Dignità dell’uomo, educazione, libertà religiosa le chiavi della diplomazia. Parola di Benedetto XVI

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Talvolta, i cristiani “sono costretti ad abbandonare Paesi che essi hanno contribuito a edificare, a causa delle continue tensioni e di politiche che non di rado li relegano a spettatori secondari della vita nazionale. In altre parti del mondo si riscontrano politiche volte ad emarginare il ruolo della religione nella vita sociale, come se essa fosse causa di intolleranza, piuttosto che contributo apprezzabile nell’educazione al rispetto della dignità umana”. Benedetto XVI incontra il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, per il consueto discorso di inizio anno. È un corpo diplomatico più grande, arricchito dalla Malesia, e reso più forte dagli Accordi tra Chiesa e Azerbaigian, Montenegro e Mozambico, dall’apertura delle relazioni diplomatiche con l’Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico, dall’ingresso della Santa Sede nella Organizzazione Internazionale delle Migrazioni come Stato membro, e non come osservatore permanente. Di nuovo c’è la modalità delle relazioni diplomatiche, che Benedetto XVI vuole improntare sempre di più sul diritto internazionale.

 

 

 

 

La questione dela libertà religiosa è il centro di un discorso denso, che parte dalla crisi finanziaria, passa per la Primavera del Nordafrica e il vasto movimento “di rivendicazione di riforme e di partecipazione più attiva alla vita politica e sociale” mosso dai giovani, e arriva al tema del rispetto del creato, questione trasversale che necessita “un grande senso di solidarietà e responsabilità verso le generazioni presenti e per quelle future”.

Eppure, di fronte agli attentati contro le chiese cristiane in Nigeria, di fronte alle tensioni di Siria, e agli attentati in Iraq, di fronte alla necessità di una nuova via della pace tra Israele e Palestina (Benedetto XVI plaude alla mediazione giordana, da sempre partner affidabile della Santa Sede), una figura emerge come simbolo: quella di Shahbaz Bhatti, il ministro per le minoranze religiose pakistano “la cui infaticabile lotta per i diritti delle minoranze si è conclusa con una morte tragica. Non si tratta purtroppo di un caso isolato. In non pochi paesi i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e messi ai margini della vita pubblica”.

A questa marginalizzazione della religione, il Papa contrappone “la modifica legislativa grazie alla quale la personalità giuriica pubblica delle minoranze religiose è stata riconosciuta in Georgia”, e poi anche “la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo in favore della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche”.

La libertà religiosa viene da un efficace opera educativa, ed è a quella che è stato dedicato il Mesaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, Educare i giovani alla giustizia e alla pace. Nel messaggio non trovavano esplicito posto le rivendicazioni dei giovani della Primavera nordafricana, ma si parlava chiaramente dei luoghi dell’educazione, tra cui la famiglia, “fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”. Benedetto XVI chiede ai governi di “attuare politiche formative affinché l’educazione scolastica sia accessibile per tutti, e che, oltre a promuovere lo sviluppo cognitivo della persona, curi la crescita armonica della personalità, compresa l’apertura al trascendente”.

Ma prima ancora, si deve partire dall’uomo. E anche qui il Papa va in punta di diritto. Accoglie con soddisfazione “la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che vieta di brevettare i processi relativi alle cellule staminali embrionali umane, come pure la risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Coniglio d’Europa, che condanna la selezione prenatale in funzione del sesso”. Di più:”Guardando soprattutto al mondo occidentale – dice il Papa – sono convinto che si oppongano all’educazione dei giovani e di conseguenza al futuro dell’umanità le misure legislative che non solo permettono, ma talvolta addirittura favoriscono l’aborto, per motivi di convenienza o per ragioni mediche discutibile”.

E parlare dell’uomo significa parlare della sua apertura al trascendente, perché – e il Papa lo aveva detto nell’incontro con i leader religiosi ad Assisi lo scorso ottobre – “la religione non può essere usata come pretesto per accantonare le regole della giustizia e del diritto a vantaggio del bene che essa persegue”. D’altronde – ricorda il Papa – in Germania, nel suo Paese, la “visione cristiana dell’uomo èstata la vera forza ispiratrice”, e lo è stata anche “per i Padri fondatori dell’Europa unita”.

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