Il Papa: l’ Epifania, una Superova per i cercatori di verità

Prima erano venuti i pastori, anime semplici, per loro era facile andare al di là verso il Signore, ora vengano i sapienti del mondo , tutte le culture e tutti i popoli. Così il Papa questa mattina ha spiegato il significato della festa dell’ Epifania durante la celebrazione della Messa nella quale ha anche ordinato due vescovi, il nuovo nunzio in Irlanda Charles Brown e Marek Solczynski nunzio in Armenia. I Magi erano uomini di scienza, ma non solo perché volevano sapere molte cose ma perché volevano di più. “La grande stella, la vera Super nova che ci guida è Cristo stesso. Egli è, per così dire, l’esplosione dell’amore di Dio, che fa splendere sul mondo il grande fulgore del suo cuore. E possiamo aggiungere: i Magi d’Oriente di cui parla il Vangelo di oggi, così come generalmente i Santi, sono diventati a poco a poco loro stessi costellazioni di Dio, che ci indicano la strada”. Il papa ha invitato tutti a fare come i magi, che, vigili all’inquietudine, “volevano di più”, “inaugurano il cammino
dei popoli verso Cristo”. Sono per così dire, coloro che hanno inaugurato la strada verso la santità, che poi si è sviluppato nei secoli con “il contatto con la Parola di Dio”, che ha “provocato un’esplosione di luce, mediante la quale lo splendore di Dio illumina questo nostro mondo e ci indica la strada. I Santi sono stelle di Dio, dalle quali ci lasciamo guidare verso Colui al quale anela il nostro essere”. Rivolgendosi ai neo-ordinati vescovi il papa ha spiegato come anche “voi avete seguito la stella Gesù Cristo, quando avete detto il vostro ‘sì’ al sacerdozio e al ministero episcopale. E certamente hanno brillato per voi anche stelle minori, aiutandovi a non perdere la strada. Nelle Litanie dei Santi invochiamo tutte queste stelle di Dio, affinché brillino sempre di nuovo per voi e vi indichino la strada. Venendo ordinati Vescovi, siete chiamati ad essere voi stessi stelle di Dio per gli uomini, a guidarli sulla strada verso la vera Luce, verso Cristo”. Benedetto XVI spiega come dall’approccio a Gesù dei Magi si possono delineare alcuni tratti essenziali del ministero episcopale: “Anche il Vescovo deve essere un uomo dal cuore inquieto che non si accontenta delle cose abituali di questo mondo, ma segue l’inquietudine del cuore che lo spinge ad avvicinarsi interiormente sempre di più a Dio, a cercare il suo Volto, a conoscerLo sempre di più, per poterLo amare sempre di più”.
“Anche il Vescovo – continua il papa – deve essere un uomo dal cuore vigilante che percepisce il linguaggio sommesso di Dio e sa discernere il vero dall’apparente. Anche il Vescovo deve essere ricolmo del coraggio dell’umiltà, che non si interroga su che cosa dica di lui l’opinione dominante, bensì trae il suo criterio di misura dalla verità di Dio e per essa s’impegna”. Inoltre, “deve essere capace di precedere e di indicare la strada. Deve precedere seguendo Colui che ha preceduto tutti noi, perché è il vero Pastore, la vera stella della promessa: Gesù Cristo. E deve avere l’umiltà di chinarsi davanti a quel Dio che si è reso così concreto e così semplice da contraddire il nostro stolto orgoglio, che non vuole vedere Dio così vicino e così piccolo. Deve vivere l’adorazione del Figlio di Dio fattosi uomo, quell’adorazione che sempre di nuovo gli indica la strada”. Quasi un decalogo quello del papa, che aggiunge: “L’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, il precedere e dirigere, il custodire il sacro patrimonio della nostra fede, la misericordia e la carità verso i bisognosi e i poveri, in cui si rispecchia l’amore misericordioso di Dio per noi e, infine, la preghiera continua sono caratteristiche fondamentali del ministero episcopale”.
Tutto questo perché, ritornando all’approccio dei Magi, “Il nostro cuore è inquieto in relazione a Dio e rimane tale, anche se oggi, con ‘narcotici’ molto efficaci, si cerca di liberare l’uomo da questa inquietudine. Ma non soltanto – aggiunge il papa – noi esseri umani siamo inquieti in relazione a Dio. Il cuore di Dio è inquieto in relazione all’uomo. Dio attende noi. È in ricerca di noi. Anche Lui non è tranquillo, finché non ci abbia trovato. Il cuore di Dio è inquieto, e per questo si è incamminato verso di noi – verso Betlemme, verso il Calvario, da Gerusalemme alla Galilea e fino ai confini del mondo. Dio è inquieto verso di noi, è in ricerca di persone che si lasciano contagiare dalla sua inquietudine, dalla sua passione per noi. Persone che portano in sé la ricerca che è nel loro cuore e, al contempo, si lasciano toccare nel cuore dalla ricerca di Dio verso noi”. Ecco perché servono vescovi disposti ad “accogliere l’inquietudine di Dio verso l’uomo e portare Dio stesso agli uomini. E questo è il vostro compito sulle orme degli Apostoli – ammonisce il papa-lasciatevi colpire dall’inquietudine di Dio, affinché il desiderio di Dio verso l’uomo possa essere soddisfatto”.