A Torino mons. Nosiglia invita all’attenzione alla persona
“Il dramma di Beauty ci rimanda a un mondo di valori fondamentali che non vanno dimenticati. Nel nostro mondo, che ci piace pensare civile e progredito, manca l’attenzione alla persona. Bisogna pensare prima alla persona che all’applicazione della legge. La legge non deve rendere schiavo, deve aiutare le persone nel cammino”:
così ha detto l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, che nel santuario della Consolata ha officiato i funerali di Beauty Balogun, la giovane nigeriana di 31 anni, morta il 23 marzo dopo il parto a seguito di un linfoma dopo essere stata respinta con il marito Destiny alla frontiera francese durante il tentativo di raggiungere la sorella, alla presenza dei rappresentanti della comunità nigeriana di Torino, i medici che si sono occupati della donna e del suo bambino e quelli che l’hanno soccorsa a Bardonecchia, l’assessore regionale, Monica Cerutti, e quello comunale, Sonia Schellino.
L’arcivescovo nell’omelia ha esordito citando le parole di san Giovanni, che invita a non lasciarsi turbare: “Sì, il nostro cuore è umanamente turbato di fronte alla sofferenza e alla morte che hanno colpito Beauty. In queste circostanze, ci accorgiamo quanto le parole di conforto, di solidarietà e di viva partecipazione che possiamo esprimere sono ben povera cosa di fronte al suo profondo dolore. Solo la preghiera e l’ascolto della Parola di Dio possono infondere consolazione e dare forza alla fede nella risurrezione del Signore”.
In questo periodo pasquale mons. Nosiglia ha sottolineato il valore della fede: “Gesù ci invita ad avere fede in Dio e fede anche in Lui, per poter sperare di vivere sempre con Lui dopo la morte, là dove ci ha preceduti, proprio per prepararci un posto accanto a sé. L’invito del Signore risuoni dunque dentro di noi come appello a trovare nella Parola di Dio le ragioni della speranza cristiana, che ci assicura che i nostri morti sono accanto al Signore risorto e partecipano alla sua gloria, come ci ha rivelato l’apostolo Paolo nella seconda lettura di questa Eucaristia”.
Di fronte alla sofferenza sono conforto le parole di Gesù che assicura l’unione con Dio: “Non è, questa, una convinzione che nasce da ragionamenti o desideri puramente umani e dunque debole e insicura, ma è una certezza vera e definitiva, perché fondata sulla fedeltà del Dio della vita, che in Cristo Gesù, morto e risorto, ci assicura la gloria eterna. La nostra preghiera è dunque carica di dolore e di tristezza, ma anche di profonda fede pasquale.
Niente infatti, né morte, né vita, né tribolazione o sofferenza, potranno mai separarci dall’amore di Dio, che viene donato in Cristo Gesù, nostro Salvatore… La via che il Signore ci indica è la stessa che Egli ha percorso: quella della donazione di sé fino al sacrificio della vita, quella dell’amore vissuto per i propri cari e nella comunità, a servizio dei più bisognosi. Chiunque spende la vita per Lui e per gli altri non la perde, ma l’acquista per la vita eterna”.
Inoltre ha sottolineato il valore del ‘sacrificio’ di Beauty: “Beauty ha sacrificato se stessa per donare la vita al suo bambino e questo è il sacrificio più grande che prova il suo amore: dice infatti il Signore che non c’è maggior amore di quello di chi dà la vita per il suo prossimo. Siamo certi che, nel disegno di Dio, ciò che appare per noi totalmente negativo, può diventare fonte di bene.
Come dalla morte di Cristo nasce la vita per tutti; dalla sua sofferenza nasce l’amore che salva; dall’abbandono nelle mani del Padre nasce la comunione e l’unità, così dall’intensa sofferenza e dalla morte di Beauty nasceranno frutti abbondanti per il suo bambino e suo marito”.
Il dramma di Beauty invita a riflettere sul valore della vita: “Il suo dramma ci richiama a un mondo di valori fondamentali che non possiamo e non vogliamo dimenticare: l’accoglienza della vita, l’accoglienza di chi bussa alla nostra porta in cerca di aiuto.
Purtroppo, nel nostro mondo, che ci piace pensare civile e progredito, quel che manca spesso è proprio l’attenzione ad ogni singola persona, alle sue concrete necessità, per cui va accolta e giudicata a partire da questo valore umano e civile, prima che dall’osservanza scrupolosa delle norme. Dice il Signore che il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato: significa che la legge è fatta per l’uomo e non l’uomo per la legge”.
Da qui l’arcivescovo ha chiesto un impegno della politica per salvare le vite: “La mancanza, poi, di una politica europea che assicuri una stretta collaborazione tra le nazioni confinanti e scelte conseguenti, per l’accoglienza e la libera circolazione degli immigrati e rifugiati, rendono ancora più dolorosa la loro sorte”. Ed infine ha rivolto un ringraziamento a chi si è prodigato per la vita del piccolo Israel:
“Ma la gara di prossimità e di affetto e anche di disponibilità concrete a rispondere alle necessità di Beauty e di Destiny e del loro bambino Israel, da parte delle Istituzioni, dell’ospedale Sant’Anna, della Diocesi, dell’Opera Barolo e di diverse realtà civili e religiose, di semplici cittadini e fedeli che hanno circondato questa famiglia, mi conforta: sono orgoglioso di Torino e della sua gente, perché hanno dimostrato quanto siano importanti e concrete l’umanità e la solidarietà civile, religiosa e sociale che li animano…
E che il piccolo e suo padre possano essere accolti come fratelli e come cittadini nella nostra comunità e abbiano tutto il sostegno necessario alla loro vita e al loro futuro”.