La Chiesa ha ricordato don Luigi Giussani
Il 22 febbraio è ricorso il 13^ anniversario della morte del Servo di Dio Don Luigi Giussani, fondatore del Movimento di Comunione e Liberazione: non solo, a febbraio la Fraternità di Comunione e Liberazione ha ricordato il 36^ riconoscimento pontificio (11 febbraio 1982). Per questo duplice motivo sono già state indette in Italia e nel mondo le Sante Messe di celebrazioni a suffragio nelle diocesi internazionali.
La fraternità di CL ha ricordato che mons. Giussani, morendo il 22 febbraio 2005, ha lasciato un’eredità importante a livello sociale, culturale, religioso e carismatico all’interno del Movimento ecclesiale di CL poi diffuso in tutti i principali Paesi del mondo. Dell’impegno del movimento con i giovani ha parlato don Julian Carrón (successore e attuale Presidente della Fraternità) durante l’udienza privata con papa Francesco, il 2 febbraio scorso:
“Ho potuto constatare quanto stia a cuore a papa Francesco ascoltare tutti i giovani, credenti e non credenti, indifferenti o in ricerca; per questo (mi ha detto) ha deciso di convocare a Roma ragazzi da tutto il mondo per un incontro prima della Domenica delle Palme, per rendersi conto di persona di tutte le loro domande, gli interessi, le obiezioni e le preoccupazioni che hanno.
Potete immaginare la mia gioia di poter condividere con lui il percorso che stiamo facendo con i giovani, nel tentativo di aiutarli a riguadagnare un’autentica affezione a sé e a scoprire come Cristo è presente ora: attraverso un incontro, come il Papa ci aveva detto il 7 marzo, con un fenomeno di umanità diversa, che suscita stupore e adesione. Che responsabilità mi sono sentito addosso per il compito storico che abbiamo!… Noi non desideriamo altro che seguirlo”.
Come ogni anno, la Fraternità di Comunione e Liberazione ha indicato l’intenzione di preghiera per accompagnare tutte le sacre celebrazioni a suffragio del Servo di Dio, don Luigi Giussani, che quest’anno è dedicata ai giovani: “Nell’anno del Sinodo dei Giovani chiediamo al Signore di vivere l’intensità di passione educativa per le nuove generazioni che sempre ha animato il pensiero e l’opera di don Giussani”.
A Milano mons. Mario Delpini ha affermato che l’irruzione di Dio nella vita è una sorpresa: “L’irrompere di Dio conosce strade plurali: ciascuno può raccontare la sua storia e offrire la sua testimonianza. Noi siamo raccolti questa sera per fare memoria e confessare la gratitudine per quella occasione di conversione, di risveglio, di vocazione a nuova consapevolezza che ha raggiunto molti grazie al ministero di don Giussani. Mons. Giussani che ha segnato con il suo carisma il vostro essere discepoli di Gesù, il vostro essere pietre vive nella santa Chiesa di Dio”.
Il rapporto con Dio implica il riconoscimento della fedeltà: “Voi siete stati educati a riconoscere nell’avvenimento dell’incontro con Cristo, la fonte inesauribile della pace, della letizia, della fecondità umana e di quella incrollabile tensione missionaria che Paolo descrive come ‘il farsi tutto per tutti, pur di conquistare qualcuno a Cristo’…
La fedeltà a questa storia, che è germinata nel cuore di un uomo, spalancato all’iniziativa di Dio, don Giussani, e che, con paziente tenacia e tenerezza ha trascinato tutti voi nella sequela obbediente al Mistero e ha strappato alla ‘seduzione della straniera’, cioè alla tentazione di adeguarsi alla mondanità.
E’ necessario vigilare perché l’ardore degli inizi, il contagio dello slancio e della gioia, la genialità dell’intraprendenza non si lascino stancare dalla storia, non si riducano a memoria autocelebrativa delle imprese compiute, non si vanifichino per sottrarsi alla fatica di raccogliere le sfide presenti, di riconoscere le inadeguatezze e gli errori commessi, di ricostruire percorsi promettenti per il bene di tutta la Chiesa e per una presenza significativa in quel presente in cui si rinnova l’alleanza che salva”.
A Perugia il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, ha sottolineato che mons. Giussani ha seguito le ‘orme’ del profeta Giona: “Don Luigi Giussani aveva ben compreso che ‘incontrare Cristo’ significa ‘seguire Cristo’, che questo incontro, come ebbe a dire il card. Ratzinger, è una strada, un cammino che attraversa anche la ‘valle oscura’, fatta di incomprensioni, calunnie e persecuzioni. Ma gli uomini di Dio non si fanno impaurire.
Essi sono disposti ad affrontare la grande città, con le sue perversioni, portando nel cuore quella forza che viene dallo Spirito del Signore. Quante persone, soprattutto quanti giovani, si sono lasciati avvicinare da don Giussani, e hanno cambiato vita; si sono lasciati toccare da quella parola che penetra nell’intimo del cuore e suscita sentimenti nuovi, apre orizzonti e fa nascere la voglia di stare con il Signore”.
E per quanto riguarda i giovani il card. Bassetti ha assegnato un compito alla Fraternità di CL: “Presentare Cristo ai giovani di oggi è il nostro compito. Vi invito dunque, in ogni ambito del vostro vivere, a farvi promotori di questo incontro, che faccia scoprire la bellezza del volto di Cristo, immagine in cui si rispecchia il volto di ogni uomo”.
Anche Bologna ha ricordato don Giussani con la messa celebrata da mons. Matteo Zuppi: “Questo anno sono quaranta anni dalla pubblicazione del rischio educativo. Giussani si poneva il problema del legame stretto tra la fede e le questioni della vita, voleva che l’educazione fosse una vera introduzione alla realtà e che questa potesse avvenire solo con adulti in grado di proporre qualcosa di significativo ai ragazzi, il rispetto della loro libertà, paragonando quanto viene proposto con le domande più vere del proprio cuore.
Per questo il rischio educativo significa l’apertura a tutte le dimensioni dell’umano, l’introduzione alla realtà totale, l’aiuto a sviluppare nella persona la sua capacità di conoscere. Diceva Giussani che ‘la persona ritrova se stessa in un incontro vivo’ quell’esperienza che lui visse con i ragazzi nel Berchet. Da professore diventò educatore, offrendo il metodo ‘per giudicare le cose’…
E davvero dovremmo chiederci se è possibile fare scuola senza ‘Il rischio educativo’? Nell’umano non c’è mai niente di automatico e ci chiede un dialogo vero, senza paure e senza diaframmi, proprio perché pieno di Gesù. Altrimenti non capiamo le tante domande di senso che pure sono nascoste, che ci vengono rivolte ed alle quali finiremmo per non rispondere come gli ingiusti del Vangelo, che non si rendono conto, forse presi a difendere le proprie ragioni.
Se ho incontrato Cristo non ho paura di incontrare l’uomo. Giussani vide come i ragazzi in realtà erano affamati di parole vere, desiderosi di acqua per spegnere la sete del cuore, che andavano nudi perché con tante parole spogliate di contenuto vero, prigionieri di luoghi comuni. E queste intuizioni indicano tante prospettive a chi ha a cuore oggi la vita delle persone, non accettando che istruire diventi alibi per non porsi il problema dell’educazione!”