vaticano II, al quale si deve la riapertura del contatto con la grande tradizione d’Oriente e della Chiesa del primo millennio, abbia dismesso una ‘tradizione’ che spesso non è che una serie di abitudini o costumanze. Oppure devono sostenere che il Vaticano II è un concilio ‘ammodernatore’ (‘modernista’ per i peggiori) che ha abbassato la qualità della disciplina del clero e del popolo per compiacere una cultura aliena come quella della società secolare, quando è ben chiaro che l’intenzione conciliare è quella di restituire al Vangelo l’eloquenza che esso aveva e non può non avere”.
Nel reportage c’è un interessante colloquio di Michele Ambrosini, collaboratore della rivista dei Gesuiti, con due giovani studenti all’Università ‘Cattolica’ di Milano: “All’Università Cattolica di Milano incontriamo due delle nostre guide nella galassia dei ‘cattolici integrali’, come preferiscono essere chiamati. Ci accolgono nella piccola stanza adibita a sede della loro associazione, in cui fanno bella mostra di sé una bandiera del Vaticano e un poster che ritrae gli zuavi dell’esercito pontificio, e ci spiegano le differenze tra ‘motupropristi’, ‘lefebvriani’ e ‘sedevacantisti’ (considerano che alcuni Papi contemporanei non sarebbero tali, perciò la sede pontificia sarebbe vacante, ndr)”. Nel colloquio emergono anche risvolti singolari: l’opposizione all’islam e all’immigrazione islamica, ad esempio, è forte ma non tanto quanto l’avversione verso Israele, tanto che l’Iran di Ahmadinejad è considerato un alleato affidabile:
“Inoltre molti aderenti a questi due gruppi, anche se ritengono l’espansione dell’islam una minaccia, rifiutano l’idea di una guerra culturale e religiosa tra Europa cristiana e mondo arabo musulmano, ritenendola funzionale solo al vero nemico: Israele”, come ha testimoniato Andrea, l’interlocutore universitario, autore di due libri sul sionismo: “La settimana scorsa ero in Iran, ospite del presidente Mahmoud Ahmadinejad per un convegno. Personalmente i miei rapporti con il governo iraniano e quello siriano di Bashar al Assad sono ottimi, abbiamo fedi religiose diverse ma molte idee in comune”.
Infine il reportage ospita un intervento del giornalista del quotidiano cattolico ‘La Croix’, Nicolas Senéze sulla situazione del movimento lefebvriano, partendo da un caso di cronaca: le proteste di alcuni gruppi francesi contro due spettacoli teatrali considerati blasfemi. Completa l’inchiesta un approfondimento sul nodo della liturgia e sulle contestazioni, di cui si dimostra l’infondatezza, rivolte dai tradizionalisti al rito introdotto dal Concilio Vaticano II.