Associazione Libera: la mafia colpisce un agricoltore su tre
Un agricoltore su 3 subisce infatti reati – oramai 100 al giorno in Italia – che vanno dal furto di attrezzatura e bestiame, all’usura, al racket, alle discariche abusive, al caporalato, alla macellazione clandestina: è la denuncia dell’associazione ‘Libera’ e della Cia (Confederazione italiana agricoltori), che hanno firmato a Roma un protocollo d’intesa per favorire la crescita dei giovani impegnati nella gestione agricola dei terreni confiscati alle mafie.
L’accordo prevede la fornitura, da parte della Cia, di consulenza assicurativa, fiscale e previdenziale alle cooperative e ai soci che hanno aderito al progetto ‘Libera terra’. Libera gestisce – attraverso cooperative che danno lavoro ai giovani e producono vino, olio, pasta, legumi, farina, ortaggi e conserve – in Sicilia 435 ettari di terreno, in Calabria 92 ettari, in Puglia 54, nel Lazio 10. Mentre in Campania, in provincia di Caserta, si stanno ponendo le basi per l’assegnazione di un terreno confiscato alla camorra e la nascita di una nuova cooperativa.
“L’agricoltura – ha detto Luigi Ciotti, presidente di Libera – è stata il primo settore infiltrato dalla mafia per i suoi affari. Con il tempo le mafie hanno esteso i propri interessi dal reato di abigeato, alla macellazione clandestina, dalle truffe sui fondi europei destinati all’agricoltura del mezzogiorno alla gestione dei mercati ortofrutticoli per un giro d’affari stimato dalla Confesercenti di oltre 7,5 miliardi di euro all’anno. I campi confiscati alle mafie e coltivati dalla cooperative legate a Libera si sono rivelati due volte fertili. Fertili in senso ‘agricolo’ perchè i mafiosi scelgono sempre terre pregiate e fertili perchè producono lavoro, dignità, speranza e futuro.
Le agromafie sono attivissime anche nei mercati ortofrutticoli del Nord Italia. A Milano nel maggio 2007 è stata scoperta la presenza di società controllate dalla ‘ndrangheta’. Inoltre, le cosche riescono ad intercettare i fonti europei destinati allo sviluppo agricolo del Mezzogiorno”.Un agricoltore su 3 subisce infatti reati – oramai 100 al giorno in Italia – che vanno dal furto di attrezzatura e bestiame, all’usura, al racket, alle discariche abusive, al caporalato, alla macellazione clandestina: è la denuncia dell’associazione ‘Libera’ e della Cia (Confederazione italiana agricoltori), che hanno firmato a Roma un protocollo d’intesa per favorire la crescita dei giovani impegnati nella gestione agricola dei terreni confiscati alle mafie.
L’accordo prevede la fornitura, da parte della Cia, di consulenza assicurativa, fiscale e previdenziale alle cooperative e ai soci che hanno aderito al progetto ‘Libera terra’. Libera gestisce – attraverso cooperative che danno lavoro ai giovani e producono vino, olio, pasta, legumi, farina, ortaggi e conserve – in Sicilia 435 ettari di terreno, in Calabria 92 ettari, in Puglia 54, nel Lazio 10. Mentre in Campania, in provincia di Caserta, si stanno ponendo le basi per l’assegnazione di un terreno confiscato alla camorra e la nascita di una nuova cooperativa.
“L’agricoltura – ha detto Luigi Ciotti, presidente di Libera – è stata il primo settore infiltrato dalla mafia per i suoi affari. Con il tempo le mafie hanno esteso i propri interessi dal reato di abigeato, alla macellazione clandestina, dalle truffe sui fondi europei destinati all’agricoltura del mezzogiorno alla gestione dei mercati ortofrutticoli per un giro d’affari stimato dalla Confesercenti di oltre 7,5 miliardi di euro all’anno. I campi confiscati alle mafie e coltivati dalla cooperative legate a Libera si sono rivelati due volte fertili. Fertili in senso ‘agricolo’ perchè i mafiosi scelgono sempre terre pregiate e fertili perchè producono lavoro, dignità, speranza e futuro.
Le agromafie sono attivissime anche nei mercati ortofrutticoli del Nord Italia. A Milano nel maggio 2007 è stata scoperta la presenza di società controllate dalla ‘ndrangheta’. Inoltre, le cosche riescono ad intercettare i fonti europei destinati allo sviluppo agricolo del Mezzogiorno”.