Anglicani verso lo scisma? Il cardinale Dias: sarebbe una contro-testimonianza
Continua ad essere concreto il rischio di uno scisma in seno alla Comunione Anglicana. Ne sono consapevoli i 650 vescovi delegati della Conferenza di Lambeth, in corso a Canterbury fino al 31 luglio. Nodi del contendere: la volontà della Chiesa d’Inghilterra di ammettere all’episcopato le donne e la decisione delle chiese episcopaliane di Canada e Stati Uniti di ordinare vescovi dichiaratamente gay e di benedire le unioni omosessuali.
Alle giornate di confronto partecipano anche esponenti cattolici, come il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che ha tenuto una relazione. L’invito è stato quello di testimoniare ”la bellezza della fede cristiana senza vergogne o compromessi”, mettendo in guardia dalle divisioni, una vera e propria “contro-testimonianza” che danneggerebbe “seriamente l’immagine e l’impegno per diffondere il Vangelo”.
Con un monito duro: “Quando viviamo in maniera miope nel tempo fuggevole, dimentichi della nostra eredità passata e delle tradizioni apostoliche, possiamo davvero incorrere nell’Alzheimer spirituale”, mentre “quando ci comportiamo in maniera disordinata, scegliendo bizzarramente la nostra strada senza alcun coordinamento con il capo o gli altri membri della nostra comunita’, si puo’ avere un Parkinson spirituale”.
Il cardinale non ha toccato i temi che stanno spaccando gli anglicani, ma ha puntato il dito contro il contesto di “confusione morale”, “in cui i principi ed i valori cristiani, morali ed etici sono minacciati da più parti”. Per questo, è necessaria una nuova evangelizzazione, ha proseguito, “che deve avvenire non più solo nelle relazioni tra gli uomini o nella cura dei malati o nell’educazione, ma nei ”moderni areopaghi”: i mass media, il mondo della scienza e della tecnologia, delle comunicazioni politiche e sociali.
Tuttavia, è il monito, l’evangelizzazione “sarà possibile nella misura in cui vi sarà unità e coesione tra i membri della Chiesa, tra loro e i loro pastori, e, soprattutto, tra gli stessi pastori, sia all’interno delle loro comunità come con le altre Confessioni cristiane”. Del resto, ha concluso Dias, “quando si agisce in unità di intenti e di cuore, l’impegno missionario è rafforzato, ma quando la diversità degenera nella divisione, diventa una contro-testimonianza”.
L’appello del cardinale è arrivato a pochi giorni da quello del primate anglicano, Rowan Williams, che non nasconde la gravità del momento. “Siamo di fronte a una delle sfide più dure che abbia mai affrontato la famiglia anglicana nella sua storia, – ha detto – un punto di svolta in cui abbiamo bisogno di un rinnovamento e questo è il momento giusto per farlo”. Quanto alla fronda tradizionalista che ha boicottato la conferenza, riunendosi a Gerusalemme, Williams non ha usato mezzi termini: “E’ un grande dolore che tanti dei nostri fratelli e delle nostre sorelle di credo non abbiano potuto essere ora con noi”.
La foto: a destra, l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams (Foto Afp)