Il Fonte battesimale che si legge con l’ Apocalisse di san Giovanni

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Lo abbiamo visto ieri mentre il Papa battezzava 16 neonati nella Cappella Sistina. E’ il nuovo Fonte battesimale, realizzato per il Santo Padre Benedetto XVI, che si compone di tre elementi simbolici: l’albero di ulivo, sui cui rami sono distribuiti ventiquattro frutti; la pietra, dall’alveo del fiume Giordano, nella quale l’albero è radicato; il sole, sostenuto dalle fronde dell’albero, come il sovrano che siede in trono, sfera che aprendosi contiene l’acqua per il sacramento del Battesimo.

A curarne la simbologia è stato monsignor Salvatore Vitiello, teologo e officiale della Congregazione del Clero. “La chiave di lettura che si è voluta dare al Fonte battesimale- spiega Vitiello- è costituita dalla visione di Giovanni, riportata nel Libro dell’Apocalisse: «In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trovava l’albero della vita» (Ap 22,1-2).

L’albero – La simbologia dell’albero proviene dall’immaginario religioso-culturale mesopotamico, ereditato dallo stesso popolo di Israele. Vi sono sottintesi due significati: c’è una vita “trattenuta” e non “data pienamente”, e c’è chi cerca di “avere pienamente” la vita. Quella ricercata è “qualitativamente altra” rispetto alla mera vita biologica. L’immagine dell’albero è strettamente connessa alla persona del sovrano: segno della sovranità è il bastone – piccolo albero sradicato e “addomesticato” – e con il frutto di un albero – l’ulivo – si unge il capo del sovrano. Nella visione di Giovanni confluiscono nell’albero più realtà: il sovrano, «il trono di Dio e dell’Agnello» (Ap 22,3), e la nuova vita. L’albero della vita – prosegue la visione – «fa dodici frutti e […] porta il suo frutto ogni mese; e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni» (Ap 22,2). Nel Fonte, i frutti sono ventiquattro, a indicare i dodici mesi dell’anno, ripetuti due volte – quindi la sovrabbondanza che non viene mai meno –, ed il compimento della storia della Salvezza, dalla chiamata di Israele, diviso in dodici tribù, segnate sulle porte della Nuova Gerusalemme, fino ai dodici Apostoli, il cui nome è segnato sui basamenti, su cui poggiano le mura della Città. I Padri della Chiesa identificarono presto l’albero con la Croce e questa con il Crocifisso: Cristo Signore è lo stesso albero; il Corpo di Lui ne è il tronco, la Sua carne il legno, la Sua Vita la linfa che dà il frutto, e chi ne mangia vivrà in eterno. Alla descrizione dell’albero, inoltre, l’Autore sacro aveva premesso la visione del «fiume puro dell’acqua della vita, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello» (Ap 22,1).

Le acque di questo fiume sono le stesse che, nel Libro di Ezechiele, scaturivano dal lato Tempio e confluivano nel mare sanandone le acque. Giovanni le identifica, ora, con il torrente che sgorga dal costato trafitto di Cristo e sana l’umanità dai propri peccati. Il sole – Nella visione di Giovanni il sole è anch’esso simbolo della sovranità; infatti, scrive: «La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (Ap 21,23). Si afferma, così, come il vero sovrano sia Dio soltanto. Sull’albero della vita, cioè sul trono, siede l’Agnello immolato, Colui che è «Luce per illuminare le genti e Gloria del suo popolo» (Lc 2,32). Il Fonte, plasmato dalla visione giovannea, appare perciò come il Sole assiso fra le fronde. L’immersione nell’acqua si configura come l’immersione nel Sole, cioè in Dio. Dentro l’Eterno, il battezzato vede immergere la propria mortalità, per risorgere immortale, partecipe della divinità di Cristo (Cfr. 1Pt 1,4). La pietra posta a fondamento del Fonte rappresenta Colui che è il fondamento della Chiesa, «la pietra scartata dai costruttori [che] è divenuta pietra angolare» (Sal 118,22), perché «scelta e preziosa davanti a Dio» (1Pt 2,4). Nel fonte vengono divinamente forgiate le pietre vive per la costruzione dell’“Edificio spirituale”, del quale Dio stesso ha posto la prima pietra, il Suo Figlio Unigenito, Gesù di Nazaret, Signore e Cristo. Il Fonte si innalza, dunque, come Cristo e sta in piedi, ricco di tutta la simbologia della vita, della regalità e dell’eternità, che appartengono al Figlio di Dio fatto uomo, e che vengono promesse e partecipate, sacramentalmente, ai battezzati.”

 

Di grande interesse anche le note tecniche fornite dall’ architetto Alberto Cicerone. “I tre elementi presentati nella descrizione biblico-teologica (roccia, albero e sole)- dice- sono stati “composti” in un’armonia che ha voluto obbedire a precise proporzioni e relazioni numeriche. Influenzati dal genius locii e facendo riferimento ai parametri veterotestamentari indicanti le norme costruttive per il Tempio di Salomone, e non senza riferimento all’Arca dell’alleanza in esso custodita, si è assunto, come unità di misura generale del Fonte, il cubito sacro ebraico. Infatti, l’Opera ha un “catino” di 55cm di diametro (pari ad 1 cubito salomonico riconosciuto come un grado di meridiano), ed è alta, a catino chiuso, 2 cubiti e ½ (pari a 137,5cm), mentre a catino aperto è pari a 2 cubiti (110cm). La profondità e larghezza sono pure di 1cubito e ½. Quindi la larghezza, la profondità e l’altezza (1cubito e ½ – 1cubito e ½ – 2cubiti  ½) richiamano, in verticale, quelle che furono le esatte dimensione dell’Arca dell’alleanza del Tempio di Salomone. Il Fonte battesimale è stato così interamente progettato in obbedienza alle proporzioni determinate dalla sezione aurea (Φ = 1,618); in particolare nel rapporto di 55cm e 89cm che corrispondono al menzionato catino ed all’altezza del solo albero (89:55=1,618). L’Albero, le radici e le foglie sono stati realizzati secondo la tradizionale tecnica della fusione a cera persa, reinterpretata e utilizzata in modo innovativo; interamente in bronzo, brunito e lucidato, essi insistono su una pietra (roccia appenninica) sulla quale si è incastonata una pietra proveniente dal Sito del Fiume Giordano della Custodia di Terra Santa.La pietra a sua volta poggia su un basamento di bronzo fuso a terra, delle dimensioni auree di 70cm x 43,26cm (70:43,26=1,618).

Tra i rami dell’albero vi è il “sole che sorge”, rappresentato da una sfera finita in oro 24k, con una superficie perfettamente riflettente, divisibile in 2 semisfere, delle quali la superiore viene a costituire il copri-Fonte asportabile (da depositare nella Liturgia su apposito cuscino da 80cm di lato), mentre l’inferiore semisfera, fissata all’albero, rappresenta il vero e proprio catino battesimale la cui forma interna a conchiglia è immediatamente riconoscibile. Anche la valva della conchiglia del catino è stata realizzata artigianalmente in rame martellato e successivamente finito in oro 24k ed è suddivisa il 24 coste, 12 per lato rispetto alla costa centrale. In cima alla valva è stato apposto un bassorilievo argenteo dello stemma del Pontefice Regnante. L’intera Opera è custodita in uno “scrigno” appositamente realizzato, in legno e polimetilmetacrilato, che ne consente il sollevamento, l’agevole trasporto, la costante visione.”

Questo piccolo capolavoro d’arte e di teologia è stato donato al Papa dalla Fondazione Carisaq, la Cassa di Risparmio della Provincia de L’Aquila che è stata fondata nel  1859 e che da allora ha accompagnato lo sviluppo della provincia.

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