Montague Rhodes James e la difficile arte del racconto di fantasmi

Un distinto gentiluomo inglese, uno studioso di Cambridge, compra da un antiquario un’acquaforte, raffigurante una antica e solenne dimora inglese immersa nella campagna. Se la mette nello studio, poi va a pranzo con altri distinti gentiluomini. E quando torna scopre che c’è una figura, nel quadro, che non aveva notato. E con il passare delle ore, altre figure compaiono: insomma il quadro si anima interpreta una agghiacciante storia del passato. Un quadro animato da uno spirito di vendetta e di sangue. Il tutto descritto con stile elegante, pervaso da un sottile sense of humour tipicamente britannico, in una apparente normalità, quella appunto di un compassato e regolatissimo college, senza che vada perduta una sola briciola del l’autentico terrore che la vicenda ispira.
“L’acquaforte” è uno dei racconti più riusciti di Montague Rhodes James, un maestro nella difficile arte di scrivere racconti di fantasmi. M.R.James, nato nel 1862 e morto nel 1936, era stato professore e poi rettore del King’s College di Cambridge. Molto stimato e ammirato, con una sola, piccola “perversione”: amava raccontare storie di fantasmi. Si racconta che ne scrivesse una ogni anno in occasione del Natale e che poi la sottoponesse al giudizio degli amici, leggendola nelle serate di festa attorno al camino acceso. In ogni caso, ne scrisse una notevole quantità e diventò così uno dei maggiori scrittori inglesi di narrativa del fantastico. Ora la Newton Compton ha ripubblicato la raccolta completa dei suoi racconti (M.R.James “Tutti i racconti di fantasmi”) e questa è l’occasione per riscoprire questi piccoli, autentici capolavori. Anche chi non è particolarmente appassionato al genere potrà esserne catturato.
Queste pagine non creano il terrore a buon mercato, quello che si nutre di effettacci tipo splatter con teste staccate, ombre popolate di mostri sanguinolenti, psicopatici che perseguitano per decenni le stesse vittime, zombie assetati di carne umana, vampiri in preda ai turbamenti adolescenziali… Tutti ingredienti che piacciono molto e spopolano al cinema e nella para-letteratura di mezzo mondo. Ma per James la paura profonda scaturisce nel bel mezzo di una tranquilla passeggiata tra i campi, o in riva lamare, magari dopo una partita a golf; in mezzo ad una stanza del college, o in una chiesa di un paese ridente della Francia. Nel bel mezzo della vita quotidiana, nella prosaicità più totale. No ci sono notti buie e tempestose , se non qualche normale burrasca o temporale, ben poche nebbie livide o rovine di templi pagani in rovina, non ci sono case inquietanti e abbandonate o antiche tombe profanate. Tutto è normale, compassato, ordinato: in quest’ordine di cose e di fatti irrompe lo straordinario e lo sguardo si apre su un mondo “altro”, quello del soprannaturale, dell’ultraterreno, dell’oltretomba.
Lo scrittore era uno studioso e dunque l’universo che ricrea è popolato di libri, di rebus in greco o in latino, di riferimenti edotti , ma da tutti questi elementi scaturiscono fantasmi dolenti, o furenti, che devono espiare gravi colpe o chiedono vendetta per i torti subite. Le apparizioni non sono ectoplasmi tremolanti che ululano o sbattono porte e fracassano finestre. Si materializzano anche in pieno giorno, in fondo ad un giardino, o accanto ad una poltrona. Sono il segno tangibile di una vita oltre la vita, di cui non ci si può liberare. E si manifestano a professori, antiquari, studenti, rettori, tutti dotati di solidissimo buon senso e che, passato il primo attimo di paura, sono subito assaliti dal pungolo della curiosità. C’è spazio anche per affascinanti cacce al tesoro che si snodano lungo i secoli e persino per le scorribande del Maligno, che sceglie una bella città della Danimarca per irretire l’anima dannata di un vescovo, e manifestarsi in una tranquilla stanza d’albergo.